La mostra personale di Gualdo Rocco "Il colore e la scrittura"

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    (mi-lorenteggio.com) Milano, 08 marzo 2010 – La sottile aurea che illumina ogni artista non è che il risultato di un tacito ascolto, la sublime beatitudine di un dolce riposo, il lungo tormento nell’attesa della prima alba.
    L’arte inneggia il meraviglioso canto della vita, si frantuma nel mistero della morte e scorre come acqua lungo il corso dell’esistenza umana.
    Allora il colore diventa scrittura ed ogni movimento, forma, ombra, rappresenta un preciso disegno in cui la fragilità dei nostri sensi trova il giusto equilibrio nella casualità delle prime pennellate.
    Ma se ci domandassimo: cosa rende una tela colorata un’opera d’arte? Ne converremmo che il riconoscimento della suddetta avviene attraverso impulsi.
    Solo quando si colpisce l’emotività dell’osservatore, quando si riesce a creare una metamorfosi visiva ma anche rievocativa, che il disegno sulla tela prende vita.
    L’artista che c’è in Gualdo Rocco suggerisce l’immagine vera del pittore e dello scultore.
    Egli ama disperdersi nella fugacità di linee, colori, rilievi, capaci di scavare nella profondità dell’autore.
    Nelle sue rappresentazioni l’artista rimane vicino ai grandi maestri dell’arte contemporanea.
    Nei suoi viaggi all’estero ha osservato le diverse morfologie e coloriture di città e paesaggi, traducendoli in una suggestiva sintesi, attraverso combinazioni cromatiche sorprendenti.
    Riesce, attraverso abili fusioni, a rendere il colore nero il tema dominante di intrecci coloristici che muoiono e rinascono mediante suggestive metamorfosi.
    L’elevazione intellettuale di questo artista, lo conferma senz’altro sulle alte vette di un’arte, che attraverso l’essenzialità di forme, diviene graffiante nella sua divulgazione.
    Caterina Licata

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