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La collezione di Michele Rapisarda in mostra al Castello Mediceo di Melegnano

(mi-lorenteggio.com) Melegnano, 21 marzo 2009 – Sabato 28 marzo 2009, presso il castello Mediceo di Melegnano si inaugura la mostra “ROBOT. Immagini di un mito della modernità”, collezione Michele Rapisarda.
L’inaugurazione della mostra prevede:
– alle ore 17.00: Collezionare robot: conversazione tra Andrea Tomasetig e Michele Rapisarda con intermezzi letterari sul tema di Antonello Cassinotti, attore e performer.
– alle ore 18.00: apertura della mostra e saluto delle autorità.
La mostra è aperta fino al 26 aprile 2009, nei seguenti orari: mercoledì (10.00/12.00 e 15.00/17.00), giovedì (10.00/12.00 e 15.00/17.00), venerdì (15.00/17.00), sabato (15.00/17.30) e domenica (10.00/12.00 e 15.00/18.30)

Da alcuni anni nei suggestivi spazi del Castello Mediceo di Melegnano vengonopresentate in anteprima collezioni di rilevante interesse culturale. Nel 2008 la mostra dedicata alle carte effimere illustrate, dal Cinquecento al Novecento, della raccolta Rapisarda ha illuminato un capitolo inedito di storia della stampa, dell’illustrazione e soprattutto dell’economia. Quest’anno il bibliofilo milanese Michele Rapisarda ritorna con la sua collezione “segreta”, unica in Italia e mai prima d’ora esposta, dedicata all’iconografia e alla letteratura sul tema del robot.
La costruzione di macchine antropomorfe risale all’antichità e si compendia nell’automa, la cui storia attraversa i secoli ed ha affascinato schiere di romanzieri dell’Ottocento. Ma il termine “robot” è novecentesco (l’ha usato per primo nel 1921 lo scrittore ceco Karel Èapek nel suo dramma R.U.R.) e tipicamente novecentesche sono le sue implicazioni culturali: il rapporto uomomacchina, nel contesto dello sviluppo senza precedenti dell’industria e della tecnologia e nel contesto del ruolo esercitato dalla scienza.
La mostra – curata dal libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig insieme a Michele Rapisarda e realizzata dalla Provincia di Milano, degli Assessorati alla Biblioteca e alla Fiera del Comune di Melegnano e dal Sistema Bibliotecario Milano Est (con il supporto di Autostrade Milano-Serravalle, TASM e Afol Sud Milano) – offre nello stesso tempo materiali perlopiù inediti e una chiave di lettura dell’affascinante vicenda. La prima parte dell’esposizione indaga a fondo la creatività di scrittori e artisti che, all’inizio del secolo scorso, hanno anticipato le successive scoperte scientifiche e conquiste tecnologiche. Per qualche decennio le pagine dei romanzi e delle riviste illustrate, affiancate dal teatro e dal cinema, hanno diffuso in vasti strati della società l’immagine dell’uomo meccanico, rendendola popolare, mentre la tecnologia a riguardo ancora balbettava.La collezione Rapisarda, pur attenta alle dimensioni internazionali della vicenda e alla loro trasmissione presso di noi (da R.U.R. a Metropolis di Fritz Lang, dallo scrittore Philip Dick al film Guerre stellari) ha giustamente focalizzato l’attenzione sulla produzione italiana, sorprendente per originalità e qualità. L’Italia offre un contributo di primordine, a partire dal futurismo anticipatore che, all’interno del culto della macchina e della proclamazione della sua piena valenza estetica, con Marinetti, Depero, Pannaggi, Vasari, Thayaht immagina superuomini d’acciaio e crea balletti meccanici, ma con l’ironico Munari progetta macchine inutili. Altrettanto importante è l’apporto dei grandi illustratori, da Rubino a Garretto e Yambo, inventori di Dinamello, Tabù Automata e Robottino, personaggi freschissimi e originali, rigorosamente meccanici, che si impongono dalle pagine
dei giornali per ragazzi. Non mancano copertine in tema dei periodici popolari e dei romanzi di fantascienza e pagine pubblicitarie (di autori come Beltrame, Codognato, ecc.).
Quando, a partire dal secondo dopoguerra e dallo sviluppo dell’elettronica e delle ricerche sull’intelligenza artificiale, la realtà raggiunge e talora supera la fantasia, il dualismo uomo-macchina, uomo-robot si dispiega in tutte le sue valenze, alternando simpatia e antipatia, fiducia e paura, sogno e incubo o, in una prospettiva più cupa e conflittuale a noi coeva, delineando la visione di un’umanità robotizzata, cyborg e mutante. Anche nel secondo Novecento il contributo italiano resta significativo e si misura con nomi come Sinisgalli, Arpino e Montale per quanto riguarda la letteratura, Molino e Sto (Sergio Tofano) nel campo
dell’illustrazione, Jacovitti, Berti fino a Tamburini e Liberatore in quello del fumetto.
La mostra, composta di circa 150 pezzi selezionati, abbraccia molti campi e mal sopporta l’inadeguata distinzione tra arti “alte” e “basse”, consapevole che la comprensione di un autentico mito della modernità come il robot si può avere solo passando dalle avanguardie artistiche al fumetto, dalla letteratura alla fantascienza, dal cinema d’autore
all’illustrazione. I pezzi esposti offrono l’occasione di fare i conti con le parole e le immagini del sogno aggiornato, e la segreta paura, dell’uomo di replicare e potenziare se stesso attraverso una macchina che non sente la fatica. Il robot come altro da sé meccanico è, alla fine, lo specchio deformato in cui si riflette l’uomo novecentesco e in cui non ritrova la propria identità.

Redazione

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