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Presentato in Assolombarda il Rapporto annuale sull’ Economia Lombarda, redatto dalla sede di Milano della Banca d’Italia

Nel 2018 l’economia della Lombardia cresce ancora ma rallenta

 

(mi-Lorenteggio.com) Milano, 12 giugno 2019 – Ancora una volta l’economia della Lombardia surclassa la media nazionale, ma comincia a perdere colpi: soltanto i prossimi mesi diranno se si tratta di una temporanea battuta d’arresto o se il trend verso il basso continuerà. Molto dipenderà dalla congiuntura internazionale in quanto il punto di forza sta nell’esportazione; ma molto dipenderà anche dalle scelte di politica economica del governo che condizionano i consumi interni. E’, in estrema sintesi, quanto afferma il Rapporto annuale sulla salute di imprese e del mondo del lavoro realizzato da Bankitalia e presentato nella sede di Assolombarda a Milano a un selezionato parterre di imprenditori e di operatori economici, tra i quali il presidente di Assoedilizia e di Europasia Achille Colombo Clerici.

Nel 2018 la produzione manifatturiera lombarda è cresciuta ancora (+3,0%) ma ha decelerato rispetto al 2017 (+3,7%). Nello specifico, l’attività produttiva è aumentata in maniera sostenuta nel primo trimestre 2018, si è contratta nel secondo e nel terzo, per poi recuperare nel quarto. Tutte le classi dimensionali di impresa sono cresciute a tassi similari. A livello di settori, meccanica e minerali non metalliferi hanno registrato incrementi superiori alla media, mentre calzature e abbigliamento hanno visto un calo.

Tra gennaio e marzo 2019 la produzione è tornata ad indebolirsi.

Nel 2018, rispetto al 2017, si è dimezzata la crescita del fatturato delle imprese manifatturiere (+0,9% vs +2,1% a prezzi costanti), a causa di un rallentamento della domanda e di una battuta d’arresto degli ordinativi sia nazionali sia dall’estero. Secondo le indagini di Banca d’Italia, non c’è da essere ottimisti: le previsioni sul 2019 sono di un’ulteriore diminuzione. È cresciuto, ma a un ritmo inferiore rispetto al 2017, anche il fatturato dei servizi non finanziari.

Gli investimenti hanno accelerato, soprattutto in tecnologie 4.0, anche grazie agli incentivi fiscali. Ciò ha confermato che quasi solo le imprese che si sono ammodernate continuano a fare consistenti utili.

Nel 2018 la dinamica degli investimenti ha accelerato rispetto al 2017: le imprese industriali lombarde potrebbero aver anticipato in parte i programmi di investimento, anche per usufruire delle agevolazioni fiscali ridimensionate per il 2019. Tra le agevolazioni, il super-ammortamento è stato il più utilizzato (dal 55% delle imprese), seguito dall’iper-ammortamento (usufruito da circa il 33%). Gli investimenti sono stati soprattutto in tecnologie digitali, automazione ed interconnessione.

Le esportazioni hanno continuato a crescere; più +5,2%, in rallentamento rispetto al 2017 (+7,9%). Quasi tutti i settori manifatturieri sono aumentati, soprattutto metalmeccanica, farmaceutica, chimica e gomma-plastica. Fanno eccezione alimentare, e minerali che hanno registrato un segno meno.

Le esportazioni sono aumentate, sia verso i Paesi Ue, sia extra Ue. Tra i Paesi dell’Unione, le vendite sono diminuite solo verso il Regno Unito, ma ciò ha inciso in maniera poco rilevante. In caso di mancato accordo con l’Ue, l’incidenza della protezione tariffaria sul totale delle esportazioni lombarde verso il Regno Unito sarebbe stimabile intorno al 4,6%.

Tra il 2014 ed il 2018 l’economia lombarda ha registrato migliori performance dell’Italia e significativi cambiamenti nella struttura produttiva: l’andamento del PIL lombardo è sempre stato migliore rispetto alla media del Paese, senza però recuperare il divario di crescita cumulato con la Ue.

