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29 Giugno 2019 – Conferenza all’Hotel Galles di Milano: Ricercatori a confronto e le nuove terapie

Intervista al  Prof. Piergiorgio Messa, che relazionerà sul farmaco “Octreotide, quando prescriverlo?”

 

di Principia Bruna Rosco

(mi-lorenteggio.com) Milano, 25 giugno 2019 – Il Prof. Piergiorgio Messa, un’eccellenza medica italiana a livello Mondiale, Ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano, Direttore dell’Unità Operativa Complessa del Padiglione CROFF – Fondazione CROFF IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, sabato 29 giugno 2019 alle ore 14.30 – presso l’Hotel Galles di Piazza Lima, 2 – Milano – sarà uno dei relatori della conferenza “Ricercatori a confronto e le nuove terapie” e ci parlerà del farmaco “Octreotide, quando prescriverlo?”.

Il Prof. Piergiorgio Messa, nato nel 1951, ha studiato all’Università di Padova per poi specializzarsi in istituti nefrologici o Centri trapianti, a Udine, Genova, La Spezia, oltre che all’estero. Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche e relatore in oltre quattrocento congressi, Direttore dell’Unità di Nefrologia (pad. CROFF) del Policlinico di Milano, al suo fianco un team d’eccellenza di venti nefrologi, tra questi il Dott. Mirco Belingheri, il Dott. Carlo Alfieri e la Dott.ssa Donata Cresseri, da me personalmente conosciuti e apprezzati. Il Prof. Messa si occupa della diagnosi e terapia di nefropatie potenzialmente evolutive, avvalendosi delle tecniche più moderne di dialisi intra ed extra- corporea (dialisi peritoneale, emodialisi), effettua il follow-up clinico e metabolico dei pazienti sottoposti a trapianto renale presso il centro trapianti del Policlinico dove svolge anche attività ambulatoriale.

Facendo un quadro della Sanità, posso senz’altro affermare che in Italia ci sono tanti bravi professionisti e che il Policlinico di Milano – in particolare il Padiglione CROFF, dove il Prof. Piergiorgio Messa opera, è un punto di eccellenza Mondiale, è uno dei centri che più sta investendo su personale e dirigenza medica e, pertanto, ritengo valga la pena affidarsi.

Conscia della mia ignoranza in nefrologia, prima di chiedergli che cos’è l’Octreotide, gli chiedo di chiarirmi le idee sulla malattia renale.

Professore, quali sono le malattie che possono portare all’insufficienza renale?

“Sono tante e molto differenti l’una dall’altra. Il ruolo causale principale è giocato dalle malattie metaboliche come diabete, dalle patologie cardio-vascolari, da forme legate ad alterazioni dell’apparato immunitario, da malattie secondarie a mutazioni dei geni (p.es. malattia policistica, malattia di Alport, malformazioni dell’apparato urinario, etc.), ma possono essere legate anche a malattie tumorali, agli effetti tossici di farmaci o sostanze contenute nell’ambiente”.

Come si manifesta questa malattia?

“Frequentemente asintomatica nelle fasi iniziale, si palesa in modo occasionale o sintomatico spesso solo nelle fasi già avanzate dell’insufficienza renale cronica, dopo un percorso più o meno lungo”.

Quali sono i sintomi per riconoscere la malattia renale?

“Nelle forme che esordiscono in modo acuto i primi sintomi possono essere rappresentati in associazione variabile da una emissione di urine scure (macroematuria), spesso schiumose (presenza di proteine), associate spesso a ritenzione idrosalina (gonfiore agli arti inferiori e/o al volto, fiacca, riduzione di resistenza agli sforzi, con mancanza di fiato), spesso associati ad un aumento della pressione arteriosa. Molto spesso però tali sintomi possono mancare e il paziente potrebbe accorgersene solo se valorizza alcuni sintomi generici come la necessità di urinare più volte e in abbondanza, spesso di notte, la comparsa di valori elevati di pressione, in particolare se in presenza di fattori di rischio come obesità, diabete, altre patologie generalizzate o di una storia famigliare di malattie renali. In questi casi, l’effettuazione di un esame delle urine e di una creatininemia possono mettere in evidenza la presenza di una malattia renale”.

La perdita di proteine nelle urine è un campanello d’allarme che il medico di base dovrebbe valutare per inviare il paziente dal Nefrologo?

