(mi-lorenteggio.com) Milano, 29 ottobre 2009 – Una celebre frase di Charlie Chaplin citava: “La giovinezza sarebbe un periodo più bello se solo arrivasse un po’ più tardi nella vita”.
Una frase che lascia libere svariate interpretazioni, e che nella sua immediatezza ci rende i veri protagonisti di una favola senza fine.
Periodo pieno d’insicurezze, d’instabilità e di contraddizioni, la giovinezza trova nella spontaneità il vero senso di libertà.
Con il passare degli anni ci si allontana sempre più sottilmente da quel mondo fatto d’irrazionalità e di spregiudicatezza, lasciando posto al senso del dovere e alla totale assuefazione verso un mondo di responsabilità.
La nostra capacità d’ascolto si affievolisce, soffocata dall’intensa ragionevolezza dei nostri pensieri, allontanandoci definitivamente da quel mondo sereno e ricco di grandi contenuti.
I giovani, da sempre ricca fonte di studi comportamentali, rappresentano uno sguardo sul futuro, la tessitura di una trama che diventerà un giorno lo scenario coloristico della nuova società.
Nell’ingenuità della prima scoperta, nel desiderio di conoscenza, nell’istinto dettato dalla curiosità, si cela una ricchezza e una profondità spesso offuscate dall’aggressività, dall’incomprensione, dall’arrendevolezza del mondo degli adulti.
La comunicazione attraverso il linguaggio del corpo, l’abbigliamento, la durezza di certi toni, tutto diventa parte di precise regole comportamentali volte a favorire l’accettazione all’interno di un gruppo o di un ambiente sociale.
L’espressività di certi contenuti trova il suo palcoscenico nel conflitto con il mondo degli adulti, uno scenario spesso arido di eloquenza e ricco di preconcetti.
Se solo l’incanto di essere giovani trovasse il giusto connubio di saggezza e sensibilità, allora forse si arriverebbe alla formazione d’individui consapevoli e al tempo stesso liberi.
Nella follia del primo gesto verso l’immensità della vita la profondità di un cuore che batte.
Caterina Licata