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Trezzano: anche la Corte d’Appello da ragione alle 52 famiglie

(mi-lorenteggio.com) Trezzano sul Naviglio, 17 ottobre 2018 – Anche la Corte d’Appello con sentenza 4484 ha inflitto una pesante condanna al comune di Trezzano confermando, di fatto, il giudizio espresso in primo grado dal Giudice Petrucci.
Quindi tutto come previsto: decine di migliaia di euro spesi inutilmente per gli avvocati (intanto i soldi sono dei cittadini), ulteriore rinvio dei lavori da eseguire, strutture sempre più compromesse, costi che, inevitabilmente, lieviteranno e utilizzo per uso pubblico di Via Indipendenza e Largo Risorgimento che i giudici ritengono essere private; insomma chi più ne ha più ne metta. Tutto questo grazie al fatto che, invece di cercare di sanare la situazione effettuando i lavori imposti a suo tempo dal giudice e sottoscrivendo la convenzione che consentirebbe di trasformare da private a pubbliche la via Indipendenza e le piazzette di Largo Risorgimento ( non avendo rinnovato quella siglata negli anni “60 ora stanno usando le arterie calpestando le sentenze dei giudici), la giunta Bottero decise di inasprire il braccio di ferro dando vita ad un immediato ricorso in Appello senza neppure consultare i cittadini interessati.
E adesso che su questa vicenda hanno già impegnato molti più quattrini di quanti ne avrebbero spesi effettuando subito i lavori cosa faranno sindaco e assessori? Ricorreranno in Cassazione (sempre che sia possibile) utilizzando altre decine di migliaia di euro solo per gli avvocati? Consentiranno al tempo di peggiorare la già critica situazione provocata dalle infiltrazioni rischiando nuove denunce? Continueranno a rifiutarsi di sottoscrivere la convenzione con le centinaia di residenti che abitano in Via Indipendenza e Largo Risorgimento? A “Lor signori”, l’ardua sentenza.
Chi scrive può solo ricapitolare l’assurda telenovela che si sta protraendo da anni e che vede contrapporsi l’incapacità dei politici e delle imprese (la prima è addirittura fallita) e alcune centinaia di cittadini costretti a interessare la magistratura per salvaguardare le loro proprietà.
Tutto iniziò quando negli anni sessanta furono costruiti gli stabili di via Indipendenza e Largo Risorgimento. In quel periodo venne sottoscritta una convenzione tra Comune e privato che consentiva l’utilizzo pubblico della strada e delle piazzette di proprietà dei condomini; convenzione che prevedeva la scadenza nel 2004. Alfine di evitare l’abusivo transito dei veicoli sulle arterie private, nel 2005, la giunta Scundi, decise di avviare una serie di confronti con i residenti, allo scopo di legalizzare l’utilizzo pubblico della via Indipendenza e di Largo Risorgimento. La trattativa fu lunga e articolata e solo dopo qualche anno giunse alla conclusione con la sottoscrizione di una nuova convenzione che, tra l’altro, stabiliva le competenze economiche del risanamento dell’area. Da parte dei privati i lavori (oltre 120mila euro) procedettero e si conclusero regolarmente mentre gli interventi gestiti dal comune si rivelarono un vero e proprio disastro. Incontri, verifiche, nuovi lavori, soluzioni precarie, altri confronti, ulteriori interventi, gravi infiltrazioni d’acqua ed alla fine le 52 famiglie, esasperate, decisero di denunciare il comune.
Denuncia che nel mese di Agosto dello scorso anno si trasformò in una pesantissima sentenza di condanna del comune con una novità: la convenzione prodotta dai legali del comune risultava sottoscritta solo dalle parti private in quanto il sindaco o un suo delegato si dimenticarono di firmarla. Quindi oltre alla pesante condanna con la quale imponeva l’effettuazione di nuovi lavori, il giudice, a proposito della mancanza di una convenzione, sentenziò anche che: ”Il comune ha agito senza alcun potere negoziale ne tantomeno autoritativo che potesse legittimare l’invasione dell’altrui sfera giuridica”.
Invasione (25.000 vetture al dì) che a distanza di 14 mesi dalla sentenza, continua ad avvenire senza quell’atto che la “possa legittimare” perché la giunta Bottero se ne è ben guardata dal firmarlo.
Ora siamo di fronte ad una seconda condanna che costerà ai cittadini quasi 100.000 euro. Un importo che aggiunto a quello speso per la causa persa in primo grado supererà i 150.000 euro. Non solo, ma per inguaiare ulteriormente la giunta potrebbero anche aggiungersi problemi giudiziari e tecnici sull’uso improprio della strada; insomma una vera e propria calamità gestionale.

Giorgio Villani

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