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Milano. CASA DELLA CARITÀ, IN UN ANNO AIUTATE PIÙ DI 4.600 PERSONE

 

 

Nel 2018, la Fondazione di via Brambilla si è presa cura di 4.609 uomini, donne e minori, ospitandone 677. Ha fornito assistenza legale a 713 persone, effettuato 2.753 visite mediche e psichiatriche, distribuito 59.857 pasti e offerto una doccia e un cambio di biancheria 
a 1.369 persone senza dimora. Ha promosso e organizzato 164 iniziative culturali, che hanno coinvolto 5.308 cittadini, di cui 780 bambini. 
Il bilancio economico si è chiuso positivamente, a fronte di 4.713.135 euro di entrate e 4.712.853 di uscite. 
Tutto questo grazie a 19.322 donatori, 103 volontari e 126 dipendenti.

Sono alcuni dati del Bilancio di sostenibilità 2018 della Casa della carità, 
da oggi on line sul sito sostenibilita.casadellacarita.org

(mi-lorenteggio.com) Milano, 13 giugno 2019 – Il 2018 di Mina, uno dei 10 minori stranieri non accompagnati accolti dalla Fondazione, è stato un crescendo di obiettivi raggiunti, culminato con un contratto di apprendistato e l’accoglienza in famiglia. Invece Paola, tra le oltre 900 persone seguite lo scorso anno sul territorio, è stata protagonista di un reading di poesia davanti a un folto pubblico in occasione di Book City. La stessa Paola che, prima di conoscere i custodi sociali, era tanto chiusa in se stessa che faticava a uscire di casa… Nel 2018 Ahmad, rifugiato afgano, ha trovato un lavoro e ora vive in autonomia, insieme ad altri ragazzi, ma quando è arrivato alla Casa aveva gravi problemi di salute. “Lo abbiamo seguito nel percorso di cura e oggi siamo felici di poter dire che ce l’ha fatta”, racconta Stefano, educatore dell’accoglienza uomini. Mina, Paola e Ahmad sono tra le 4.609 persone aiutate dalla Casa della carità nel 2018: uomini, donne e minori, che hanno alle spalle storie difficili e che la Fondazione accompagna verso diritti, autonomia e cittadinanza. 

Riassume don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità: “Praticare l’accoglienza oggi è sempre più difficile. Ma è quanto mai necessario. Nel 2018, lo abbiamo fatto accompagnati da una frase, che ci ha dato il coraggio di continuare, nonostante egoismo e chiusura sembrassero prevalere: ‘Prima le persone’. Non uno slogan, ma il principio-guida della nostra azione sociale e culturale. Siamo stati una Casa aperta. Sempre. A tutti. Una Casa aperta a chi è in difficoltà, a chi non trova alternative, a chi affronta tanti problemi alla volta; e una Casa aperta agli interrogativi, alle riflessioni, alle contaminazioni tra saperi diversi. Presentare il Bilancio di sostenibilità significa essere trasparenti e rendicontare tutto quello che abbiamo fatto in un anno, come e con quali risorse. Significa anche non chiuderci nell’autoreferenzialità, non essere un ente che eroga solo servizi, ma conservare una carica propositiva culturale e politica, immaginando soluzioni innovative e concrete ai problemi sociali”.

Accoglienza: relazione e cura per l’inclusione

Sul fronte sociale, la Fondazione ha operato in favore di 4.609 persone accogliendone 677 nelle sue strutture residenziali. 1.466 sono state le persone che si sono rivolte al centro d’ascolto, 713 quelle seguite dallo sportello di tutela legale e 532 dagli ambulatori medici e psichiatrici, che hanno effettuato 2.753 visite. È continuata anche nel 2018 la crescita del servizio docce e guardaroba, utilizzato da 1.369 persone (nel 2017 erano 1.171 e l’anno prima 755) per un totale di 8.730 docce erogate (rispetto alle 5.460 del 2017 e le 4.805 del 2016).

Accademia della carità: riflessione culturale e azione sociale

Nel 2018, l’Accademia ha promosso 164 iniziative culturali, coinvolgendo 5.308 persone, di cui 780 bambini. Lo scorso anno, la Casa ha continuato a riflettere sul tema dell’immigrazione, proseguendo l’impegno nella campagna nazionale “Ero straniero – L’umanità che fa bene” e rilanciando con una nuova iniziativa di ambito europeo “Welcoming Europe – Per un’Europa che accoglie”.

