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Formigoni: "Presto una macchina salvavita in tutte le province"

Milano, 27 agosto 2009 – Entro l’estate del prossimo anno almeno un centro territoriale importante dell’emergenza urgenza di ciascuna delle dodici province lombarde sarà dotato dell’Ecmo (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), cioè di quell’apparecchio delle dimensione di un trolley da viaggio che permette di fronteggiare gravissimi scompensi cardiaci e polmonari supplendo quindi alle funzioni di organi ormai gravemente compromessi in pazienti in attesa di trapianto.
Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo l’altro ieri alla conferenza stampa organizzata per spiegare i dettagli dello straordinario intervento, il primo che ricordi la letteratura medica, effettuato nella notte fra il 19 e il 20 agosto al Policlinico San Matteo di Pavia su un paziente di 49 anni (ricoverato dal 5 dello stesso mese al San Gerardo di Monza) cui sono stati trapiantati, in blocco, cuore e polmoni dopo l’applicazione (al San Gerardo appunto) dell’Ecmo.
L’operazione, durata circa 7 ore ed eseguita da un’equipe di dieci cardiochirurghi e cardioanestesisti, è stata illustrata dal professor Mario Viganò che ha eseguito il trapianto e dal professor Roberto Fumagalli che ha curato la degenza del paziente a Monza, alla presenza del direttore generale dell’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, del direttore generale del San Matteo, Pietro Caltagirone, e del direttore sanitario del San Gerardo, Oscar Di Marino.
"Ci troviamo di fronte ad un caso di eccellente sanità e straordinaria collaborazione fra le nostre strutture ospedaliere – ha detto Formigoni – e siamo dunque molto orgogliosi di essere riusciti a salvare una vita con una procedura assolutamente innovativa. Sulla base dunque dell’ottima riuscita dell’intervento intendiamo allargare l’uso di questa tecnologia a tutta la Regione al termine della sperimentazione che stanno portando avanti gli ospedali di Monza e Pavia".

La straordinarietà dell’intervento è stata sottolineata dallo stesso professor Viganò, un luminare nel campo, che ha ricordato come "L’eccezionalità dell’intervento non stia tanto nel trapianto (a Pavia dal 1991 ne sono stati effettuati una quarantina dello stesso genere), quanto nell’applicazione del dispositivo salvavita in un ospedale diverso da quello dove è stato poi effettuato il trapianto garantendo comunque al paziente la piena funzionalità e integrità". Nello specifico si è trattato di un uomo di 49 anni affetto da una grave patologia (la sindrome di Eisenmenger) che gli aveva causato un arresto cardio-respiratorio dovuto ad abnorme pressione arteriosa polmonare. Ricoverato prima a Giussano, era stato poi spostato al San Gerardo di Monza dove, il 5 agosto appunto, gli è stata applicata l’Ecmo in attesa delle disponibilità degli organi da trapiantare.

"L’Ecmo – ha aggiunto il presidente Formigoni – è un apparecchio nuovissimo che può essere trasportato, in questo modo può quindi contribuire a salvare numerose vite. E’ esattamente con questo obiettivo che, al termine delle sperimentazione in atto, ne estenderemo l’uso in altri centri di eccellenza prevedendone anche l’utilizzo extraospedaliero in situazioni di emergenza/urgenza (AREU) con un possibile impianto in pazienti acuti con scompenso/arresto cardiorespiratorio direttamente dal rianimatore sul luogo dell’evento".
Formigoni poi, sottolineando come siano proprio quelle cerebro/cardiovascolari le principali cause di morte oggi in Italia, si è "vivamente complimentato" con tutti i medici che hanno contribuito alla buona riuscita dell’operazione e ha evidenziato come "in Lombardia si aprano nuove importanti prospettive di vita e di speranza".

Entusiasta del traguarda raggiunto anche l’assessore regionale alla sanità, Luciano Bresciani, che ha definito l’intervento "un grande esempio della forza di espansione del sistema sanitario lombardo in un’ottica di sussidiarietà orizzontale". "Infatti – ha spiegato l’assessore – alla grandissima abilità dei chirurghi che hanno saputo raggiungere questi eccellenti risultati a livello mondiale si è aggiunto l’alto sviluppo delle nuove tecnologie a supporto delle attività chirurgiche. E’ un esempio del risultato che il sistema sanitario lombardo ha conseguito lavorando non più da solista, ma in concerto sfruttando quella sussidiarietà orizzontale dove ognuno fa la propria parte coordinandosi con gli altri".
"Su queste basi – ha detto ancora l’assessore Bresciani – stiamo lavorando per creare alleanze sempre più forti, coinvolgendo l’intero nostro sistema sanitario, le Università, Finlombarda e il mondo dell’industria. Da questa collaborazione scaturirà il lancio di 22 nuovi progetti di sviluppo tecnologico. La sanità in Lombardia deve volano ed esempio di produzione di risorse"

"Siamo dunque davvero molto orgogliosi – ha concluso Formigoni – di questo nuovo primato e della collaborazione perfetta che hanno portato avanti due nostri centri di eccellenza. Se è vero che gli uomini hanno bisogno di macchine che li aiutino nelle operazioni più delicate, lo è altrettanto che le macchine hanno bisogno di qualcuno che le sappia usare e guidare bene. Questo da noi è successo".

Redazione

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