Trezzano. Anche Ghyblj sul set di Ziva di Tinto Brass

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    (mi-lorenteggio.com) Milano, 05 febbraio 2009 –  Nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Teatro di Ringhiera  a Milano, Tinto Brass ha ufficializzato la presenza di Ghyblj Lombardi nel cast del suo prossimo film, “ Ziva, l’isola che non c’è ”, che sarà girato a partire dalla prossima primavera in Dalmazia (Croazia) e a Venezia.

    Ghyblj Lombardi, ex presidente del consiglio comunale di Trezzano sul Naviglio, volontario nella Croce Verde, ex spogliarellista, oggi attore, è stato richiamato dal maestro italiano del cinema erotico, dopo l’esperienza di Fermo Posta nel 1995.

    Il film  è ambientato durante la Seconda guerra mondiale, su un’isola della Dalmazia, l’isola di Ziva, che è sia il nome dell’isola e sia il nome della protagonista, che in slavo significa “diva”, dove la custode del faro, Ziva, attende il ritorno dalla guerra del marito.

    La nuova musa di Tinto, Caterina Varzi, 37 anni, mediterranea, invece, ha papà salernitano e mamma calabrese di Soverato, è avvocato e psicoanalista. Il regista l’ha incontrata lo scorso anno in un albergo della capitale, dove l’avvocato proponeva un contratto legale di una società di produzione cinematografica.

    TRAMA

    1944.
    ZIVA, la moglie 30enne di Branko – il guardiano del FARO che domina un isolotto al largo delle costa Dalmate – attende da 2 anni il ritorno del marito dalla guerra. 4 capre, 1 gatto, alcune galline, le rondini, i gabbiani, i pesci e i mitili del generoso mare adriatico le tengono compagnia e aiutano a sopravvivere.
    Ogni tanto la risacca getta sulla battigia i cadaveri dei militari di nazionalità diverse strappati alla guerra dal mare, che lei raccoglie e seppellisce pietosa.
    Una mattina, fra le alghe e i relitti di una Corvetta delle Regia Marina Italiana, Ziva scorge il corpo esanime di MARCO, un giovanissimo marinaio veneziano.
    Con generosa premura la donna del Faro lo rianima, lo soccorre, lo cura, lo rifocilla, lo rimette in sesto e lo ama.
    E con amorosa sensualità cerca di recuperarne l’umanità mortificata dagli orrori della guerra, convincendolo a deporre le armi e ribellarsi al mostruoso macello che ha travolto tutto e tutti.
    Stessa cosa farà con GORDON, un paracadutista inglese della RAF piovuto dal cielo una notte tempestosa sulle impervie scogliere dell’isola.
    Anche a lui Ziva offre aiuto e amore in cambio della sua rinuncia a continuare a combattere.
    La “coesistenza pacifica” fra i 2 naufraghi, vinte le iniziali ostilità politiche che li oppongono l’un l’altro, è resa difficoltosa dalle immancabili rivalità personali che la figura libera e indipendente di Ziva non tarda a far nascere fra loro.
    Rivalità complicate dall’arrivo sull’isolotto di un terzo incomodo, FRANZ, un graduato nazista che non ha bisogno di essere convinto da Ziva a “disertare”, perché già schifato in proprio dai crimini visti e vissuti sui campi di battaglia di mezza Europa.
    No dopo l’altro i 3 naufraghi, giunti ad un passo dalla morte, risorgono alla vita fra le braccia di Ziva, Circe generosa e forte che con le sue cure, il suo amore e il suo rifiuto della violenza, offre a tutti un’occasione di rivincita e riscatto dal loro essere contemporaneamente carnefici e vittime dell’universale massacro.
    Finalmente, sotto l’arco protettivo di un corrusco arcobaleno, un gozzo sbarca Branko sull’isola.
    La guerra è finita, Ulisse è tornato, la buriana è passata, i 3 naufraghi si accomiatano da Ziva accompagnati dalle parole e dalle note della canzone “Le Déserteur” di Boris Vian.
    La lanterna del Faro rimesso in funzione, sventaglia di luce fisica e metafisica il mare intorno all’Isola, pennellando a intermittenza anche i corpi di Branko e Ziva avvinti sulla battigia a fare l’amore: con voce incrinata di emozione il marito racconta alla moglie che anch’egli è stato salvato da una donna, KATARINA, una contadina magiara che l’ha raccolto in una foiba, nascosto, curato, nutrito e amato come lei ha fatto con i suoi “disertori”.
    ZIVA, una storia d’amore che è anche un apologo sull’intelligenza e vitalità delle donne, un pamphlet contro la violenza e la brutalità della guerra, una metafora della speranza in un mondo diverso.

    V.A.

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