Bilancio economico positivo

Per il quarto anno consecutivo, il bilancio economico si è chiuso positivamente, a fronte di 4.713.135 euro di entrate e 4.712.853 di uscite. Nel 2018, il 51,5% delle attività della Casa della carità è stato realizzato in maniera gratuita. Questo dato rappresenta i costi per le attività della Fondazione che sono sostenute da donazioni di cittadini e contributi di enti e non sono coperte da fondi pubblici provenienti da progetti, convenzioni o accreditamenti. A sostenere la Fondazione nel 2018 sono stati 19.322 donatori. 

“Quella che noi chiamiamo gratuità, ovvero le attività coperte da donazioni e contributi privati, ci consente di dare risposte anche alle domande di accoglienza più complesse, di chi fatica a trovare una collocazione in altre strutture”, spiega don Colmegna. “Per continuare ad aiutare i tanti che bussano alla nostra porta, abbiamo bisogno di poter contare su un sostegno continuativo: per questo chiedo di aderire alla campagna di donazione regolare Amico di famiglia della Casa della carità”, chiosa il presidente della Fondazione.

Contro la precarietà, l’82,5% dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato

In un settore spesso segnato dalla precarietà lavorativa, la Casa della carità è andata controcorrente: per il terzo anno consecutivo, il numero dei contratti a tempo indeterminato supera l’80% del totale (82,5% dei dipendenti, per un totale di 66 persone su 80 occupati al 31 dicembre 2018). Fondamentale per il funzionamento di una realtà complessa e articolata come la Casa è poi il sostegno dei volontari: 103 nel 2018, per un totale di 8.819 ore prestate gratuitamente, pari a una valorizzazione economica di 140.574,86 euro.

In allegato una scheda di approfondimento.

IL 2018 DELLA CASA DELLA CARITÀ, OLTRE I NUMERI

 LE DOCCE E L’INIZIATIVA PER “ARREDARE L’ATTESA”

Docce e guardaroba sono i servizi di accoglienza minima che la Casa della carità offre a tutte le persone in difficoltà che non sono ospiti: questo perché la possibilità di lavarsi e cambiarsi garantisce dignità. Il servizio, gestito da volontari e operatori, è aperto tre volte a settimana. Le persone che vi accedono possono riposare, bere una bevanda calda e fare merenda; possono inoltre usufruire del Centro d’ascolto, degli ambulatori e dello sportello di tutela legale della Fondazione.

Il 2018 ha confermato e accentuato il trend di crescita del servizio. Tra le cause, la qualità del servizio ha giocato sicuramente un ruolo. Nel corso degli ultimi anni, infatti, gli orari di apertura sono stati ampliati, sono stati effettuati miglioramenti tecnici, è stato aggiunto il servizio di parrucchiere, sono state proposte nuove attività. Le persone che usufruiscono del servizio hanno apprezzato, come hanno dimostrato i sondaggi anonimi sulla loro soddisfazione, realizzati per la prima volta in forma sperimentale: 78,3% delle persone interpellate si è detto soddisfatto del servizio.

A fine giugno 2018, ospiti, operatori e volontari delle docce hanno organizzato una serata aperta a tutti, intitolata “Arrediamo l’attesa” e composta da sketch teatrali, brani musicali, letture di poesie e una mostra fotografica. È stato un momento intenso, non solo per i protagonisti, ma anche per quanti vi hanno assistito. “Devo confessare che mi sono emozionata, prima di tutto perché ho avvertito un grande entusiasmo, una grande voglia di riuscire a trovare ciò che di bello ci può essere nascosto anche tra le rughe della sofferenza”, ha commentato a caldo Raffaella, volontaria della Fondazione. L’iniziativa è nata molto spontaneamente, unendo tante piccole attività che gli operatori hanno pensato di proporre alle persone che frequentano le docce mentre aspettavano il loro turno: dai tornei di calcio balilla al cineforum, dalla fotografia al teatro fino alla terapeutica artistica. “Per noi non era importante il risultato, ma il fatto stesso di essere riusciti a organizzare questa iniziativa con persone poco abituate a essere coinvolte, che si sono impegnate per la sua riuscita. Volevamo ricreare un clima famigliare per far sentire a casa anche chi una casa non ce l’ha”, riassume Ciro Di Guida, operatore che coordina il servizio docce e guardaroba.

Il servizio delle docce è uno dei più elementari tra quelli promossi dalla Fondazione. Eppure, anche in questo caso, l’obiettivo non è solo erogare quel servizio, ma riconoscere la dignità di ogni persona, creare relazioni e promuovere diritti. Negli ultimi anni, in particolare, il numero delle persone che fanno affidamento sulla Casa per lavarsi è decisamente aumentato, così come la complessità delle storie di molti di loro.

