(mi-lorenteggio.com) Abbiategrasso, 13 dicembre 2007 – I nostri Navigli li vediamo tutti i giorni e ci siamo abituati a vederli così, tanto che non ci facciamo forse neanche caso di loro e mai ci chiediamo, come funzionano, chi li gestisce, quanto costa mantenerli, come conservarli, come sfruttarli. Sono lì, ci sono, fanno parte del nostro paesaggio e li diamo per scontato. Ma, non è così. Dobbiamo tutti, forse chiederci e partecipare, non solo perchè sono patrimonio delle nostre città, ma, anche perchè potrebbero essere una importante risorsa per tutto il territorio sotto molteplici punti di vista.
Nella suggestiva cornice del Convento dell’Annunciata e dei suoi nobili affreschi, si è tunuta oggi, giovedì 13 dicembre, la sesta conferenza metropolitana di Navigli Lombardi Scarl, il soggetto unico per la gestione e valorizzazione degli storici canali sorti attorno a Milano. Peccato, che questo incontro pubblico fosse di pomeriggio e non di sera.
La Scarl è partecipata da oltre 40 Comuni. Questa è stata la prima Conferenza metropolitana fuori dai confini di Milano. Nel corso della conferenza si è parlato di monitoraggio e valutazione delle sponde, con l’illustrazione dei risultati di un progetto condotto da esperti del settore. Ad aprire la conferenza sono stati il presidente di Navigli Lombardi, Emanuele Errico e l’assessore alla cultura con delega al turismo, Dr.ssa Beatrice Poggi, del Comune di Abbiategrasso.
Un po’ di storia in breve. Un processo lento, in cui solo oggi ci si incominca a credere
La prima iniziativa regionale di un piano maturò nel progetto promosso dalla Regione Lombardia e altri Enti pubblici denominato "Il sistema dei Navigli milanesi e pavesi" del 1982-83, che costituì il primo studio organico e completo per il recupero dell’intero sistema dei Navigli. A fine anni ´90 vi fu un rilancio dello stesso progetto strategico regionale che venne chiamato "Riscopriamo il Naviglio". A quello susseguì un masterplan, che "rappresenta la cornice di riflessione di tutto un sistema di competenze pluridisciplinari finalizzate ad individuare gli interventi prioritari concreti da adottare per il riscatto dell´ecosistema Navigli".
A frenare il tutto sembra che siano sempre l’insufficienza delle risorse economiche. Fatto non di poco conto, visti i molteplici aspetti, che se uno non li conosce, neanche immagina.
La VI Conferenza, la prima fuori da Milano
Il Dr Errico ha introdotto gli ospiti del convegno, dopo una premessa, nella quale ha rivolto il suo sguardo al futuro del territorio, verso quei progetti di riqualificazione dell’intero sistema navigli, a incominciare dalle sue sponde.
Le sponde sono l’elemento cardine dell’intero sistema; esse, sono fatte di materiali antichi con valenza storica, i cui costi di manuntenzione, sia ordinaria, che straordinaria, oggi risultano essere molto onerosi vista l’antichità e l’eterogeneità dei materiali delle stesse. Quindi, ha auspicato che, oltre alla condivisione dei progetti, tra le varie realtà ed Enti del territorio, per trovare un equilibrio tra la necessità del recupero architettonico e il finanziamento pubblico, sarà necessario per il futuro anche trovare risorse economiche esterne, ossia dai privati attreverso cofinanziamenti, viste le modeste risorse attuali.
Naturalmente, per trovare e fare progetti, per studiare le soluzioni e per proporre cofinanziamenti è necessario conoscere il territorio, mapparlo e catalogarlo.
Così grazie ad un’azienda italiana di Tortona, la Star Service System, specializzata negli interventi strutturali, nel monitoraggio del territorio, delle infrastrutture e protezione civile ha creato un database sui Navigli, una sorta di "Google Earth" localizzato e specifico, chiamato V.E.D.O. (Virtual Environmental Database Observer) creato sia per monitorare e fotografare centimetro dopo centimetro sia dall’alto, con elicotteri, sia dal basso con imbarcazioni e mezzi anfibi. Il progetto non è solo come strumento di monitoraggio per tecnici, ma, anche ambisce a diventare strumento divulgativo per il territorio.
Poi, ha preso parola l’architetto Empio Malara, dell’Istituto per i Navigli e dell’associazione Amici dei Navigli, il quale ha analizzato e studiato le sponde del naviglio. Sponde che per la loro storia, in breve, non si possono restaurare semplicemente riforzandole con semplice cemento e/o mattoni, con un lavoro di mezza giornata. Bensì, vista la tipologia di materiali usati a partire da quelli del 1179 d.c. si deve parlare in alcuni casi di restauro conservativo. Da Milano ad Abbiategrasso, ad esempio, le tipologie di sponde sono 12, ognuna con caratteristiche diverse, che richiedono tecniche di conservazione e ristrutturazione/restuaro differente e specifica. Ma, oltre a presentare un dettagliato studio sulle sponde, si è soffermato anche lui contestualizzando i navigli nel territorio di domani.
La differenza tra i navigli e i fiumi, che attraversano tante città europee, è il fatto che i Navigli sono canali plurifunzionali: essi sono benissimo idonei all’irrigazione, alla navigazione, alla produzione energia e ad essere un ottimo richiamo turistico. Bisogna prendere atto di ciò e prendere la strada del loro riuso per la valorizzazione futura. Non sono da abbandorare o ritenerli dismessi o considerarli come mero recupero archeologico.
Infatti, non solo il tratto Abbiategrasso- Milano, ma, anche quello Milano – Turbigo necessita di un rilancio e di una valorizzazione del canale stesso. Inoltre, con il progetto della navigazione da Milano a Locarno, ad esempio, Abbiategrasso si presterebbe molto ad ospitare un porto fluviale. Pertanto, i progetti dell’Expo 2015 sono fortemente legati e complementari a un rilancio turistico di tutto il territorio. L’acqua, quindi, come risorsa per lo sviluppo futuro.
Infine, è intervenuto l’architetto Raffaele Pugliese, Prof. Ord. di Composizione Architettonica e Urbana, ha evidenziato come le 12 tipologie di sponde sono una matrice straordinaria di manufatti. Altri paesi sarebbero stati fieri. Il tema del rapporto paesaggio, città e natura è stato affrontato dal professore. I Navigli sono un’opera contestualmente aperta nella natura con origine e completezza nel territorio, nata con lo scopo di portare l’acqua a Milano. Oggi, vi è una situazione in parte degradata dei Navigli con il rischio di perdita del bene. Di questo degrado è testimone la natura: dove la manuntenzione è rimasta indietro, la natura riprende il sopravvento, al contrario di quanto ha fatto l’uomo costruendoli. Bisogna fare paesaggio e città con la scelta della conservazione come monumento, come memoria che alimenta l’identità e come documento, ma, devono essere prodotti di esigenze concrete con soluzioni funzionali attuali riferiti all’epoca storica che li ha proposti.
L’Expo pertanto è una ulteriore scommessa da raccogliere per rivalorizzare questo nostro patrimonio.
Vittorio Aggio