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Proverbio: D'aprile non ti scoprire.

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Conferenza stampa all’Itis Righi di Corsico

(mi-lorenteggio.com) Corsico, 26 gennaio 2008 – Innazitutto, non è successo alcun fatto di cronaca o fenomeno di bullismo e simili, che ha portato alla ribalta l’Istituto.
Anzi, al contrario, è stato un articolo a "far ribaltare" l’intero istituto contro la giornalista, che lo ha scritto, e contro il suo giornale, reo di aver fatto pubblicare, secondo loro, un simile pezzo, nel quale si evince che i ragazzi dell’istituto hanno come a modello Totò Riina e si definiscono "una famiglia".

Che c’entriamo noi? A coinvolgerci giustamente nella vicenda una serie di email e telefonate alla nostra redazione per contestare il contenuto dell’articolo, ritenuto dall’intero Istituto lesivo e diffamatorio, e per invitarci ad una conferenza stampa, nella quale dovevano essere spiegati e chiariti i fatti narrati.
Una conferenza stampa indetta non per una difesa da parte della scuola, che non doveva e non deve difendersi da niente, ma, per far smentire e ricevere smentite dagli interessati a quanto scritto, visto che l’Itis Righi, come sappiamo, è un’istituzione attiva, che opera nel contesto sociale e nel territorio e che nessuno degli studenti inneggia alla mafia.

Fatto sta, che una volta giunto, io insieme ad altri 3 colleghi di altre testate, tra le quali una del quotidiano interessato, ci siamo trovati di fronte agli studenti della classe citata, ai professori, ai genitori e ai loro rappresentanti e al Preside, che chiedevano con forza una smentita dalla giornalista, purtroppo assente, e dal giornale ai fatti riportati per mostrarci e descriverci l’attività didattica dell’Istituto. Essendo noi quattro estranei all’articolo, non potevamo  rispondere o dare smentite per un lavoro svolto da un’altro e pubblicato altrove.

Docenti  genitori uniti per difendere la scuola; un momento del dibattito

 

 Ma, ormai sul banco degli imputati, al posto di colei che ha scritto lo "scoop", che si è ben guardata dal venire e spiegare le sue ragioni, magari giuste, se comprovate, è sorto un breve dibattito nel quale è stata esposta tutta l’attività della scuola, non solo didattica ma, anche di molte attività legate alla diffusione e di forte sostegno alla cultura della legalità. Ampiamente documentata e sostenuta anche dai genitori: “In questa scuola ci sentiamo tutelate” hanno dichiarato con tono secco e deciso rivolgendosi verso di noi alcune mamme. Dall’ottimo lavoro dei professori e della scuola, un articolo del genere, (senza dati oggettivi), specifico su una classe e generalizzato, poi, ad un intero istituto, non ha fatto altro che danneggiare l’operato di tutti.

Il fatto

Secondo i primi accertamenti, visto che è in corso un’indagine interna all’istituto, la giornalista con un fotografo, è entrata nell’istituto senza autorizzazione e durante l’ora di intervallo e precisamente in una classe “segnalata”, non si sa da chi, classe in cui alcuni ragazzi non sono tanto bravi in condotta. Qui, ha rivolto, dopo aver fatto o dopo esser riuscita a far uscire dall’aula la professoressa, alcune domande ad alcuni studenti, non all’intera classe, sui loro modelli. Modelli, sui quali è scoppiata la vicenda, in quanto da quanto emerso, forzatamente sono stati associati e enfatizzati e affibiati a forza ad un contesto mafioso immaginario generalizzato a tutto l’istituto.
Anche la foto, che corredava l’articolo, è stata contestata: è stata scattata durante intervallo, non durante le ore di lezione, come ribadiscono i ragazzi, smentendo la didascalia offensiva, e per di più i ragazzi in foto non sono quelli intervistati.
Da quanto emerso, per di più le affermazioni contenute nell’articolo non derivano da alcuna indagine statistica o fatta con metodi statistici, come è stato ribadito nel corso del dibattito/conferenza stampa, tale per cui si sia attribuito a tutto l’istituto una mentalità di quel tipo.

