
(foto di Marco Gradozzi)
Tanti gli elementi, inseriti a seguito di un attento e scrupoloso studio filologico, che proiettano il visitatore indietro nel tempo : l’impianto di illuminazione – compresi interruttori, portalampade in porcellana, prese e il quadro elettrico – è composto da pezzi originali, come originali dell’epoca sono i lavandini, il citofono, le casse militari che contenevano materiale di primo soccorso, bombe a mano e attrezzi per la manutenzione delle vetture. Gli arredi, il salottino, i tavoli, le sedie fino ai piccoli particolari come giornali dell’epoca, la lampada da tavolo, le maschere antigas, i rapporti sui bombardamenti, il servizio da tè, l’orologio: ogni minimo dettaglio è stato studiato e acquisito dopo averne valutato la perfetta corrispondenza storica.

(foto di Marco Gradozzi)
Il complesso sistema di aerazione, in parte ancora esistente, permetteva di mettere in sovrapressione le stanze rifugio ed impedire così l’ingresso di gas. Un “elettroventilatore a pedaliera” poteva far funzionare il tutto anche in assenza di energia elettrica, grazie ad una “bicicletta”, ancora in parte presente.

(foto di Ivano Stranieri)
Fiore all’occhiello del bunker, e delle operazioni di recupero, le 5 porte, blindate e antigas, che sono state rimesse in funzione e che vengono regolarmente utilizzate, con la possibilità da parte dei visitatori di poterle aprire e chiudere, compresa la grande anta della porta carrabile, pesante ben 1800 chili.

(foto di Ivano Stranieri)
(foto di Ivano Stranieri)
Splendida anche la scala a chiocciola in travertino che fungeva da uscita d’emergenza. Sono infine da notare le splendide volte in mattoni, con archi ribassati in più punti, le cornici e gli zoccoletti realizzati in finto travertino, e gli angoli arrotondati, elementi che richiamano all’architettura razionalista tipica del periodo fascista.
Redazione