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Pit Bike, un piacere su due ruote che ha fatto breccia nel cuore degli italiani

 

Milano, 19 ottobre2019 – Negli ultimi anni, gli amanti delle due ruote hanno preso sempre più confidenza con un nuovo prototipo, unico nel suo genere, in grado di coniugare divertimento e spensieratezza: le Pit Bike. Accostate spesso, in modo totalmente erroneo, alle mini-moto, questi mezzi, pur essendo di dimensioni ridotte rispetto ai “classici” motocicli, possono essere considerati delle vere e proprie moto da cross in formato mignon. Ma la Pit Bike non è solo cross.  Un tratto caratteristico di queste moto è l’utilizzo estremamente variegato di usufruizione: oltre ad essere particolarmente adatte alle strade sterrate, e quindi al cross, possono essere traslate anche al mondo del motard.

Pit Bike, quali sono le migliori casi produttrici del momento?

Nate in Giappone negli anni ’80 dalla fervida visione degli ingegneri di un colosso come la Honda, che captarono delle potenzialità in termini di sicurezza e divertimento superiori ai classici prototipi, queste piccole moto non riscontrano un successo immediato.  In quel periodo, infatti, dilagava la moda delle moto di grandi dimensioni e cilindrata. E scalfire il predomino di questi modelli, che vedeva nelle Harley-Davidson la loro massima espressione, era a dir poco complicato. Se non impossibile. Dati gli scarsi risultati di vendita, la Honda decise di ritirare i modelli dal mercato, convinta di aver preso un abbaglio, probabilmente il primo dopo anni di successi. A rilanciare le Pit Bike, però, ci pensarono, quasi vent’anni più tardi, proprio gli statunitensi, coloro che hanno creato ed esportato il mito della Harley.

L’utilizzo originario delle Pit Bike era quello di agevolare il trasporto delle persone all’interno degli stretti paddock delle gare motociclistiche. Solo in seguito, furono convertite come vere e proprio moto competitive.  Ed il successo, fu immediato. Un numero costante di amanti delle due ruote seguì con interesse le gare competitive, che non hanno eguali in termini di divertimento e spettacolarità. Riscontri entusiastici che non lasciarono indifferenti le case produttrici di tutto il mondo, in particolare Yamaha e Kawasaki, che decisero di investire in questi modelli forti del grande successo che ebbero nel paese a stelle e strisce. I produttori di Pit Bike, oggi, sono centinaia, provenienti da ogni angolo del mondo. Secondo un recente sondaggio fra gli appassionati, le migliori ed affidabili  sono considerate quelle prodotte dalla YCF, colosso francese in grado di regalare dei modelli dal layout accattivante  e dalle prestazioni di altissimo livello, come quelle offerte da uno dei prototipi più ricercati sul mercato: la Pit Bike 150.

Pit Bike, un fenomeno in netto aumento nel nostro paese

Un successo che non poteva lasciare indifferenti anche i tanti amanti delle due ruote del Vecchio Continente, con Francia e Germania a fare da capofila ad una moda che oggi ha contaminato tutti i biker’s europei. Italiani, ovviamente inclusi. Nel nostro paese, l’utilizzo della Pit Bike è cresciuto, esponenzialmente, nell’ultimo decennio. Un fenomeno che cresce a ritmi vertiginosi e sembra non conoscere sosta, grazie al crescente interesse mostrato dagli appassionati nostrani delle due ruote. D’altro canto, la Pit Bike può rappresentare il primo approccio di un bambino, o di un ragazzino, col mondo delle due ruote. Un genitore appassionato di moto, infatti, può traslare il proprio amore al figlio agevolandolo nell’utilizzo di questi modelli. Le Pit bike sono in grado di garantire elevati standard di sicurezza grazie alla presenza di alcuni dispositivi elettronici come, ad esempio, il telecomando a distanza, che consente al genitore di tenere sott’occhio la guida del proprio piccolo.

Questi motocicli, quindi, rappresentano un collante ideale per una famiglia di centauri: piccoli ma estremamente potenti al tempo stesso, rappresentano un unicum nel variegato mondo delle due ruote. Un fenomeno che in Italia sta prendendo piede in modo estremamente concreto. Dal 2000 ad oggi, infatti, la diffusione di circuiti a tema si è diffuso capillarmente, in ogni regione ne è presente almeno uno, grazie, talvolta, a Kartdromi adatti all’utilizzo di questi mezzi. Una passione che non comporta particolari oneri: correre in pista per un paio d’ore oscilla fra i 40/60 euro, mentre l’iscrizione alle competizioni ufficiali non supera €.200,00.

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