Alla migliore performance lombarda rispetto alla media nazionale hanno contribuito superiori tassi di crescita della produttività del lavoro e dell’occupazione. Infatti, nel 2018 la produttività del lavoro lombarda (misurata come valore aggiunto per unità di lavoro equivalente) risultava più alta del 20% rispetto a quella italiana nei principali comparti produttivi.

Nel decennio 2008‑2018 il numero di aziende in Lombardia è diminuito in concomitanza con le fasi di crisi, per poi tornare a crescere con il rafforzarsi della ripresa ed attestarsi a fine 2018 su valori in linea con il 2008. L’uscita dal mercato si è accompagnata anche a cambiamenti della scala produttiva: si è osservato un diffuso ridimensionamento nel settore edile, un aumento dimensionale delle imprese manifatturiere a maggior contenuto tecnologico e nei servizi a più elevata intensità di conoscenza.

Per quanto riguarda la struttura produttiva, in Lombardia la quota di stabilimenti con meno di 10 addetti (94,0%) è inferiore di un punto percentuale al dato italiano. Tutte le classi dimensionali mostrano una produttività maggiore rispetto alla media italiana: in particolare, il divario nella produttività media è particolarmente marcato tra gli stabilimenti più piccoli (circa 25%).

I prestiti bancari alle imprese sono cresciuti moderatamente e la diversificazione delle fonti di finanziamento è aumentata (quindi minor bancocentrismo anche se gli istituti di credito restano la principale fonte di finanziamento delle imprese)

I finanziamenti sono cresciuti per le medie e le grandi imprese, mentre è continuata la flessione per le piccole. A livello settoriale, i prestiti sono aumentati per il manifatturiero e i servizi, mentre è proseguita la contrazione delle costruzioni.

Negli ultimi anni le imprese lombarde hanno diversificato le fonti di finanziamento, facendo maggiormente ricorso al mercato dei capitali (+12 nuove quotazioni di società finanziarie con sede in regione nel 2018) e beneficiando anche di alcune agevolazioni all’emissione di strumenti finanziari. Significativo è risultato l’impatto dei PIR (Piani Individuali di Risparmio), che nel 2018 hanno effettuato investimenti in aziende lombarde per 2,6 miliardi di euro. Inoltre, si è registrata un’accelerazione dell’apporto di capitale di rischio nelle imprese da parte di investitori specializzati nel private equity.

Presentando il Rapporto, Giuseppe Sopranzetti, direttore della sede di Milano di Bankitalia, ha sottolineato il gap tra domanda e offerta di conoscenza da colmare. Aggiungendo: “Come dissi già lo scorso anno, c’è l’effetto traino di Expo che ha messo Milano sulla ribalta nazionale . Il combinato disposto di tutti i suoi punti di forza crea un circuito virtuoso, ma occorre alimentare questi vantaggi, avere una veduta lunga e azioni coerenti. La Lombardia ha tanti punti di forza, che consentono di affrontare meglio un’accelerazione quando c’è e di resistere invece a una eventuale congiuntura difficile”.

Per Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, che ha elencato con soddisfazione i dati positivi emersi da Rapporto, resta la preoccupazione per la decelerazione mondiale cui si aggiunge “il rischio Italia, l’instabilità e l’incertezza che il Paese ha ripreso a diffondere”. “In questo quadro, non ha senso – ha poi detto – una nuova sfida frontale alle regole europee”. E’ stata una disamina ad ampio raggio quella di Bonomi, della quale cogliamo la frase conclusiva di papa Francesco: “La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita. Interroghiamoci allora: è il momento di fare qualcosa di più ampio per l’Italia tutta”.

Ai lavori sono inoltre intervenuti Paola Rossi e Massimiliano Rigon coredattori del Rapporto, Alessandro Spada di Assolombarda, Ferruccio de Bortoli, notista economico, Andrea Sironi, presidente di Borsa Italiana. Conclusioni di Luigi Cannari, vicecapo dipartimento di Banca d’Italia.

B. S.

 

 

Foto:

– Giuseppe Sopranzetti e Achille Colombo Clerici

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