NTERVENTO IN C. COMUNALE SUL FEDERALISMO FISCALE O.D.G. PRESENTATO DALLA LEGA
Il testo del ddl sul federalismo fiscale approvato al Senato con l’astensione del centro-sinistra (PD-IDV) ha iniziato il proprio iter legislativo, il provvedimento ora andrà all’esame della Camera dei Deputati. Questo provvedimento è sicuramente migliore di quello varato a settembre dal Consiglio dei Ministri, (anche perché molte proposte formulate dai comuni e dall’opposizione sono state recepite in sede di Conferenza unificata dal Governo); “ rimane però un problema di fondo: le Regioni sanno cosa fare e su quali finanziamenti possono contare, mentre i Comuni no. Se “si pensa ad un intervento per rilanciare l’economia credo sia necessario prevedere un coinvolgimento diretto degli enti locali. Le funzioni comunali da finanziare non sono purtroppo indicate né tanto meno è stata presentata una proposta, questo complica molto il quadro istituzionale perché sembra difficile immaginare un sistema di finanziamento teorico che non trova realizzazione concreta nelle singole funzioni amministrative. Le funzioni fondamentali sono anche dei valori di spesa e poiché la Costituzione prevede che l’individuazione delle stesse spetti al legislatore nazionale, l’ANCI ritiene che anche il modo di finanziamento delle stesse vada ricondotto alla competenza legislativa statale. Nel disegno di legge ci sono delle indicazioni generiche e non vi è una graduatoria di valore fra compartecipazioni ed entrate proprie. Noi siamo d’accordo con l’ANCI, che le “gambe” della finanza locale debbano essere tre.
La prima legata all’autonomia impositiva che a nostro avviso andrebbe collegata alle funzioni tipiche esercitate dai comuni. In passato il disegno di legge conteneva una indicazione esplicita poi eliminata. Noi pensiamo che ci sia lo spazio per semplificare il sistema delle entrate proprie garantendo ai comuni un’ampia autonomia.
La seconda gamba deve essere data dal reddito prodotto sul territorio comunale e garantita attraverso la compartecipazione all’IRPEF. Su questo come sapete i sindaci veneti hanno avviato una proposta che potrà essere affinata con la scrittura del decreto delegato. Al fianco di queste due gambe ve ne è una terza che è data dalla perequazione. L’articolo 11 del disegno di legge è stato migliorato molto rispetto alla versione iniziale. Nella versione approdata in Senato si prevede che la perequazione è determinata su valori e parametri nazionali che possono essere modificati solo attraverso un’intesa fra enti locali e regione. Tuttavia si prevede la regola generale secondo la quale i fondi perequativi passano sempre per il bilancio regionale. Riteniamo che questo è un errore perché secondo noi, i fondi debbano passare per il bilancio regionale solo quando si raggiunga l’intesa altrimenti gli stessi fondi devono essere attribuiti direttamente dal Governo ai Comuni. Quella che si è svolta al Senato, è il primo tempo di una partita politica ancora lunga e incerta, tuttavia se la partita è politica, la Lega ha ottenuto il risultato che voleva. È vero senza la copertura finanziaria e le previsioni di spesa il testo votato a Palazzo Madama è più che altro un << manifesto elettorale Leghista >>. Ma è, appunto uno strumento di consenso, assai utile a Bossi in vista del voto di Giugno.
Il rischio è che un passo dopo l’altro si finisca per approvare una legge costituzionale senza i soldi per attuarla e senza la garanzia che in seguito, in un quadro più razionale, lo stato risparmierà. E così per il momento, prevale la convenienza politica. Non è la prima volta nella storia parlamentare.
Cesano B. 28-01-09
Il Capogruppo del N.G.U.
Salvatore Ariemma