Cin&Città a Rho

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    Uno degli appuntamenti più amati dai Cittadini rhodensi è quello con la rassegna cinematografica "Cin&Città", che registra ogni anno un grande successo, sia in termini numerici che nel gradimento degli appassionati. Diversi sono i motivi alla base della risposta positiva da parte degli spettatori, dal livello qualitativo delle proposte filmiche alla possibilità di optare per la serata del mercoledì o per quella del giovedì, visto che sono le due sere in cui di svolge il Cineforum cittadino.

    "Cin&Città" di solito ha avuto inizio con il mese di Gennaio, preceduto da un film offerto alla Cittadinanza nel periodo natalizio. Quest’anno la novità è rappresentata dall’inizio anticipato, una sorta di "anteprima", che precederà la rassegna consueta.

    Sono 10 i film scelti per Cin&Città Anteprima , che avrà inizio nei giorni 8-9 Ottobre p.v., per concludersi il 10-11 Dicembre p.v.

    Il costo del biglietto è di 6,00 Euro per ogni singola proiezione, di 20,00 Euro per l’abbonamento ai 10 film.

    La prevendita degli abbonamenti avverrà presso il CentRho, nei seguenti giorni:
    giovedì 25 Settembre e giovedì 2 Ottobre, dalle ore 16.00 alle ore 22.00.

    I biglietti, come di consueto, saranno venduti presso l’Auditorium Comunale di via Meda prima dell’inizio delle proiezioni.

    PROGRAMMA E PRESENTAZIONE DEI FILM

    8 e 9 Ottobre GOMORRA

    di Matteo Garrone, con Toni Servillo, Gianfelice Imparato Italia, 2008 135 minuti

    Potere, soldi e sangue. Questi sono i "valori" con i quali gli abitanti della provincia di Napoli e Caserta, devono scontrarsi ogni giorno. Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole del Sistema, la Camorra, e solo i più fortunati possono pensare di condurre una vita "normale". Cinque vicende s’intrecciano in questo paesaggio violento, un mondo spietato, apparentemente lontano dalla realtà, ma ben radicato nella nostra terra. Don Ciro è il sottomarino. Paga le famiglie dei detenuti affiliati al suo clan, che comanda incontrastato il territorio. Scaltro, discreto, svolge il suo compito senza mai immischiarsi. Ma quando questo potere si sfalda non sa più da chi deve prendere ordini e deve pensare alla propria sopravvivenza. Totò ha tredici anni e non vede l’ora di diventare grande. Così, gradino dopo gradino, fa il suo apprendistato nella scuola della vita, finché un giorno si trova a dover prendere una decisione, una scelta dalla quale non potrà tornare indietro. Marco e Ciro credono di vivere in un film di Brian de Palma, ma sono solo due cani sciolti che con le loro bravate disturbano la routine degli affari del "sistema". Roberto si è laureato e ha voglia di lavorare. Franco gli offre una grande opportunità, un lavoro sicuro e con grandi prospettive di guadagno: un lavoro nel campo dei rifiuti tossici. Un lavoro troppo scomodo per la coscienza di Roberto. Pasquale è un sarto eccellente che lavora grazie agli appalti delle case d’alta moda in una piccola fabbrica a nero. La concorrenza cinese gli propone di insegnare i segreti del mestiere ai suoi operai. Sedotto e gratificato dalla richiesta, accetta, compromettendo la propria vita.
    "La materia da cui sono partito per girare Gomorra era così potente visivamente che mi sono limitato a riprenderla con estrema semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso. Mi sembrava questo il modo più efficace per restituire l’esperienza emotiva che ho provato durante tutto il percorso della lavorazione del film". (Matteo Garrone)

    15 e 16 Ottobre LA BANDA

    di Eran Kolirin, con Sasson Gabai, Ronit Elkabetz, Saleh Bakri Israele – Francia, 2007 90 minuti

    In un tempo non molto lontano, una piccola banda musicale della polizia egiziana arrivò in Israele. Erano venuti per suonare ad una cerimonia, ma a causa della burocrazia, della sfortuna o per qualche altra ragione, sono arrivati all’aeroporto senza trovare nessuno che li aspettasse. Hanno cercato di cavarsela da soli, finendo per ritrovarsi in una piccola cittadina israeliana desolata e dimenticata, da qualche parte nel cuore del deserto. Una banda che si perde in una città dispersa nel nulla. Poche persone se lo ricordano. Non era poi così importante.

