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Milano rende omaggio all’uomo Toscanini

Milano 2ì05 maggio 2007 – Dopo l’artista, l’uomo. Concerti, mostre, conferenze, sono state tenute e sono ancora in programma un po’ ovunque in giro per l’Italia per illustrare il genio musicale di Arturo Toscanini in questo anno del cinquantenario della sua scomparsa. Ora, a Milano, si cerca di investigare sull’uomo. La casa Editrice cattolica Ancora, ha organizzato per mercoledì 16 maggio, alle ore 18.30, presso il Mondadori Multicenter in Piazza Duomo, un incontro-dibattito sulla “persona” Arturo Toscanini, con lo scopo di evidenziare le qualità umane che hanno fatto di questo artista italiano non solo uno dei più celebri direttori d’orchestra di tutti i tempi, ma anche un raro esempio di virtù civili.

L’occasione del dibattito è la presentazione del libro “Toscanini, dolce tiranno” del giornalista Renzo Allegri, pubblicato dall’Ancora. Libro che ha come sottotitolo “La vita, l’arte, la fede nel racconto delle figlie e degli amici”. A parlare del maestro, oltre all’autore del libro, anche un celebre teologo e musicista, monsignor Pier Angelo Sequeri, docente ordinario di teologia fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e docente di estetica teologica presso il Dipartimento di Arte Sacra Contemporanea, all’Accademia di Brera.

<<Studiando la biografia di Toscanini si resta molto colpiti da certi suoi atteggiamenti di etica civile che furono eccelsi e costanti per tutto il corso della sua esistenza>>, dice Renzo Allegri, autore del volume. <<Il grande direttore d’orchestra fu sempre un accanito difensore della libertà e dei diritti umani, e un implacabile avversario di ogni dittatura. Incurante dei danni che avrebbe avuto la sua carriera, si schierò apertamente e fortemente contro il fascismo, contro il nazismo, contro il razzismo. Nel 1936, quando gli ebrei erano colpiti dalle leggi razziali naziste, accettò volentieri di dirigere a Tel Aviv il concerto inaugurale della Palestine Symphony Orchestra, un nuovo complesso costituito da artisti ebrei in fuga dall’Europa dove erano perseguitati. E non volle essere pagato, non accettò neppure un rimborso spese per il viaggio. E non si limitò a dirigere il concerto inaugurale di quella nuova orchestra, ma, cancellando impegni già presi da tempo, si fermò in Palestina diversi giorni, tenendo altri concerti in varie città, andando, insieme alla moglie, a visitare i luoghi sacri biblici ma fermandosi anche nei più piccoli centri agricoli, fraternizzando con la gente, pranzando con loro e dando, con questo suo comportamento, uno straordinario esempio al mondo intero di civile convivenza e altissimo sentire umano. Perfino Albert Einstein, commosso, gli scrisse una lettera.

<<Due anni dopo, quando ormai tutti i teatri europei, dove era solito lavorare, erano caduti in mano al Fascismo e al nazismo, se ne andò in esilio volontario in America. Ma non volle mai essere celebrato per queste sue prese di posizione. Nel 1945, al termine della guerra, chiamato dal sindaco di Milano perché tutti in Italia lo acclamavano “eroe antifascista”, rifiutò di tornare. “Sono un artista”, disse “tornerò in patria solo per fare musica”. Nel 1949, il presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, lo nominò senatore a vita, per i suoi meriti artistici e civili, ma Toscanini rifiutò.

<<Grandissimo e assolutamente disinteressato fu il suo amore per il Teatro alla Scala di Milano. Nel 1920, quando la Scala era chiusa per gravi difficoltà economiche, vendette la propria casa per finanziarne la rinascita. Ma non volle si sapesse. Nel foyer della Scala c’è una lapide che ricorda l’offerta di 100.000 lire fatta da un “NN”. Quel’NN era Arturo Toscanini. Dal 1920 al 1930 fu direttore artistico della Scala e la fece diventare il tempio della lirica più prestigioso. Riceveva dal teatro uno stipendio modesto e, ogni mese, faceva calcoli complicati per restituire l’equivalente dei giorni in cui non aveva lavorato in teatro. Questi e tanti altri comportamenti di rigorosa rettitudine furono costanti in Toscanini e danno la misura di una grande levatura morale>>.

Nel suo libro, Renzo Allegri affronta anche il tema della fede religiosa di Toscanini, riferendo episodi e ricordi molto significativi.

<<E’ un argomento trascurato dai biografi del maestro>>, dice Renzo Allegri. <<Certo, Toscanini era molto riservato, soprattutto per quanto riguardava le sue convinzioni più intime. Ma, parlando con le persone che lo hanno conosciuto a fondo, in particolare con le due figlie, Wally e Wanda Toscanini che mi hanno onorato della loro amicizia, ho raccolto testimonianze inconfutabili su questo aspetto della vita del maestro. Toscanini credeva in Dio. Aveva una fede tradizionale e solida, mai trascurata, che era proprio il fondamento della sua scrupolosa etica civile>>.

Redazione

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