“Qualsiasi valore di proteinuria (in genere le nostre urine non dovrebbero contenere che minime quantità di proteine: meno di 100-150 mg in un giorno), deve meritare una valutazione attenta. Ancor più qualora nell’esame urine siano presenti altre alterazioni significative (globuli rossi, globuli bianchi, cilindri, cristalli, etc.). Presenza di proteinurie importanti (superiori a 1-2 gr al dì) spesso devono condurre ad eseguire accertamenti nefrologici molto approfonditi, prendendo in considerazione eventualmente anche la biopsia renale. La precocità della diagnosi e quindi delle possibili terapie sono certamente le migliori armi che abbiamo per impedire la progressione di queste malattie verso l’insufficienza della funzione dei nostri reni”.

Qual è la stima di questa malattia nel mondo occidentale?

“Si pensa che dal 6 al 12% della popolazione soffra di una malattia renale cronica, potenzialmente evolutiva verso l’insufficienza renale”.

Ci sono stati dei progressi nel campo delle terapie sostitutive relative alla dialisi e al trapianto?

“Certo che ci sono stati e sono stati fondamentali per curare anche le altre patologie legate a questa malattia”.

Quindi, la prima cosa da fare è la prevenzione?

“Certamente! Sia la prevenzione primaria (stile di vita, attività fisica, abolizione del fumo, dieta corretta) che quella secondaria, legata ad un riconoscimento precoce della malattia renale, permettono di ridurre l’incidenza di queste malattie e di curarle nella fase iniziale, riducendo il numero di pazienti che sviluppano una malattia renale cronica destinata a progredire verso le fasi avanzate che richiedono la dialisi o il trapianto”.

Che cosa è rimasto ancora d’irrisolto?

“La mancata valutazione, anche in mancanza di sintomi specifici, riconoscibili nelle prime fasi di molte malattie renali, quando l’intervento terapeutico potrebbe essere più efficace”.

Bisognerebbe che i medici di base siano molto più preparati?

“Essendo il primo interlocutore tra noi e il paziente malato, credo che gli sforzi principali dei nefrologi debbano essere indirizzati nella ricerca del dialogo con i medici di base, dando loro l’opportunità di essere aggiornati e informati degli avanzamenti nei nostri campi di ricerca e di pratica clinica”.

È possibile sperare in una guarigione?

“Sebbene non tutte le malattie renali hanno oggi una cura che possa determinarne la guarigione, per molte di esse un riconoscimento precoce aumenta di certo le possibilità di un esito positivo della terapia. Bisogna imparare a conoscere il valore della creatinina e dell’esame delle urine, sentinelle della funzione renale”.

Da quanto tempo si è giunti ad una classificazione su scala mondiale della malattia renale con esami sul filtrato glomerulare?

“Grazie alla cooperazione promossa dalla American Kidney Foundation, dal 2004 abbiamo una possibilità in più per riuscire a curare la malattia renale anche in base al calcolato della creatinina plasmatica, all’esame delle urine e all’ecografia”.

Qual è il significato clinico della creatinina e di ciò che rappresenta per il nostro sistema renale?

“La creatinina è una sostanza derivata dal metabolismo muscolare che viene eliminata dai reni. Quando questi organi funzionano di meno, i livelli nel sangue di creatinina si incrementano in modo proporzionale alla riduzione della funzione renale: di fatto la creatinina è un rilevatore del livello di funzione, abbastanza affidabile. Purtroppo, però, l’estrema variabilità tra i livelli normali di creatinina tra i vari individui, fa sì che, in assenza di un valore basale conosciuto, un eventuale incremento, con valori ancora nei limiti di normalità laboratoristica, possa non essere apprezzato come patologico. Per esempio, se un soggetto ha un suo valore di creatinina normale di 0.5 mg/dL, ma non lo sa, e al momento di un’indagine rileva un valore di 1 mg/dL (valore nei limiti della norma per la maggior parte dei laboratori) non potrà capire che di fatto la sua funzione renale si è ridotta di circa il 50%. Da qui la opportunità che ognuno di noi, effettui in condizioni di benessere il dosaggio della creatinina, esame poco costoso, per conoscerne il suo livello basale”.

Oggi, questa malattia renale cronica come viene osservata dal sistema sanitario nazionale?

È considerata un problema di salute pubblica di prima grandezza, una priorità”.

Ora Professore, passiamo all’intervento che terrà il 29 giugno 2019 nella conferenza “Medici a confronto e le nuove terapie” dove Lei ci illustrerà il farmaco l’“Octreotide, quando prescriverlo?” e i benefici che ne trarranno i pazienti:

Che cos’è l’Octreotide?

“E’ un peptide la cui struttura è analoga a quella della somatostatina, un ormone che viene prodotto dall’ipotalamo, dal pancreas e nel tratto gastrointestinale. Fu sintetizzato nel 1979 dal chimico Wilfried Bauer e fu poi commercializzato con il nome Sandostatin”.