    Quando ero ragazzino, la mia famiglia ed io avevamo l’abitudine di guardare i film egiziani: assistevamo con il fiato sospeso alle trame contorte, agli amori impossibili e alle terribili sofferenze di Omar Sharif, Pathen Hamama, I’del Imam. Talvolta, dopo il film arabo, veniva trasmessa un’esibizione dell’orchestra dell’Autorità delle comunicazioni israeliane. Si trattava di una classica orchestra araba, composta quasi esclusivamente da ebrei arabi provenienti dall’Iraq e dall’Egitto. I film arabi sono ormai scomparsi da molto tempo dai nostri schermi. Poi, anche l’orchestra dell’Autorità delle comunicazioni israeliane è stata sciolta. Quindi, a chi importava più dei brani di un quarto di tono che duravano mezz’ora? Col tempo, abbiamo dimenticato anche noi stessi. Abbiamo perso le cose più naturali, impegnati come eravamo nelle conversazioni incentrate solo sui vantaggi e gli interessi economici. Abbiamo scambiato il vero amore con i rapporti fugaci di una notte, l’arte con il commercio e abbiamo dimenticato il legame tra gli esseri umani e la magia della conversazione, perché la nostra unica preoccupazione era quanto grande fosse la fetta della torta su cui potevamo mettere le mani. (Eran Kolirin)

    22 e 23 Ottobre IL DIVO

    di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Anna Bonaiuto Italia, 2008 110 minuti

    A Roma, all’alba, quando tutti dormono, c’è un uomo che non dorme. Quell’uomo si chiama Giulio Andreotti. Non dorme perché deve lavorare, scrivere libri, fare vita mondana e, in ultima analisi, pregare. Pacato, sornione, imperscrutabile, Andreotti è il potere in Italia da quattro decenni. Agli inizi degli anni novanta, senza arroganza e senza umiltà, immobile e sussurrante, ambiguo e rassicurante, avanza inarrestabile verso il settimo mandato come Presidente del Consiglio. Alla soglia dei settant’anni, Andreotti è un gerontocrate che, equipaggiato come Dio, non teme nessuno e non sa cosa sia il timore reverenziale. Abituato com’è a vedere questo timore dipinto sul viso di tutti i suoi interlocutori. La sua contentezza è asciutta ed impalpabile. La sua contentezza è il potere. Col quale vive in simbiosi. Un potere come piace a lui, fermo ed immutabile da sempre. Dove tutto, battaglie elettorali, stragi terroristiche, accuse infamanti, gli scivola addosso negli anni senza lasciare traccia. Lui resta insensibile ed uguale a se stesso di fronte a tutto. Fino a quando il contropotere più forte di questo paese, la Mafia, decide di dichiarargli guerra. Allora le cose cambiano. Anche, forse, per l’inossidabile, enigmatico Andreotti. Ma, questa è la domanda, cambiano le cose oppure è un’apparenza? Una cosa è certa: è difficile scalfire Andreotti, l’uomo che, più di tutti noi altri, sa come si sta al mondo.

    "Andreotti è un personaggio che accompagna la vita di chiunque, da quando siamo bambini. Mi attraeva perché è un uomo così pieno di contraddizioni che lo rendono drammaturgicamente interessante. Moro è una figura più immediatamente tragica. Andreotti è più cinico. Girando questo film ho scoperto che la DC, che sembra un mondo molto noioso è invece molto divertente. Si davano soprannomi fra di loro… Tarzan per esempio era quello di Scotti, per la sua capacità’ di passare da una liana all’altra con molta facilità, seguendo il vento." (Paolo Sorrentino)

    29 e 30 Ottobre INTO THE WILD

    di Sean Penn, con Emile Hirsch, William Hurt U.S.A. 2007 148 minuti

    Fresco di laurea e con un promettente futuro di fronte a sé, il ventiduenne Christopher McCandless sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di partire alla ventura, verso l’ignoto. Le esperienze del suo viaggio trasformeranno questo giovane girovago in un simbolo per moltissime persone. Ma chi è Christopher MacCandless? Un eroico avventuriero o un idealista ingenuo, un Thoreau ribelle degli anni ’90 o uno dei tanti ragazzi perduti americani, un giovane coraggioso che non teme il rischio o una figura tragica che ha sfidato il precario equilibrio tra uomo e natura?

