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Archeologia preventiva: a Milano, illustrato l’accordo Soprintendenza- BrianzAcque per la carte del rischio archeologico

Obiettivo? Una pianificazione urbanistica e infrastrutturale consapevole e rispettosa dei beni e dei reperti storici, eventualmente presenti nel sottosuolo

(mi-lorenteggio.com) Milano, 15 gennaio 2019 – Come conciliare la tutela dei beni archeologici con le esigenze pianificatorie e operative di un’azienda idrica che realizza lavori e infrastrutture nel sottosuolo? La soluzione c’è. Si chiama “Carta del potenziale archeologico”, strumento predittivo per indicare se, in una determinata zona, vi sia la possibilità che esistano depositi di interesse archeologico. L’accordo, sottoscritto tra BrianzAcque – gestore pubblico del servizio idrico integrato a Monza e Brianza – e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, è stato presentato in mattinata a Milano, nella sede della Soprintendenza alla presenza di numerosi amministratori locali. A livello nazionale, si tratta del primo strumento di questo genere mai realizzato in lotto unico su un’area vasta come quella di una provincia. La “mappa” sarà infatti redatta per l’intero territorio di MB: 405,4 Kmq. di superficie, suddiviso in 55 Comuni.

In apertura, il Soprintendente Luca Rinaldi ha spiegato: “La Provincia di Monza e Brianza è, nel nostro paese, la seconda come densità di popolazione e ha visto e vede ancora complessi progetti di trasformazione infrastrutturale del territorio, che interessa naturalmente le reti di servizi, tra cui quelle idriche. Ma la Brianza è anche terra con un patrimonio culturale ricco, testimone della successione di più civiltà, le cui tracce e reperti sono indagate grazie soprattutto alla ricerca archeologica. La normativa per i lavori pubblici impone il controllo preventivo della presenza di depositi di interesse archeologico al fine di valutare soluzioni progettuali che non li intacchino o di anticipare la fase di indagini archeologica rispetto all’avvio dei cantieri edili. Il rinvenimento imprevisto di depositi archeologici impone, infatti, rallentamenti per la necessità di indagare e documentare le tracce del passato nonché valutazioni estemporanee sulla compatibilità dei progetti già avviati rispetto alle esigenze di tutela. Questo strumento, che sarà elaborato grazie alla meritoria azione di BrianzAcque, sarà di estrema utilità per tutti gli operatori, non solo pubblici, e per la stessa comunità scientifica, in vista della piena sostenibilità delle azioni di governo e valorizzazione del territorio.”

