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Como. Inaugurato l’impianto di fitodepurazione al Depuratore di Merone che migliora la qualità delle acque del fiume Lambro

 

(mi-Lorenteggio.com) Merone, 23 Marzo 2019 – Garantire il miglioramento delle acque che dal Depuratore di Merone vengono immesse nel fiume Lambro. E’ questo l’obiettivo dell’innovativo sistema di affinamento che questa mattina il Presidenti del Parco Regionale della Valle del Lambro l’Avv. Eleonora Frigerio ed Enrico Pezzoli, Presidente di Como Acque e il Sottosegretario di Regiona Lombardia con Delega ai Rapporti con il Consiglio Regionale, Fabrizio Turba, hanno ufficialmente inaugurato e aperto al pubblico questa mattina dell’ambito delle manifestazioni organizzate per la Giornata Mondiale dell’Acqua 2019 “Diamo voce al Lambro”. Il progetto realizzato in meno di tre anni, è sviluppato nell’ambito del Contratto di Fiume, ed è stato finanziato (1 milione 900 mila euro) da Regione Lombardia, ed è inserito in un contesto più ampio di interventi sul Lambro cofinanziati dall’Unione Europea «Progetto Life+» e da Fondazione Cariplo.

I LAVORI – La realizzazione della vasca ha previsto la preparazione dell’area e la modellazione del terreno dove successivamente sono state create le sponde e le trincee, necessarie per contenere le acque di ruscellamento. Sul fondo delle vasche è stato steso uno strato di sabbia per ottenere la pendenza di progetto e salvaguardare l’integrità dell’impermeabilizzazione, posata su un primo strato di tessuto non tessuto in fibra minerale. Successivamente è stato posato il manto impermeabilizzante ricoperto con uno strato in fibra minerale. Le acque sfiorate vengono sollevate in testa tramite tre pompe in serie, capaci di garantire una portata massima di 400 litri al secondo. Le portate di pioggia vengono poi inviate all’impianto di grigliatura e successiva dissabbiatura composto da due distinti blocchi paralleli disposto fuori terra in sostituzione dell’impianto interrato previsto in progetto. Le acque vengono poi inviate alla seconda stazione di sollevamento per il successivo stadio di fitodepurazione areata. Sono state quindi posate le differenti condotte per l’alimentazione, l’aerazione e lo scarico delle vasche. Contemporaneamente alla posa dei sistemi di alimentazione e drenaggio le vasche sono state riempite con materiale di idonea granulometria, più grossolano nella parte inferiore (tra i 16 e i 32 millimetri) e più fine in quella superiore (2-8 mm) con uno strato di transizione nel mezzo. Le vasche a flusso sommerso sono quindi state piantumate con specie igrofile. A controllare il sistema nella parte terminale è stata collocata una centralina di monitoraggio in continuo della qualità delle acque in uscita dal sistema.

UN’AREA RIQUALIFICATA APERTA AI CITTADINI – La zona umida è stata riqualificata grazie alla creazione di una sentieristica molto discreta che ha dato la possibilità ai cittadini della Valle del Lambro di renderla praticabile compatibilmente con la sua vocazione ambientale. Il processo si conclude con il passaggio dell’acqua depurata che verrà poi reimmessa nel Lambro nel punto più a valle dell’area di intervento. A realizzare l’impianto hanno partecipato progettisti delle più importanti società in Italia operanti nel campo della Fitodepurazione, con diverse realizzazioni portate a termine anche in Europa: la capofila, Iridra di Firenze, si è occupata della parte impiantistica e di processo mentre lo Studio Majone di Milano ha curato gli aspetti idraulici.

ANCHE DUE IMPIANTI A NIBIONNO – Oltre a Merone, anche a Nibionno è stato realizzato un ecosistema filtro di affinamento a flusso superficiale composto da due bacini distinti in grado di trattare le acque reflue depurate provenienti dal depuratore convenzionale. Le portate derivate sono convogliate nei bacini di affinamento per il successivo trattamento. Entrambi i bacini di affinamento sono caratterizzati da un’area avente profondità media del tirante d’acqua non superiore ad un metro e un’area a canneto caratterizzata da circa 50 centimetri d’acqua. Il tempo medio di residenza delle acque per entrambi i bacini varia da circa 5-10 ore in corrispondenza di eventi meteorici che determinano un incremento della portata in ingresso al depuratore fino a tre volte la portata di tempo secco ad un massimo di una giornata (portata di tempo secco). I bacini sono stati impermeabilizzati per evitare la percolazione nel suolo delle acque e ricoperti da uno strato naturale (dello spessore di circa 30 centimetri) per consentire la piantumazione del canneto. La vasca Nord viene alimentata anche dallo sfioro delle acque della fognatura esistente che attualmente recapita nella valletta che sarà inglobata nella vasca di fitodepurazione. Entrambi i bacini scaricano direttamente nel fiume Lambro.

