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INDICAM: TRIBUNALE UNIFICATO BREVETTI, SOSTENIAMO TUTTI MILANO

L’associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale torna sulla mancata indicazione del capoluogo lombardo nella mozione votata in Parlamento per sostenere la candidatura italiana: dopo EMA si corre il rischio di perdere un altro importante ufficio europeo.

 

(mi-lorenteggio.com) Milano, 11 aprile 2019 –«Milano è sempre stata una delle scelte più accreditate come sede di sezione specializzata del Tribunale unificato europeo dei brevetti per sostituire Londra e sembrava logico che sul capoluogo lombardo si concentrasse l’attenzione del Governo. La decisione del Parlamento di indicare in modo generico l’Italia senza menzionare esplicitamente Milano dopo il lavoro fatto nei mesi passati è stata una spiacevole sorpresa. Non vorremmo assistere a una evoluzione in “stile EMA”».

Così Mario Peserico, Presidente di INDICAM, l’associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale che del Brevetto Unitario è stata sostenitrice sin da prima che l’Italia ratificasse la sua adesione all’accordo, a seguito della mozione approvata dalla maggioranza di governo alla Camera sulla candidatura dell’Italia per diventare la terza sede del Tribunale europeo dei brevetti. Contrariamente a quanto finora sempre sostenuto e a quanto proposto in un’analoga mozione di altri schieramenti politici, infatti, ci si attendeva la candidatura specifica di Milano come terza sede del Tribunale, accanto a Parigi e Monaco, per sostituire Londra (precedentemente individuata) a seguito degli effetti che potrebbe derivare da Brexit sull’intero sistema.

«La proprietà intellettuale – prosegue Peserico – è un asset che vale il 45% del PIL nazionale. I brevetti sono un segno di quanto l’innovazione sia un valore che va oltre la singola azienda, rappresentando una ricaduta di valore per l’intero sistema economico nazionale. È necessario che l’effetto post-Brexit sia lo spostamento dalla sede londinese del Tribunale al nostro Paese. Questo voto è un segnale importante ma forse anche un’occasione parzialmente mancata».

«Dividersi in questa fase e non sostenere, in maniera bipartisan, Milano, non è un segnale di coesione – ribadisce Peserico – anche perché altri Governi sono nel frattempo pronti a muoversi in maniera compatta. La proprietà intellettuale non ha colore politico né deve essere motivo di contesa. Data la sua importanza dovrebbe unire e sarebbe stato opportuno che gli sforzi della maggioranza, e del Parlamento, andassero nella direzione di candidare Milano come scelta forte, unica e di grande valore, essendo la città che più esprime ricerca e sviluppo, depositi di brevetti e innovazione a livello di start-up. Cambiare adesso, indicando genericamente l’Italia come sede, manca, a nostro avviso, di prospettiva. Ci auguriamo che questo voto non porti ad un indebolimento di cui sarebbero pronti ad approfittare in molti».

 

Redazione

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