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Proverbio: D'aprile non ti scoprire.

Annullo filatelico dei francobolli di Don Diana presso la Casa di Reclusione di Opera

 

(mi-Lorenteggio.com) Opera, 19 marzo 2019 – In distribuzione da martedì 19 marzo – effettiva in Italia, virtuale in Vaticano, dove si festeggia San Giuseppe e gli uffici sono chiusi – i francobolli chiamati a far memoria di don Giuseppe Diana, il prete che disse no alla dittatura dei clan, giovedì 21 avranno un battesimo inconsueto. La Casa di reclusione di Milano Opera, carcere di massima sicurezza con una concentrazione tra le più elevate di ristretti al 41 bis, molte dei quali condannati per mafia. L’iniziativa è coordinata dal Gruppo filatelia attivo da alcuni anni nell’ambito del Progetto filatelia nelle carceri che “trae origine dalle peculiarità del francobollo, espressione dell’arte, della storia, dell’attività economica, dello sport, della religiosità, della sensibilità ai problemi sociali e, in sostanza, della cultura di un paese”.

 

 

Firmato da Giustina Milite, attiva al Centro filatelico dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, l’immagine del francobollo italiano con l’indicazione della tariffa affidata alla lettera B e che al presente corrisponde a 1,10 euro, propone, su uno sfondo di scouts, in primo piano a sinistra, un ritratto dell’eroico sacerdote assassinato il 19 marzo 1994, come ricorda don Luigi Ciotti, “nella sacrestia della chiesa di cui era parroco, a Casal di Principe, nell’Agro aversano. Si stava preparando a celebrare la Messa, quando quattro proiettili ne hanno spento per sempre la voce terrena. Una voce che predicava e denunciava, che ammoniva ma sapeva anche sostenere. Che sapeva uscire dalla sacrestia e scendere dall’altare per andare incontro alle persone, rinnovando un’autentica comunione”. L’immagine è affiancata, a destra, dalla scritta “Per amore del mio popolo” che rappresenta – la sottolineatura e del ministero dello Sviluppo economico, al quale compete l’emissione dei francobolli – “il suo scritto più noto, una lettera manifesto dell’impegno contro il sistema criminale”.

Da 1,10 euro il dentello vaticano è invece opera di Marco Ventura, che nel campo dell’illustrazione occupa un posto importante e che nel corso dell’evento del 21 marzo nella Casa di reclusione di Opera ripercorrerà le tappe che hanno portato al disegno definito attraverso un breve filmato appositamente realizzato assieme alla figlia Francesca. E’ questa la seconda volta che un francobollo vaticano viene tenuto a battesimo all’interno della Casa di reclusione di Milano Opera (in precedenza la serie Natale del 2018). L’occasione, sottolinea Mauro Olivieri, direttore dell’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano è altamente significativa: “don Diana, ucciso dalla camorra, ricordato in un carcere con tanti detenuti per crimini in associazione mafiosa. Era un prete, un ragazzo coraggioso. Non è neanche beato, come don Puglisi, né santo come Kolbe. La filatelia questa volta arriva addirittura prima del riconoscimento della chiesa”.

Il francobollo delle Poste con le chiavi decussate – l’emblema dello Stato Vaticano- è ricco di riferimenti e di rimandi. Rappresenta –, precisa lo stesso Marco Ventura, “don Diana con le mani giunte ed ai fianchi alcune figure di ragazze e ragazzi scout” Una presenza, quindi, con rimandi al francobollo italiano, la cui immagine è stata diffusa in contemporanea con l’emissione. Così prevedono le bizzarre e contestate linea guida per l’emissione delle carte valori postali italiane.

“Sacerdote e uomo carismatico, coraggioso, altruista e virtuoso ha lasciato – ricorda la sorella Marisa – con la sua tragica morte, un profondo segno nella società campana e soprattutto nel suo popolo”.

L’area più simbolicamente forte del francobollo vaticano dedicato a don Diana, che prima di essere essere ammazzato scrisse tra l’altro: ”La camorra ha assassinato il nostro paese, ‘Noi’ lo si deve far risorgere”, è quella della parte bassa della composizione dove una “massa scura” è “popolata da spazzatura, topi e serpenti”. Da questo “intrico – precisa Marco Ventura – ne esce una mano con una pistola puntata in direzione di don Diana”. Forse è la prima volta che un’arma campeggia in bella vista su un francobollo vaticano. Riunito in minifoglio di sei, così come la celebrazione dello scorso anno in onore di un altro martire della mafia, don Pino Puglisi. “Ho cercato – assicura Marco Ventura- di creare un francobollo quasi gemello dell’altro: nella parte superiore cielo giallo con raggi che vengono dall’alto, in basso una massa oscura”. Nell’area di sinistra il minifoglio contiene la scritta: “Per amore del mio popolo. Don Giuseppe Diana”, e un testo rievocativo: “Il 19 marzo1994, don Diana viene barbaramente ucciso dalla camorra, nella chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, sua città natale”. Un’emissione, come si vede totalmente parlante. Nelle immagini e nel testo. Un duro colpo nello stomaco, forse, che esprime tuttavia l’atrocità dell’assassinio. Con un lettering, per di più, efficacissimo realizzato appositamente con lettere piene ed altre vuote che “inizialmente avrebbero dovute essere in nero o in rosso sangue!”. Scelte per “simboleggiare le ferite del male che assalgono il bene”, ma anche “i colpi degli assassini”.

Nella mostra filatelica allestita nella Casa di reclusione di Opera sono presentati schizzi e disegni preparatori che hanno portato alla realizzazione del francobollo vaticano dedicato a don Pino Puglisi ed a quello, ancora fresco di stampa, che onora don Giuseppe Diana. E con essi la versione in mosaico- filatelico, frutto della sapiente e certosina pazienza di un recluso che con perizia ha utilizzato centinaia e centinaia di frammenti di francobollo.

Don Giuseppe Diana è altresì proposto sulla cartolina di Poste Italiane, attraverso l’immagine appositamente realizzata da un altro ristretto del Gruppo filatelia, Gaetano Puzzangaro, dalla quale è stato ripresa pure l’illustrazione dell’annullo di Poste Italiane. Anche il Vaticano il Vaticano “bollerà” con il timbro giorno di emissione illustrato con me mani giunte in preghiera, il dentello postale celebrativo del sacerdote ucciso, “mentre aiutava la gente, per seminare il suo messaggio e poi andare altrove” con il bollo del giorno di emissione raffigurante mani giunte: quelle di don Diana. La cui storia, “si associa ad altre figure che fondarono la loro esistenza sulla legalità, come don Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino. Le loro storie sono unite dal servizio verso gli altri sino al dono di sé; sono unite per la causa di beatificazione, come uomini da portare ad esempio della società. La loro vita è una storia di strada, di ponte, di seminatori, di cammino, di impegno, di vento. Se vogliamo – questa la conclusione – può esserlo anche la nostra”.

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