    Sean Penn ripercorre tutte le tappe del viaggio di Christopher in questo suo adattamento del bestseller di Jon Krakauer Nelle terre estreme – un libro che racconta l’umano desiderio di famiglia e di comunione, ma anche della ricerca della felicità e della verità. Questa ricerca porterà Christopher dai campi di grano del South Dakota a un viaggio avventuroso e ‘controcorrente’ lungo il fiume Colorado, fino alla comune alternativa di Slab City, in California, e oltre. Strada facendo, incontrerà una serie di personaggi pittoreschi che vivono ai margini della società americana – uomini e donne che cambieranno la sua visione della vita, e che saranno a loro volta cambiati dall’incontro con lui. Alla fine, si metterà alla prova partendo da solo per le terre selvagge del grande nord, dove tutto quello che ha visto, imparato e vissuto lo condurrà verso un epilogo inatteso.

    INTO THE WILD

    Vi è un incanto nei boschi senza sentiero / Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria / Vi è un asilo dove nessun importuno penetra / In riva all’acque del mare profondo / E vi è un’armonia nel frangersi delle onde / Non amo meno gli uomini ma più la natura
    Lord Byron

    5 e 6 Novembre L’ANNO IN CUI I MIEI GENITORI ANDARONO IN VACANZA

    di Cao Hamburger, con Michel Joelsas, Germano Haiut Brasile, 2006 104 minuti

    Estate del 1970. Anno di Mondiali di calcio. Mauro, un ragazzino di dieci anni, si ritrova in viaggio sul maggiolino dei genitori. Da Belo Horizonte stanno andando verso San Paolo. Tra raccomandazioni e promesse di rivedersi presto per assistere insieme alle partite del Brasile, i genitori partono per le vacanze, scaricando Mauro davanti alla casa del nonno. Il ragazzino è solo, il nonno non risponde (nel frattempo è morto), arriva in soccorso un anziano ebreo vicino di casa che accoglie il bimbo smarrito. Un nuovo mondo si schiude davanti a Mauro che stenta a capire quel che sta succedendo. In attesa del ritorno dei genitori, l’unica certezza è il Brasile di Pelé, perché quello inteso come Paese reale non è messo bene, con i militari golpisti al potere e gli oppositori in fuga. L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza, lungi dal voler essere un semplice film di formazione in cui si mostra il passaggio del protagonista dall’infanzia alla sfera adulta, tratta un tema impegnativo e importante come quello dell’esilio. Ognuno dei protagonisti del film infatti si scontra con questa realtà. I genitori di Mauro, protagonista del film, sono costretti a lasciare il proprio figlio in quanto attivisti politici. Mauro non riesce a gustare fino in fondo le bellezze dell’infanzia in quanto perennemente in bilico tra il mondo reale e quello sognato. Il Brasile, stesso, risulta essere un personaggio in esilio. Un film che racconta, sul filo delicato della memoria, un’infanzia turbolenta, vitale, fatta di curiosità, incomprensioni e nuove amicizie.

