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Proverbio: Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello

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L’abbraccio tra i cardinali Scola e Tettamanzi sul sagrato di piazza Duomo applaudito da 23mila fedeli

(mi-lorenteggio.com) Milano, 25 settembre 2011 – Alle ore 16.45 di oggi, domenica 25 settembre, l’Arcivescovo Angelo Scola è arrivato in una piazza Duomo già gremita di fedeli, radunati per il suo ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano. Sono 15mila le persone che lo hanno atteso fuori dalla Cattedrale, mentre 8mila i fedeli che sono riusciti a entrare in Duomo.

 

Scola durante l’omelia

Ad accogliere il cardinale Scola c’erano il Vicario Generale della Diocesi monsignor Carlo Redaelli e il Moderator Curiae monsignor Gianni Zappa, oltre alle autorità civili: il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il Presidente della Provincia di Milano Guido Podestà e il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia. L’Arcivescovo Scola ha ricevuto gli onori militari dal picchetto d’onore: ha salutato e benedetto la bandiera, poi ha raggiunto il sagrato della Cattedrale dove lo aspettava il cardinale Dionigi Tettamanzi. I due cardinali si sono scambiati un lungo abbraccio, prima di entrare in Duomo per la funzione solenne.

All’ingresso in Cattedrale, l’Arcivescovo Scola ha baciato in ginocchio la Croce Capitolare e ha raggiunto in processione, insieme al cardinale Tettamanzi, l’altare.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha rivolto un omaggio al neo Arcivescovo: «Non è tanto il Vescovo a portare il pastorale, quanto il pastorale stesso a portare il Vescovo. Dico il pastorale come segno di una ricchezza di fede e di un dinamismo di grazia che si sprigionano dalla preghiera e dalla santità di tanti fedeli passati e presenti della Chiesa ambrosiana».

È stato poi il momento, atteso, del solenne del passaggio del Pastorale di San Carlo, accolto dai fedeli con un lungo e commosso applauso.

Anche l’Arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, ha indirizzato un saluto all’Arcivescovo Scola: «Auguriamo che lo stuolo di “guglie viventi”, la preghiera cioè di tutti i fedeli per il loro Arcivescovo la sostenga nel compito di guidare la nostra Chiesa, perché sul rigoglioso albero della sua tradizione, antica e recente, spuntino nuovi e promettenti virgulti».

La Messa prosegue ora con la Liturgia della Parola.

Milano, Duomo:
Saluto del cardinale Tettamanzi all’Arcivescovo cardinale Angelo Scola
alla consegna del pastorale

Eminenza carissima,

in questo momento così solenne ti ripeto quanto, sin dal giorno della tua nomina ad Arcivescovo di Milano, ho detto con fede all’intera Chiesa ambrosiana: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”!

Sì, tu vieni “in nomine Domini”. Il tuo entrare in Diocesi nel nome del Signore, mentre ci ricorda il motto episcopale dell’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini, rinnova la nostra consapevolezza di essere tutti inseriti nel mistero della Chiesa che cammina nel tempo, nel mistero della Chiesa di Cristo: è lui l’unico buon Pastore che, nel succedersi dei pastori che siedono alla cattedra dei santi Ambrogio e Carlo, attraverso la loro voce e il cuore, il dono di sé e il servizio dell’autorità, continua a guidare con forza e dolcezza il popolo di Dio.

Con intima gioia spirituale sperimento l’avvicendarsi dei Vescovi nella vita della Chiesa sotto la guida autorevole e mite del Santo Padre: come nel settembre 2002 raccoglievo il testimone dal Cardinale Carlo Maria Martini, ora sei tu, Eminenza, a ricevere questa santa e formidabile eredità: ne è segno significativo e splendido la consegna del pastorale di San Carlo.

“Vedrai come sarà pesante”. Così mi disse il Cardinale Martini. E diceva la verità. Ma una verità che nel tempo ne ha svelate altre: quella di una presenza del Signore che sostiene e conduce con potenza secondo la sua stessa parola: “Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Matteo 11,30). E ancora quella per la quale non è tanto il Vescovo a portare il pastorale, quanto il pastorale stesso a portare il Vescovo. Dico il pastorale come segno di una ricchezza di fede e di un dinamismo di grazia che si sprigionano dalla preghiera e dalla santità di tanti fedeli – passati e presenti – della Chiesa ambrosiana.

Per questo accompagno ora il solenne gesto di consegna con la preghiera della Messa Crismale nella quale il Vescovo si affida all’intercessione dei confratelli presbiteri e di tutto il popolo di Dio pronunciando queste parole: “E pregate anche per me perché sia fedele al servizio apostolico affidato alla mia umile persona, e tra voi diventi ogni giorno di più, immagine viva e autentica di Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo di tutti”. Sì, è questa la preghiera che ora noi tutti eleviamo per te, carissimo Angelo. “Il Signore ci custodisca nel suo amore e conduca tutti noi, pastori e gregge, alla vita eterna. Amen”.

