Il percorso poetico e intellettuale di Michele Caccamo

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    (mi-lorenteggio.com) Milano, 19 dicembre 2007 – Recentemente, nel corso della manifestazione-evento in favore della causa Telethon tenuta a Milano presso la Banca Nazionale del Lavoro, Ag.11 – Via Pantano n.2, il poeta calabrese Michele Caccamo ha presentato il suo ultimo libro di poesie Chi mi spazierà il mare ricche di accostamenti metaforici in un modo di vivere esistenziale e spirituale. Il cammino e la ricerca-missione di Caccamo, è chiaramente ciò che ogni uomo deve compiere in simbiosi con un altro di realtà ultraterrena dove si avverte la replica crudele della morte (come lui la definisce). Nel pensiero dell’Autore, forte, mistico, attraente, ardito, nel quale è insita la sofferenza come passaggio consapevole per riconoscere se stessi, c’è la poesia come mappa percettiva della sua anima. La sua vena poetica è coinvolgente d’infinito, è lo strumento nel quale immedesimarsi e rispecchiarsi, ma è anche l’esistenza che si scontra con la realtà. Nella poesia di Caccamo, si percepisce l’invito a guardarsi dentro per riuscire ad accorgersi di godere dell’infinita bellezza dell’esistenza e del suo soffio vitale. Il libro, ricco di esaltante lirica, è un affascinante viaggio in composizioni prive di titolo, nella fluida sospensione della scia infinita lasciata nell’aria, che lo segue nella speranza, mai sopita, di un seppur breve armistizio che non da pace. Quella dell’autore di questo libro di poesie, dunque, è un’operazione letteraria unica nel suo genere, ma, prima di tutto è un’opera dalla quale emerge il suo bisogno di comunicare l’arte poetica, che gli appartiene come destino naturale. A Michele Caccamo sta a cuore quel suo vulcano, da tempo emerso, dal quale fuoriesce questo "corpo di scrittura", essenziale nelle forme e nel linguaggio, e lo si può senz’altro definire Poeta con la P maiuscola. Michele, profondo conoscitore della scrittura, si esprime, però, con una forma di linguaggio non conforme alle regole prestabilite. Si dice che la conoscenza sia libertà, ma non è priva di dolore e Michele, attraverso i suoi versi, dove emerge tutto il suo potenziale poetico, al di là di ogni mimetizzazione, pone le interrogazioni sulla vita e la morte, inevitabili per chi scrive con l’anima, e si impone, pertanto, con assoluta fedeltà a se stesso. Tutto ciò gli permette di riconoscersi in un diretto cammino multi-espressivo che ha la capacità di fermare il tempo, di raccontare i retroscena della vita, attimi di normalità privi di velo che spesso cade sugli occhi. Chi mi spazierà il mare è un libro dove il poeta sa mettersi in gioco, sa rimboccarsi le maniche e ricominciare in un processo identificativo, diventando, di fatto, protagonista del Mondo che gli dà la possibilità dell’essere e di essere unico e molteplice. Sta a noi scoprire come effettivamente il poeta è nella sua realtà, la realtà in cui emerge il suo carattere sofferto e consapevole anche dei pregiudizi che hanno l’aspetto impalpabile di sembrare deleteri, ma che sono vittorie di un uomo forte, che non cede allo sconforto, uomo padrone della sua vita. Per questo, Michele Caccamo, ci rivela l’importante addottrinamento di godere dell’attimo presente che ferma il tempo. Il Mondo da lui ritratto è fatto da gente viva che vive la società, gente che affronta la comunità per essere se stessi, senza confondersi con gli altri e senza appiattirsi al punto da diventare figure apparenti, meschine che si annientano per incantare, perdendo alfine se stesse. Sono parole che dettano regole, vive davvero, simbolicamente dipinte a tinte forti e con un’anima che lotta per tenere accesa la fiammella dell’orgoglio nelle quali si solleva il rivelatore silenzio di anime la cui entità demiurgica è totalizzante. Michele racconta un mondo pieno di sogni con grande ironia e con un certo gusto anche per la dissacrazione Kafkiana, paradossale nelle costruzioni tematiche. Tutto viene ripreso dal suo occhio poetico dove la vita e la morte non è paura, né teatro della finzione.

    Principia Bruna Rosco

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