    "È un film sull’esilio, sui vari tipi di esilio, sulla scoperta della transitorietà della vita da parte del protagonista, che impara ad andare d’accordo con gli altri e a sopravvivere in questo nostro mondo. Inoltre, sebbene nel film il calcio non sia il tema principale, ma resti un contesto, volevo parlare del mito rappresentato dalla squadra che ha vinto la Coppa del Mondo nel 1970. Volevo anche contribuire a sfatare alcuni pregiudizi comuni, stereotipi e false idee che generalmente gli stranieri hanno del Brasile. Tutto questo mi ha ispirato a tentare di raccontare una storia in cui si toccassero questi argomenti" (Cao Hamburger)

    12 e 13 Novembre IL SEME DELLA DISCORDIA

    di Pappi Corsicato, con Alessandro Gassman, Isabella Ferrari Italia, 2008 85 minuti

    Il seme della discordia racconta la tragicomica vicenda di una coppia, apparentemente felice e baciata dal successo. Lui, Mario, lavora come rappresentante di un’azienda che produce fertilizzanti, lei, Veronica, passa le giornate tra la sua casa nel Centro Direzionale di Napoli e il piccolo negozio di abbigliamento aperto anni prima dalla madre che ancora collabora con lei. La loro soddisfazione si dimostra però quanto mai fragile, quando il marito scopre di essere sterile e la moglie rimane incinta. L’evento, oltre a mandare in crisi il loro matrimonio, li costringerà anche a rivedere l’immagine che essi stessi si erano autocostruiti.

    "Ho raccontato, con una vena surreale e grottesca tipica del mio cinema, una commedia romantica che tocca temi molto attuali: la sterilità maschile, le coppie over-30 che non si decidono ad avere figli, il dramma se scegliere o meno l’aborto. Il mio sarà un approccio spiritoso, non voglio dare giudizi né trarre conclusioni, ma solo raccontare una condizione umana. Per la realizzazione di questo film mi sono liberamente ispirato a un racconto che ho amato molto: "La marchesa von O" di Heinrich Von Kleist. Mi aveva incantato la dimensione familiare e l’ironia del racconto. Solo dopo ho visto il film di Rohmer, bellissimo, aderente al libro e all’epoca. Nella vicenda però ci sono molti temi di oggi, come l’aborto, il contrasto tra le esigenze familiari e il timore dei giovani che i figli possano intralciare una carriera, non è stato difficile rendere il racconto contemporaneo . Per Il seme della discordia ho pensato alle commedia anni 50 – e ad esasperare i drammi giocando tra mélo e toni comici, come è solito fare Almodovar. Pedro fa molte citazioni, negli ultimi film i riferimenti alla Loren e alla Magnani sono espliciti e anch’io amo tanto il cinema e mi piace prendere scene di diversi autori e rifarle. In questo film c’è una sequenza tutta da Ozu (…) A gennaio ho cominciato la preparazione del film. E adesso è arrivata Venezia: non potevo sperare di più per un film a basso costo girato in sei settimane, con la fortuna di un ottimo cast, non credo siano venuti per soldi. E non sono uno facile, sono un rompicoglioni con tutti, voglio il controllo di tutto. Eppur sul set c’era un bel clima. Con tante attrici temevo scatti di rivalità, invece si sono studiate a vicenda all’inizio poi è andato tutto bene" (Pappi Corsicato)

    19 e 20 Novembre UN GIORNO PERFETTO

    di Ferzan Ozpetek, con Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli Italia, 2008 95 minuti

    Emma e Antonio, sposati con due figli, sono separati da circa un anno. Antonio vive da solo nella casa dove avevano abitato insieme, Emma è andata a stare da sua madre coi bambini. Poi, una notte qualunque, una volante viene chiamata nel palazzo e la polizia si accinge a fare irruzione nell’appartamento dove qualcuno dice di aver sentito degli spari. Un giorno perfetto, in un serrato rincorrersi di avvenimenti racconta le ventiquattro ore che precedono questo momento, la vita semplice eppure ‘unica’ di un gruppo di personaggi pedinati passo passo. Le loro storie si incrociano sul grande palcoscenico di una Roma frenetica e inquietante, che sembra portare alla tragedia – anche se un minimo gesto, una sola parola, potrebbe deviare la traiettoria del destino. Un giorno perfetto racconta con ironia, commozione e pietà, una feroce storia d’amore, quella che separa e unisce Emma e Antonio. E mette in scena mondi diversi e lontani, che si incrociano come in un giallo inesorabile. Scorrono davanti ai nostri occhi le aule scolastiche e i bus affollati, le tangenziali di periferia e le strade del centro, i ricchi e i poveri, i privilegi e il precariato, le madri e i padri, i figli e le figlie, lungo un percorso che si addentra nei territori del presente, cercando di dare forma a una realtà caotica, sfuggente, e sconosciuta.