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo emerito di Milano

Milano, Duomo:
Saluto dell’Arciprete mons. Manganini all’Arcivescovo cardinale Angelo Scola

Eminenza Reverendissima,
Arcivescovo Metropolita di questa Santa Chiesa milanese,

quando il Vescovo entra solennemente per la prima volta nella sua Cattedrale, bacia il Crocifisso – come lei ha già fatto con la croce capitolare di S. Carlo. Con questo gesto annuncia che tutto il suo ministero è sequela della signoria crocifissa e gloriosa del Signore Gesù. Di Cristo, della sua Pasqua, della sua misericordia abbiamo tutti bisogno. Non a caso la Liturgia ambrosiana, nelle solennità, prescrive di celebrare l’Atto penitenziale, in mezzo alla gente, in gremio Ecclesiae; Vescovi, Presbiteri, Diaconi e fedeli proclamano la signoria di Cristo e si affidano alla sua Pasqua che salva.

Ora lei, Arcivescovo Angelo, è nella sua cattedrale, la nostra amata basilica metropolitana, il duomo, come è comunemente chiamata dalla gente: per lei e per la chiesa ambrosiana è un inizio che, con la Grazia del Signore, apre un evangelico cammino comune.
Gustiamo questo momento benedetto e lasciamoci guidare da quanto dice la Lumen Gentium a riguardo del Vescovo diocesano (capitolo III n 27): I Vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate, come vicari e legati di Cristo.
Gli ambrosiani hanno una particolare venerazione per il loro Arcivescovo, sia per merito dei suoi Predecessori, in particolare dei Santi e Beati Vescovi che ricordiamo in questa Eucaristia, sia per quel senso di profonda appartenenza ecclesiale che, da secoli, caratterizza i fedeli, vicini e lontani. E’ una appartenenza consolidata dal rito proprio con cui la Chiesa di Milano celebra la sacra Liturgia, “dote che distingue la nostra Chiesa, ne costituisce la fisionomia spirituale e, in molti aspetti, caratterizza l’azione pastorale” (Sinodo Diocesano XVVII, cost. 87 § 1).
La presenza sua come nostro nuovo Arcivescovo, nella promettente comunione tra Pastore e fedeli, realizzerà quando il nostro Sinodo XLVII recita alla costituzione 4: “La Chiesa ambrosiana accoglie, con grande gratitudine le stimolazioni e i pungoli per un autentico rinnovamento, che lo Spirito non le lascia mai mancare nella storia”.

Quando il suo illustre predecessore, l’Arcivescovo Giovanni Battista Montini, fece il suo ingresso, avendo già il duomo negli occhi e nel cuore, osò parlare di una “fantastica apparizione, tra cielo aperto e pianura immensa” e “dello stuolo di guglie oranti”. Mi pare quindi di poter immaginare che anche a lei è dato di gustare questa fantastica e impegnativa apparizione in questo benedetto momento: la cattedrale metropolitana i cui lavori sono in fase di visibile ristrutturazione, la pianura immensa in cui si distende la Chiesa diocesana e il territorio lombardo di cui è Metropolita. Ma il Vescovo non è solo: egli è sponsalmente con la sua Chiesa, è pastoralmente con i suoi fedeli, uniti, con compiti complementari, nella stessa missione. Papa Benedetto XVI, cui va il nostro saluto in questo momento, nel discorso ai Vescovi di recente nomina sottolineava:” il sacerdozio ministeriale ha lo scopo e la missione di far vivere il sacerdozio dei fedeli, che in forza del Battesimo, partecipano a loro modo all’unico sacerdozio di Cristo”(Benedetto XVI, Discorso ai presuli di recente nomina, 15/09/2011); è un pensiero su cui il suo Predecessore, il Card. Dionigi Tettamanzi, che ancora una volta ringraziamo, amava soffermarsi frequentemente nel suo magistero.

A nome del Capitolo Metropolitano, a nome dei Presbiteri di cui l’Arciprete del Duomo è, per secolare tradizione, liturgicamente, il fratello maggiore, a nome della veneranda Fabbrica auguro, a Lei, carissimo Fratello e Padre, che lo stuolo di “guglie viventi”, la preghiera cioè di tutti i fedeli per il loro Arcivescovo la sostenga nel compito di guidare la nostra Chiesa, perché sul rigoglioso albero della sua tradizione, antica e recente, spuntino nuovi e promettenti virgulti.

monsignor Luigi Manganini
Arciprete Duomo di Milano

Redazione


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