«A questo pensavamo quando, nel 2005, abbiamo dato vita, Casa della carità e Centro Ambrosiano di Solidarietà, al progetto del “Villaggio Solidale”, che ha dato la possibilità a oltre 80 famiglie rom, sgomberate dai campi o che vivevano in condizioni precarie o di emergenza, di rendersi autonome dopo aver partecipato a percorsi di formazione e inserimento al lavoro. Proprio grazie all’inclusione lavorativa, queste famiglie hanno una loro autonomia e risiedono oggi in appartamento», ricorda don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità e consigliere di direzione del CeAS.
«Per questo – aggiunge – in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti di domenica 8 aprile, lanciamo una campagna per la promozione della piena cittadinanza dei rom, che ha per titolo “Cittadini grazie al lavoro”, per raccontare le storie dei tanti che in questi anni hanno riscattato la loro condizione grazie a un’occupazione». Soprattutto le donne sono protagoniste di questo riscatto. Per esempio Mariana, che viveva nel campo di via capo Rizzuto e che ora è aiuto cuoca per un’azienda di ristorazione. O Dora, analfabeta fino ai 30 anni, che oggi lavora come badante. E ancora Alina, che a ogni viaggio in metropolitana chiedeva l’elemosina, mentre ora lavora regolarmente in un’impresa di pulizie. Spiega Donatella De Vito, responsabile del progetto “Villaggio Solidale”: «Per sostenere l’inclusione lavorativa degli adulti disoccupati, abbiamo sviluppato percorsi di orientamento e formazione professionale, in collaborazione con altre realtà del terzo settore e con le istituzioni locali, e sono stati attivati tirocini, borse lavoro e percorsi di apprendistato che, in molti casi, hanno favorito l’ingresso nel mercato del lavoro vero e proprio. Questi percorsi – continua De Vito – sono però sempre più difficili da realizzare, da una parte perché mancano le risorse economiche per sostenere corsi di specializzazione; dall’altra perché, contrariamente a quanto auspicato dalla Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, le occasioni di inserimento lavorativo in circuiti differenti dalle attività tradizionali per queste persone sono ancora poche. È quindi importante la collaborazione tra gli enti del terzo settore che operano con le famiglie rom, le istituzioni e i servizi di orientamento al lavoro, in modo da costruire percorsi di inserimento al lavoro individualizzati e di successo». «Pensando alle storie positive di Mariana, Dora e Alina, la richiesta che facciamo anche attraverso la campagna “Cittadini grazie al lavoro” è che si investa di più nelle politiche di inserimento lavorativo dei cittadini rom e sinti che vivono ancora in condizioni di esclusione, così che possano avere strumenti concreti per raggiungere quell’autonomia che li rende cittadini a tutti gli effetti». Leggi la storia di Mariana: www.casadellacarita.org/storia-mariana
Redazione