    "E’ una storia forte, c’è qualche momento di humour ma è un film decisamente drammatico. Ho scelto inquadrature diverse rispetto al passato, non ci sono le scene corali intorno ad un tavolo con il cibo e non c’è neanche un gay. Sono particolarmente felice del cast. Emma, la protagonista, è Isabella Ferrari, straordinaria, rivedendola durante il montaggio la trovo quasi inquietante, è qualcosa al di fuori di lei e di me, con lei le scene più difficili diventano magiche. Nella scena finale è emozionante la sua camminata sui tacchi alti, mangiando un gelato. L’abbiamo ripetuta 19 volte, ha mangiato 19 gelati e l’ha fatto senza un attimo di stanchezza. La madre di Emma è Stefania Sandrelli. Per Antonio, il poliziotto avevo pensato a Bardem, troppo impegnato, poi a Fiorello, che ha letto la sceneggiatura, gli è piaciuta, ma non se la sentiva. In quel periodo ho visto Valerio Mastandrea in una situazione curiosa con la sua ragazza e aveva uno sguardo rigido, duro: ho visto Antonio, il poliziotto con gli occhi buoni ma capace di grande cattiveria." (Ferzan Ozpetek)

    26 e 27 Novembre IL PAPA’ DI GIOVANNA

    di Pupi Avati, con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio Italia, 2008 104 minuti

    Bologna borghese e violenta – Siamo nella Bologna del 1938 ed è lì che vive la famiglia Casali: il padre Michele, la madre Delia e la figlia Giovanna che ha appena ucciso la sua migliore amica. Nell’ambiente borghese in cui il delitto è avvenuto la vicenda provoca forte emozione e incredulità. Evitando il carcere, la ragazza viene ritenuta non sana di mente e, perciò, rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Reggio Emilia, dove rimarrà fino all’età di 24 anni. Durante questo periodo di quasi totale isolamento, l’unica persona che si occupa di lei è il padre. Sin da quando Giovanna era piccola, il padre l’ha convinta che avrebbe dovuto e potuto pretendere sempre tutto da tutti, tra di loro si era instaurato così un legame particolare, forse patetico, dal quale avevano escluso la madre Delia. La donna, dopo la tragedia, decide di rimanere a vivere a Bologna rinnegando, con una disperazione solo interiore, la propria famiglia.

    "E’ un film al quale voglio molto bene per ragioni biecamente personali. La storia tiene conto della mia vicenda umana ma, contemporaneamente, ne racconta una a me fortunatamente estranea. Mentre lo scrivevo, ma anche mentre lo giravo, mi sono commosso anche perché, per realizzarlo, ho fatto ricostruire la casa della mia infanzia, quella in cui ho vissuto a Bologna. Mi sono commosso per avere raccontato la storia di un padre così bello e generoso e, nello stesso tempo, così inverosimile. Mi incuriosiva capire cosa succede quando, nei delitti che coinvolgono i giovani e di cui conosciamo solo la parte che ci trasmettono i media, si chiude la porta e i figli rimangono soli con i genitori" (Pupi Avati)

    3 e 4 Dicembre BURN AFTER READING – A PROVA DI SPIA

    di Ethan Coen, Joel Coen, con Brad Pitt, George Clooney, Frances McDormand, John Malkovich, Tilda Swinton U.S.A., 2008

