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Governo: Mirabelli (PD), nasce per servire il Paese

(mi-Lorenteggio.com) Roma, 10 settembre 2019 – Intervento del sen. Franco Mirabelli in Senato durante la discussione di fiducia al Governo Conte Bis:

“Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo apprezzato il fatto che lei abbia indicato nella sua relazione non i contenuti di un contratto ma le idee e gli obiettivi comuni su cui si costituisce un Governo che serve e servirà al Paese; che nasce per questo, per servire il Paese. Noi non staremo al Governo con l’obiettivo di prendere “tutto il potere” anche se sento che chi dice queste cose ci dà lezioni di democrazia. Noi non staremo al Governo per alimentare una campagna elettorale permanente che agita i problemi degli italiani anziché risolverli. Questo Governo è sostenuto da forze certamente diverse che accettano insieme la sfida delle riforme e di dare risposte al Paese.
Nei prossimi anni, nessuno di noi, si concentrerà su quando è meglio staccare la spina per poter ottenere più consensi, com’è successo nei mesi scorsi, pensando solo al proprio partito o al proprio potere personale. Ci dedicheremo a cercare insieme la soluzione ai problemi. La fase in cui qualcuno ha pensato di stare al Governo facendo insieme maggioranza e opposizione è finita: deve essere finita perché ha già fatto troppi danni al Paese. Staremo al Governo per dare risposte concrete agli italiani, non per assordarli con le polemiche.
Non intervengo sui singoli temi: avremo poi tempo e modo, durante i lavori parlamentari, di approfondirli. Voglio sottolineare alcune cose che ho più apprezzato nell’intervento di Conte, che definiscono e qualificano la strada che insieme abbiamo scelto di percorrere e che raccontano più di ogni altra cosa le ragioni che ci fanno dire che questo è e deve essere un “Governo di svolta”, in discontinuità con il precedente. Innanzitutto il tono e la sostanza dell’intervento di Conte chiudono le porte ad un’idea pericolosa che tende a ridurre la democrazia ad un rapporto diretto tra leader e popolo, che delegittima il Parlamento e le istituzioni di garanzia e mette in discussione l’autonomia dei poteri. Conte ha fatto già un passo importante scegliendo, anzi pretendendo, di parlamentarizzare la crisi e oggi aggiunge la volontà di valorizzare il lavoro delle Camere e il riconoscimento del ruolo importante e necessario per l’unità nazionale del Capo dello Stato e la necessità di non rischiare che la riduzione dei parlamentari si traduca in una minor rappresentatività e peso del Parlamento; da qui la necessità di altri passaggi di riforma.
In secondo luogo, abbiamo condiviso davvero il richiamo al futuro: al futuro del Paese e delle persone. Serve un Governo che non guardi solo all’oggi, al contingente. Non sarà e non deve essere questo un Governo che, per dare soddisfazione ad interessi particolari, tolga risorse ai giovani, pregiudicando il loro futuro previdenziale o aumentando il debito pubblico. Mettere al centro la questione ambientale, quella di uno sviluppo ecosostenibile che deve innervare ogni iniziativa del Governo per costruire le condizioni per sostenere l’innovazione e l’economia circolare, significa questo: significa occuparsi del futuro; raccogliere l’allarme che i cambiamenti climatici producono in maniera concreta e preoccupante; significa pensare al futuro, rilanciare Industria 4.0 e anche l’attenzione alle famiglie e a misure concrete come la cancellazione delle rette per gli asili nido. Significa soprattutto pensare al futuro di questo Paese pensando all’Europa come un elemento essenziale, a un’Europa che, certo, bisogna cambiare, ma che senza di noi non è possibile e noi senza l’Europa non avremmo futuro.
In terzo luogo, serve un’attenzione nuova per affermare i principi di legalità. Non ne ha parlato nessuno, ma dire che vogliamo combattere l’evasione fiscale dopo il Governo precedente significa dire basta ai condoni e che le regole si rispettano. Significa chiudere con le tesi che abbiamo sentito enunciare fin troppe volte dall’ex Vice Premier, secondo cui si può tollerare il non rispetto delle regole o l’illegalità se questo serve a velocizzare le opere o a far entrare qualche soldo in più nelle casse dello Stato. Su questo non ci devono essere dubbi. Per questo Governo il rispetto della legalità è condizione necessaria per riformare il Paese, combattere le mafie e la corruzione e rilanciare la nostra economia. E su questo rimettiamo al centro, come priorità, la lotta alle mafie. Nei due “Decreti Sicurezza” si parla di tutto (parcheggiatori abusivi, questuanti, immigrati; ci si accanisce contro chi salva le persone in mare) ma non c’è nulla per contrastare le mafie. È un messaggio sbagliato che si è dato al Paese e che va ribaltato. A noi spetta avere chiaro che il più grave pericolo che corre il nostro Paese sono le mafie, che si sono insediate sui territori anche al Nord e inquinano la nostra economia. Sono sicuro che il nuovo Governo saprà dare segnali chiari di discontinuità su questo.
Ho apprezzato il tono e lo stile del discorso di Conte, che è sostanza e che deve impegnare tutti noi. Questo Paese non ha bisogno e non può più reggere capi-popolo che mostrano i muscoli e i rosari; non ha bisogno di una politica assordante che urla agitando i problemi anziché risolverli, che delegittima chiunque dissente. Presidente Conte, serve restituire credibilità alla politica e alle istituzioni per ciò che sa fare in concreto per gli italiani che governa. Buon lavoro, sarà dura ma vedrà, Presidente Conte, che ce la faremo!”

 

Redazione

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