Qual è il suo primario utilizzo?

“Per l’Acromegalia, cioè viene impiegato in pazienti in cui il trattamento chirurgico è inappropriato o non è possibile e in alcune sindromi cliniche che accompagnano alcune malattie tumorali neoplastiche”.

Perché questo farmaco è stato proposto nella malattia policistica renale?

“Alcuni lavori sperimentali avevano dimostrato che il blocco dei recettori cellulari della somatostatina, attraverso la riduzione dei livelli intracellulari di una particolare sostanza (AMP ciclico), si traduceva in una riduzione della formazione e crescita delle cisti renali in modelli sperimentali che simulano nell’animale la malattia policistica renale dell’uomo. Da qui sono partiti clinici nei pazienti affetti da malattia policistica renale (ADPKD) che hanno ottenuto risultati relativamente positivi quantomeno nel rallentare la crescita del volume delle cisti renali e nella riduzione della funzione renale”.

Ma cos’è la malattia policistica renale o ADPKD?

“L’ADPKD è certamente la malattia renale trasmessa geneticamente più frequente e rappresenta la 4° causa di insufficienza renale avanzata, dopo il diabete, l’ipertensione e le glomerulonefriti. Questa malattia è caratterizzata dalla formazione di un numero crescente di cisti, che progressivamente aumentano anche di volume, riducendo negli anni la funzione dei reni. Arrestare o rallentare la formazione e/o la crescita di queste cisti è uno degli obiettivi prioritari nella cura di questa malattia. L’uso dell’octreotide è tra le poche opzioni terapeutiche attualmente disponibili nel tentativo di arrestare questa malattia”.

Quali sono gli effetti collaterali dell’octreotide?

“Gli effetti collaterali variano da un individuo all’altro a seconda della quantità di farmaco somministrata e a seconda delle condizioni generali del paziente e consistono prevalentemente in disturbi digestivi, in gran parte lievi, e solo raramente caratterizzati dalla comparsa di una calcolosi colecistica”.

È vero che la Sua scelta nella Nefrologia la deve al Prof. Fiaschi, grande clinico medico dedicato alla patologia nefrologica, che La indirizzò verso quella che ora è il suo interesse principale?

“Sì, è vero, dopo di che la mia passione per questa branca della Medicina è cresciuta nel tempo in quanto ritengo la Nefrologia come la specialistica che racchiude in sé pressoché tutti gli aspetti della cultura internistica medica generale”.

Qual è la speranza per il futuro?

È quella di vedere ridurre l’incidenza di tutte le malattie renali o, quantomeno, di avere la possibilità di riconoscerle nelle primissime fasi, per poterne curare la maggior parte ed evitare o rallentare l’evoluzione lo stadio terminale dell’insufficienza renale”.

Principia Bruna Rosco

ORARI CONFERENZA:

Ore 14:00 – 14:30
Registrazione partecipanti
ore 14.30 – 14:45
Saluti del Presidente e introduzione del direttore del Comitato Scientifico, Prof. Francesco Scolari
ore 14.45 – 15:00
Prof. Francesco Scolari (Spedali Civili di Brescia – Montichiari)
Nuovo studio sul ruolo di Venglustat su pazienti con ADPK (Dott.ssa Laura Econimo)
ore 15:00 – 15:15
Dott.ssa Alessandra Boletta (Ospedale San Raffaele – Milano)
“Dalla scoperta di una alterazione del metabolismo del glucosio allo sviluppo di un approccio terapeutico nel rene policistico: 2DG, trial di I livello”
ore 15:15 – 15:30
Prof. Piergiorgio Messa (Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano)
“Octreotide, quando prescriverlo?”
ore 15:30 – 15:45
Dott.ssa Maria Teresa Sciarrone Alibrandi (Ospedale San Raffaele – Milano)
“Jinarc: come viene tollerato?”
ore 15:45 – 16:00
Dott.ssa Claudia Izzi (Spedali Civili di Brescia)
“Nuove mutazioni e diagnosi genetica pre-impianto (PGD) in ADPKD e ARPKD”
ore 16:00 – 16:15
Dott.ssa Rossana Caldara (Ospedale San Raffaele – Milano)
“Il trapianto nel rene policistico”
ore 16:15 – 18:30
Discussione con i partecipanti

Si prega confermare al numero 02 78621820 (dalle 09.00 alle 13.00)
o all’indirizzo mail: segreteria.airp@renepolicistico.it

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