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Proverbio: D'aprile non ti scoprire.

Basiglio si mobilita per la Memoria

 

È partita domenica 20 gennaio la maratona di lettura dei nomi dei 30.632 deportati italiani. Alla cerimonia era presente anche il rappresentante della Comunità ebraica, Gadi Schoenheit

Basiglio (21 gennaio 2019) – “Non è retorica spiccia pensare che quei tragici fatti che hanno caratterizzato la vita degli italiani e degli europei nella prima metà del secolo scorso possano ripetersi. I segnali ci sono e non possono non preoccuparci. Il Giorno della Memoria, il 27 gennaio deve servire anche a questo”: il sindaco di Basiglio Lidia Reale ha aperto ieri pomeriggio in piazza Marco Polo la maratona di lettura “Restituisco il tuo nome”, che ha l’obiettivo di leggere ad alta voce il nome e il cognome di tutti i 30.632 deportati italiani tra il 1943 e il 1945.
“Ci siamo mobilitati come comunità – evidenzia il primo cittadino – per restituire ai deportati italiani quella dignità, almeno del nome, che il regime nazista ha voluto cancellare. Per ciò ringrazio le associazioni e i cittadini che hanno accolto, senza esitazione, questa sfida che abbiamo deciso di affrontare, per la prima volta in Italia. Vogliamo lanciare un messaggio chiaro a tutti coloro che ancora oggi pensano che dividere, discriminare, creare differenze tra gli esseri umani non sia un crimine”.
Ideatore dell’iniziativa è stato il consigliere comunale e storico Marco Rossignoli, che nel suo intervento ha voluto sottolineare un dato incontrovertibile: “L’antisemitismo parte da lontano”. Infatti, ha detto Rossignoli: “Il popolo tedesco e, con esso, anche quello italiano – perché è giusto sottolinearlo, visto che anche l’Italia si è macchiata dello stesso crimine legato alle leggi razziali – non sono diventati antisemiti da un giorno all’altro. E l’antisemitismo non è sparito il 27 gennaio 1945 con l’apertura dei cancelli di Auschwitz. Questa giornata, quindi, serve non solo per ricordare doverosamente le persone che sono state deportate nei campi di concentramento, deportate non per aver commesso qualcosa, ma per essere qualcosa: ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici… Ricordare serve a capire, a formare quella coscienza collettiva di cui abbiamo maledettamente bisogno. È importante ricordare. Ci dice chi siamo e da dove veniamo. E, soprattutto, ci permette di decidere consapevolmente dove vogliamo andare”.
Presente alla cerimonia di apertura anche il rappresentante della Comunità ebraica, Gadi Schoenheit, che ha richiamato l’attenzione sulla libertà, sul dramma provocato da “infami e vigliacchi”. “È troppo comodo dire che i cattivi erano solo i nazisti. Il nostro Paese – ha detto Schoenheit – ha delle responsabilità precise e non ha ancora fatto i conti con la storia. Tante delle cose che stanno accadendo in questi mesi sono figlie di quell’ignoranza”. Perché intere generazioni non hanno mai studiato i fatti della Seconda Guerra Mondiale.
Gadi Schoenheit si è poi soffermato, commosso, su un fatto che ha riguardato la sua famiglia. “Nei prossimi giorni – ha detto – vi capiterà di leggere anche il nome Giuliana Melli. Era una mia cuginetta, arrestata nell’agosto del 1944. Venne portata ad Auchwitz e lo stesso giorno uccisa in una camera a gas. Aveva quattro anni e mezzo e una sola colpa, quella di essere nata”. Concludendo: “Noi abbiamo il dovere di ricordare perché quanto accaduto non capiti più nella patria di Dante e Michelangelo, di Giotto e Leonardo da Vinci”.

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