«Con l’impianto che oggi abbiamo inaugurato prende l’avvio un progetto che ha permesso la realizzazione di ecosistemi filtro per il finissaggio delle acque in uscita dal depuratore di Merone. Il sistema è principalmente volto al recupero della qualità del fiume e dei suoi habitat attraverso l’impiego di tecniche di fitodepurazione. Uno degli interventi, insieme a molti altri, che fa parte di un progetto più ampio di riqualificazione e salvaguardia del patrimonio naturalistico del fiume – ha spiegato l’Avv. Eleonora Frigerio, Presidente del Parco Regionale della Valle del Lambro – Questo progetto, il primo di questa entità a vedere la collaborazione così stretta tra un ente di depurazione e un Ente Parco, permetterà di salvaguardare ulteriormente il fiume Lambro con un impianto innovativo che migliorerà sensibilmente la qualità delle acque».

«L’accordo stipulato con il Parco Valle Lambro dalla ex Azienda Servizi Integrati Lambro, il cui ramo comasco è confluito ad inizio anno in Como Acqua, prevede che sia il gestore unico del Servizio Idrico Integrato ad occuparsi della gestione e manutenzione di questo sistema di finissaggio. Il Presidente di Como Acqua, Ing. Enrico Pezzoli, ha ricordato che l’impianto di fitodepurazione realizzato dal Parco è un valore aggiunto alle importanti opere di adeguamento dell’impianto di depurazione di Merone che sono state realizzate negli ultimi tre anni e verranno collaudate nei prossimi mesi. La sinergia dei due interventi, entrambi a carattere fortemente innovativo, garantirà una marcata riduzione dell’impatto degli scarichi del depuratore sul fiume Lambro».

 

 

La fitodepurazione è un sistema di trattamento delle acque reflue che riproduce i meccanismi di autodepurazione tipici delle zone umide. La depurazione avviene mediante l’azione combinata di un substrato permeabile, delle piante, del refluo e dei microrganismi presenti secondo processi fisici dovuti alla filtrazione meccanica e alla sedimentazione del particolato (l’insieme delle particelle disperse nel liquido). A questi si aggiungono i processi chimici che, grazie anche alla luce solare, avvengono sia in zone ossigenate sia in zone non ossigenate e a quelli biologici dovuti principalmente all’azione della flora microbica. Le piante acquatiche svolgono un duplice ruolo con un’azione diretta, assimilando alcune sostanze (principalmente elementi nutritivi inorganici) presenti nell’acqua da depurare e un’azione indiretta, fornendo una parte dell’ossigeno necessario ai microrganismi per poter decomporre la materia organica. Attraverso il processo di fitodepurazione vengono eliminati, in parte o del tutto, i microrganismi patogeni e le sostanze inquinanti. I sistemi di fitodepurazione sono pertanto basati su dinamiche naturali e possono essere definiti delle vere e proprie eco-tecnologie.

I sistemi a flusso superficiale, o Free Water Surface (immagine a sinistra), sono bacini o canali a bassa profondità in cui l’acqua reflua da trattare viene fatta scorrere lentamente attraverso un percorso generalmente sinuoso. Gli specchi d’acqua sono colonizzati da essenze radicate emergenti con diverse funzioni: rallentano la velocità del flusso, creano con i fusti e gli steli il substrato per l’adesione della biomassa batterica (biofilm), rimuovono parte dei nutrienti necessari per i processi metabolici di crescita.
Nei sistemi areati (immagine a destra) l’aria viene introdotta attraverso dei compressori che pompano l’aria in dei collettori collegati a ali gocciolanti (si possono utilizzare i classici tubi drip-line utilizzati in microirrigazione) poste sul fondo nel caso dei sistemi a flusso sommerso o a tubazioni plastiche con aeratori del tutto simili a quelli utilizzati nei sistemi a fanghi attivi sul fondo dei sistemi a flusso libero.

I sistemi a flusso sommerso verticale (immagine a sinistra) sono costituiti da vasche contenenti materiale inerte con granulometria prescelta al fine di assicurare una adeguata conducibilità idraulica (riempimento comunemente usati sono sabbia, ghiaia, pietrisco). I materiali inerti costituiscono il supporto su cui si sviluppano le radici delle piante emergenti; il fondo delle vasche poi deve essere impermeabilizzato. Durante il passaggio dei reflui la materia organica viene decomposta dall’azione microbica, l’azoto viene denitrificato, se in presenza di sufficiente contenuto organico, il fosforo e i metalli pesanti vengono fissati per adsorbimento sul materiale di riempimento; i contributi della vegetazione al processo depurativo possono essere ricondotti sia allo sviluppo di una efficiente popolazione microbica aerobica nella rizosfera sia all’azione di pompaggio di ossigeno atmosferico dalla parte emersa all’apparato radicale e quindi alla porzione di suolo circostante, con conseguente migliore ossidazione del refluo e creazione di una alternanza di zone aerobiche, anossiche ed anaerobiche con conseguente sviluppo di diverse famiglie di microrganismi specializzati e scomparsa pressoché totale dei patogeni, particolarmente sensibili ai rapidi cambiamenti nel tenore di ossigeno disciolto.

 

Redazione

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