Le attività di “Arrediamo l’attesa”, che proseguono anche nel 2019, sono state la risposta creativa degli operatori a questi nuovi bisogni.

UNA VITTORIA PER I DIRITTI DELLE PERSONE SENZA DIMORA

Lo scorso anno è stata ottenuta una prima vittoria, parziale ma importante, rispetto a un tema di cui Casa della carità si occupa da tempo, sia a livello sociale che a livello culturale e politico: quello dei diritti delle persone senza dimora. Alla fine del 2018, infatti, sono iniziati i lavori per l’apertura – avvenuta poi nel febbraio 2019 – di sportelli, presso le sedi di quattro municipi della città, dove persone senza dimora o che non hanno la possibilità di definire un domicilio, possono fissare la residenza anagrafica o “residenza fittizia”, che permette loro di accedere a documenti come la carta di identità o la tessera sanitaria e godere di alcuni diritti fondamentali: dalla salute all’istruzione, dal lavoro al voto.

 

Nel 2018 è iniziato il lavoro per l’apertura degli sportelli nei Municipi 4, 5, 6, 8: dopo l’assegnazione del bando (ad un’ATI formata dalla stessa Casa della carità, in ATI con Caritas Ambrosiana e Cooperativa Farsi Prossimo nell’ambito del progetto ResidenzaMI del Comune di Milano), gli operatori della Casa hanno avviato dei tavoli con il Comune, in particolare con i Servizi sociali e con l’anagrafe, e con il Cam Garibaldi nel Municipio 1, dove la sperimentazione era stata attivata nel 2013, oltre che con il CASC della Stazione Centrale. Insieme sono state verificate le procedure di lavoro e i criteri per l’accesso al servizio. Inoltre, data la disponibilità delle sedi da parte dei municipi (hanno risposto in sei su otto), gli operatori ne hanno verificato l’adeguatezza e, quindi, il servizio è partito.

 

“Per noi la residenza non deve essere riconosciuta solo se c’è un tetto, ma anche laddove si sviluppa una relazione continuativa. Per questo, per anni, sostituendoci al pubblico, abbiamo fissato residenze fittizie presso la nostra sede a persone che, pur non abitando in via Brambilla, avevano stabilito con noi una relazione e iniziato un percorso verso l’inclusione sociale”, spiega don Virginio Colmegna. Alla fine del 2018, risultavano residenti presso la sede della Fondazione di via Brambilla 1.164 persone senza dimora.

 

Accanto a questo lavoro sociale quotidiano, la Casa della carità si è impegnata a lungo anche a livello culturale e politico, insieme ad altri enti del terzo settore: “Un movimento formato da diverse realtà cittadine che, insieme, hanno sollecitato il Comune di Milano a stabilire un indirizzo per le residenze fittizie”, aggiunge il presidente della Casa della carità. “Il progetto avviato è sicuramente positivo, ma non è sufficiente. Finché infatti la misura non assumerà un carattere strutturale, continueremo la battaglia affinché quello alla residenza sia riconosciuto come diritto e non come concessione”, conclude.

 

LA BIBLIOTECA DEL CONFINE AVVICINA I BAMBINI ALLA LETTURA E ALL’INTERCULTURA

Nel 2018 sono stati 780 i bambini coinvolti nelle attività proposte dalla Biblioteca del Confine della Casa della carità. Il dato, in forte crescita rispetto all’anno precedente, quando i bambini coinvolti erano stati 550, si riferisce in particolare al progetto “Oggi leggo da protagonista”, che la Biblioteca del Confine della Casa porta avanti dal 2012 con le scuole elementari del territorio, che appartengono al circolo didattico “G.B. Perasso”.

Si tratta di un progetto di avvicinamento alla lettura e di promozione delle attività della biblioteca, pensato appositamente per le scuole con un’elevata presenza di bambini stranieri, con l’obiettivo di favorire l’intercultura e la pluralità linguistica e contribuire al lavoro che gli insegnanti svolgono quotidianamente a scuola per fare della diversità culturale una risorsa.

Dalla scorsa estate, inoltre, il progetto si è aperto alla scuola dell’infanzia, inaugurando una collaborazione con l’istituto “De Curtis” di Quartiere Adriano, con letture promosse dai nostri operatori durante il centro estivo e una visita alla Biblioteca del Confine da parte dei bambini.

Redazione

 

 

 

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