COMMENTO

DOPO I TANTI ULTIMI ARTICOLI SULLA MAFIA NEL SUD OVEST MILANO, ASPETTAVO UN’INCHIESTA NELLE NOSTRE SCUOLE, MA, NON COSI’…

A seguito di ciò, è stata posta una forte critica e ci è stata chiesta la nostra opinione in merito al rapporto tra media, scuola e mafia. Tento di rispondere  contestualizzando il tema al sud-ovest Milano e del perché, a mio semplice giudizio è uscita un’inchiesta  qui (nel nostro territorio intendo), ma, non pensavo fatta così. Così…
A parte le fiction, nel corso degli ultimi due mesi una serie di articoli apparsi sulla stampa nazionale e in queste ultime due settimane anche alcuni servizi in tv, hanno riportato alla luce la mafia e descritto la sua evoluzione nei comuni del sud-ovest Milano, in particolare a Corsico, Cesano e Buccinasco.

A prescindere dal contenuto dei singoli pezzi, alcuni che trattano mera cronaca giudiziaria con la mappatura (genealogica e di residenza) delle famiglie con il racconto delle ultime operazioni antimafia in Lombardia, altri che di cronaca che con pesanti allusioni a presunte contiguità politiche ed economiche attuali, non riferite a fatti precisi, ma, generaliste: esempio, in brevissimo, Buccinasco, viene definita la Platì del Nord in senso dispregiativo, trascurando e quasi dimenticando il dato storico dell’ondata di immigrazione da quel paese calabrese. Il dato storico confuso con la mala nomina di un comune per indicare per antonomasia che lì sono tutti ‘ndranghetosi.

Pertanto, facendo un breve rassegna stampa, è evidente, da questi articoli, il suonare, anzi il tuono, stando agli articoli, di un campanello di allarme “mafia”. Non entro nel merito di queste tematiche, per non sviare, per non uscire dal tema.

Sinceramente, visti i fatti gravi che narrano gli articoli, visto che vengono denunciati come fatti attuali e in essere, stavo aspettando, come parrebbe ovvio, come conseguenza e doveroso da parte di chi ha redazioni grandi e da grandi giornalisti, fare un’inchiesta sulla mafia tra i giovani del nord in particolare in questi comuni per completare e integrare e dare un quadro a 360 gradi di quegli articoli relativi al sud-ovest milanese. Se non dove fare un’inchiesta nella scuola sita nel bacino di utenza dei suddetti comuni, territorio oggetto di questa presunta e invadente ingerenza mafiosa?
Infatti, in quegli articoli, dopo la politica e l’economia del territorio, mancava un’analisi del fenomeno e sul suo eventuale influsso nella scuola, nella scuola in generale. Infatti, nessuno non ancora aveva contestualizzato il tema nella scuola, visti i fatti gravi narrati.
Casualamente, ecco un articolo che parla di mafia e scuola, casualmente nel sud-ovest milanese. Non a Orzinuovi, per esempio.

In tutta questa casualità, non si capisce, però, su quali dati si sia basata l’inchiesta pubblicata, non si capisce il comportamento ambiguo delle domande, fatte in una sola classe di uno di tre istituti, volte a trovare ed esasperare un nesso tra ammirazione a una fiction con il trovare per forza atteggiamenti di emulazione della mentalità mafiosa, tanto da farlo diventare problema non solo educativo, ma, quotidiano. Non si capisce il perché, l’inchiesta parta da quella classe e non sia stata fatta un’inchiesta seria sull’intero onmicomprensivo, scuola fatta da tre istituti. Non si capisce del perché di dover dare del mafioso per forza ad alcuni ragazzini, che al massimo potrebbero essere solo molto vivaci o spavaldi o forse “bulli”. Le risposte non ci sono, la giornalista era assente.
Un conto dare del  “bullo”, un altro dare del mafioso indirettamente e direttamente.  Con tutto il peso di che ha quel vocabolo e soprattutto se rivolto a 600 studenti.

Forse non tutti sanno che, soprattutto negli ultimi decenni, tra l’abbandono scolastico dopo la terza media, per le famiglie dei ragazzi meno abbienti dei nostri quartieri, l’Itis di Corsico è stato una vera e propria manna dal cielo ed è stato l’ancora di salvezza tra una scelta di vita volta all’illegalità, fenomeno dei nostri quartieri, verso una scelta di vita volta alla legalità, data, come sappiamo, dall’istruzione, dalla scuola e dal lavoro. Mentre, negli ultimi anni l’attività formativa si è ulteriormente ampliata e potenziata con il Liceo Scientifico Tecnologico; la scuola ha fatto un passo di qualità, visto che chi esce dall’Itis, un lavoro lo trova, come dimostrano le statistiche dell’Istituto.

Vttorio Aggio

(pubblicato il 26 gennaio; aggiornato il 30 gennaio 2008 alle ore 14.22)

 

Link correlati: ITIS RIGHI il sito della scuola con il blog

 

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