    I fratelli terribili del cinema americano, recenti premi Oscar per lo splendido Non è un paese per vecchi, tornano alla dark-comedy con un film dal cast stellare. L’analista Osborne Cox giunge al quartier generale della CIA, ad Arlington, per una riunione super segreta, ma, purtroppo per lui, il segreto viene svelato immediatamente: è stato estromesso dalla CIA. Cox non prende troppo bene la notizia e tornato nella sua casa si dedica alle sue memorie e all’alcol, non necessariamente in questo ordine. Sua moglie Katie invece ha da tempo una relazione clandestina con Harry Pfarrer, uno sceriffo federale sposato e sta pensando di lasciare Cox per Harry. Intanto, alla periferia di Washington D.C., in un mondo apparentemente lontano anni luce, la dipendente della palestra Hardbodies Fitness Centers, Linda Litzke non riesce proprio a concentrarsi sul suo lavoro: non fa che pensare all’agognato intervento di chirurgia estetica e confida i suoi sogni al fiducioso collega Chad Feldheimer. E quando un dischetto contenente del materiale scottante relativo alle memorie dell’analista della CIA finisce per caso nelle mani di Linda e Chad, la coppia è disposta a tutto pur di sfruttare al meglio quel tesoro…

    Burn After Reading promette di essere una commedia in puro stile Coen, caustica e tagliente come solo i terribili fratelli registi sanno fare. Il film, che ha inaugurato la 65° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è tratto dal romanzo Burn Before Reading: Presidents, CIA directors, and Secret Intellingence di Stansfield Turner, vero direttore della Cia dal 1977 al 1981..

    "Tutti i personaggi di questo film sono delle teste di cavolo, ma non totalmente disprezzabili. E per far sì che fossero credibili, abbiamo chiesto a tutti gli attori, Clooney e Pitt per primi, di far emergere la testa di cavolo che si nasconde in ognuno di loro. La cosa che rende tutto ciò ancora più interessante è che non si tratta di politici". (Ethan e Joel Coen)

    10 e 11 Dicembre VICKI CRISTINA BARCELONA – MEZZANOTTE A BARCELLONA

    di Woody Allen, con Scarlett Johansson, Penelope Cruz, Javier Bardem U.S.A. – Spagna, 2008
    90 minuti

    Vicky e Cristina sono buone amiche anche se hanno visioni completamente differenti dell’amore. Vicky è fedele all’uomo che sta per sposare e ancorata ai propri principi. Cristina invece è disinibita e continuamente alla ricerca di una passione amorosa che la sconvolga. Vicky riceve da due amici di famiglia l’offerta di trascorrere una vacanza in casa loro a Barcellona durante l’estate. La ragazza pensa così di poter approfondire la propria conoscenza della cultura catalana sulla quale sta lavorando per un master. Propone a Cristina di accompagnarla, così forse potrà superare meglio il trauma di una storia finita di recente. Una sera, in una galleria d’arte, Cristina incrocia lo sguardo di un uomo estremamente attraente. Si tratta del pittore Juan Antonio, finito di recente su giornali e televisione per un furibondo litigio con la moglie Maria Elena nel corso del quale uno dei due ha cercato di accoltellare l’altro. Le due ragazze lo ritroveranno nel locale in cui cenano. Anzi, sarà lui ad avvicinarsi al loro tavolo con una proposta molto chiara: partire subito con il suo aereo privato per recarsi in un hotel ad Oviedo dove potranno visitare il luogo, apprezzarne tradizioni e cultura (anche culinaria) e fare entrambe l’amore con lui. Se Cristina non ha alcun ripensamento nell’accettare la proposta, le regole che Vicky si è imposta la spingono a rifiutare in modo seccato. Cristina l’avrà vinta ma l’amica vuole avere la certezza di camere separate e ottiene rassicurazioni in proposito. Ma…

    Se potete non fatevi raccontare (o non leggete) nulla su come prosegue la vicenda. Finireste con il togliervi il piacere della scoperta di uno dei più riusciti ed ironici film dell’ultimo Allen. Perché è vero che Woody ha dei temi e delle scelte narrative su cui periodicamente ritorna (per questo i detrattori lo accusano di ripetitività) ma quando, come in questa occasione, sa farlo con un approccio totalmente nuovo allora è davvero festa in sala.

    "Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, pensavo solo a inventare una storia che fosse ambientata a Barcellona. Desideravo renderle omaggio perché è una città che amo moltissimo, come del resto tutta la Spagna. E’ una città bellissima ed è dotata di una sensibilità romantica. Una storia come quella raccontata nel mio film poteva succedere solo a Parigi o a Barcellona" (Woody Allen)

    Redazione

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