Da parte sua, il Presidente e AD BrianzAque, Enrico Boerci ha evidenziato come l’idea di dar vita alla Carta sul rischio archeologico nasca dal lavoro quotidiano della società, impegnata a realizzare investimenti in continua crescita e ha quindi aggiunto: “Siamo orgogliosi di dar corso alla realizzazione di questo documento che ci vede lavorare in partnership con una realtà prestigiosa come la Soprintendenza. La carta è uno studio ad ampio spettro per una pianificazione degli interventi, molti dei quali destinati a migliorare il servizio e a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, che ci consentirà di ridurre costi e tempi, evitando interferenze di carattere archeologico. Noi, società pubblica al 100%, abbiamo una concezione dell’ambiente a tutto tondo che, alla natura, assomma il paesaggio con tutti i suoi beni. Portiamo l’acqua a quasi 900 mila utenze, ma la proteggiamo anche. E così, come salvaguardiamo la risorsa idrica, preziosa e limitata, parimenti ci impegniamo a tutelare l’eredità archeologica del territorio dal quale la attingiamo per rispettarlo e per valorizzarlo anche nel suo aspetto storico e culturale”.
Una volta completata, la carta del potenziale sarà utile non solo a BrianzAcque, ma anche agli enti territoriali, con riserva di libera consultazione a fini di pianificazione territoriale e urbanistica secondo le modalità che saranno concordate con la Soprintendenza. Non solo. Andrà a costituire un precedente, che potrà essere preso a modello e replicato da altre società pubbliche e/o private che effettuano scavi nel sottosuolo (attività edilizia, di telefonia mobile, forniture di gas, di elettricità ecc.), in quanto è interesse di vari ambiti strategici avere a disposizione uno strumento analogo, capace di consentire lo svolgimento di operazioni di scavo senza correre il rischio di danneggiare o distruggere il patrimonio archeologico.
Per il Presidente della Provincia, Roberto Invernizzi: “La presenza della Provincia vuole sottolineare proprio il grande valore di un progetto che mi auguro possa diventare una case history da presentare anche nelle altre province.
E in un territorio, come il nostro, che purtroppo si conquista ancora la maglia nera nelle classifiche sul consumo del suolo, credo che il lavoro promosso da Brianzacque insieme alla Soprintendenza sia un segnale positivo di un cambiamento culturale che è necessario.
Dobbiamo imparare ad utilizzare in maniera consapevole il territorio per garantire quel delicato equilibrio tra il necessario sviluppo urbanistico e la salvaguardia intelligente del patrimonio.
La Provincia, con il suo Piano territoriale di coordinamento, ha già messo in campo tanti strumenti di salvaguardia per promuovere anche una cultura diversa dell’utilizzo degli spazi.
Ma non basta. Serve essere consapevoli che il suolo è una risorsa che va conosciuta e tutelata.
E la carta del potenziale archeologico sarà uno strumento in più di conoscenza che offre un metodo previsionale concreto di conoscenza a servizio dei Comuni con informazioni utili per chi deve fare programmazione”.

In base alla convenzione, la copertura finanziaria per la messa a punto del documento sarà a carico di BrianzAcque. La Carta del potenziale archeologico, oltre a recepire la carta dei rinvenimenti archeologici elaborata dalla Soprintendenza, comprenderà vari livelli di indagine del territorio per l’identificazione di aree potenzialmente caratterizzate dalla conservazione di depositi archeologici, ovvero delle tracce stratificate del passato. L’analisi prenderà in considerazione i perimetri dei nuclei di antica formazione, la presenza di edifici storici, le informazioni derivanti dalle cartografie e dalle fonti storiche, dalle fotointerpretazioni e dall’esame della toponomastica, i risultati di analisi geologiche e geomorfologiche nonché quanto ricavabile dai surveys. I dati raccolti saranno incrociati per valutare il grado di potenziale archeologico delle diverse aree del territorio provinciale. Lo strumento andrà ad aggiungersi alla Carta Archeologica informatizzata della Provincia di Mb sviluppata dalla Soprintendenza tra il 2010 e il 2014 attraverso lo spoglio della documentazione d’archivio e della bibliografia archeologica disponibile, “atto primo” di studi e ricerche sulle caratteristiche del popolamento antico dell’area brianzola. Non mancheranno i rilievi aerei con drone, tecnologia ormai consolidata nella prassi gestionale della monoutility dell’acqua brianzola.

“La carta del potenziale archeologico – ha concluso l’ing. Massimiliano Ferazzini, direttore settore pianificazione e progettazione territoriale di BrianzAcque – assolve agli obblighi in materia di valutazione preventiva dell’interesse archeologico prevista dal Codice contratti, per tutta la Provincia, sollevando quindi non solo BrianzAcque ma qualsiasi utility o privato dal doverla affrontare, fornendo così uno strumento di semplificazione e di indirizzo per i nostri comuni soci, per l’ente Provincia e qualsiasi stakeholder coinvolto. Un’occasione in cui la sinergia tra enti porta beneficio a tutto il sistema territoriale”.

Nei prossimi mesi, i due enti elaboreranno a quattro mani la documentazione tecnica e amministrativa necessaria per dare via alle procedure di affidamento del servizio, che sarà svolto sotto la direzione scientifica di Soprintendenza e la direzione operativa di BrianzAcque. Si prevede che la messa a punto della carta richiederà una tempistica di circa due anni.

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