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Proverbio: D'aprile non ti scoprire.

Albino (Bergamo) Non c’era una volta un biscotto…

 

di Valeria Acquarone

 

(mi-lorenteggio.com) Albino, 10 dicembre 2019 – Perché una bella fiaba non può cominciare così? Anche e soprattutto se non si tratta di una storia inventata, ma di una vera, con tanto di timbri e documenti burocratici a testimoniarlo. Dunque la fiaba ha inizio così. Ad Albino, borgo bergamasco che si adagia sulle Prealpi lombarde, nacque nientemeno che nel ‘600 un grande pittore, di quelli che diventano famosi, e sono conosciuti dappertutto, e in bella mostra in pinacoteche di tutto rispetto. Questo pittore era Gian battista Moroni, di cui giusto tre anni fa ricorreva l’anniversario. Bisognava festeggiarlo degnamente. Ma come? Tante le idee, tante le iniziative: tra le altre quella di dedicargli un dolce che ne rievocasse il nome e ne perpetuasse il ricordo anche nella golosa quotidianità. Così il comune invitò i cittadini a creare qualcosa di particolare, adeguato all’importanza dell’evento, e la risposta fu massiccia e a prova di papille. Torte di ogni grandezza e gusto misero a dura prova i palati e gli occhi, ma mancava ancora qualcosa…

Tra i partecipanti c’era anche Alice, insegnante nella vita ma appassionata di cucina nel tempo libero, che pensava e ripensava a cosa inventare. Sua sorella Ester e suo fratello Giulio, insieme alla mamma Elena, creatrice di eccezionali marmellate cotte lentamente sulla stufa economica della grande cucina di famiglia, cercavano di darle una mano, finchè un’idea la folgorò: qual era la specialità della vallata? I casoncelli, naturalmente. Ma i casoncelli non sono dolci, obietterete. No, ma possono diventarlo, con la pasta da dolci e il ripieno dolce, come, guarda caso, qualche marmellata della mamma. Però a chiamarli casoncelli si sarebbe fatta confusione, col rischio che qualcuno li facesse in brodo. Ma non erano per onorare il Moroni? E allora ecco bello che pronto il nome MORONCELLI, e cos’altro? Naturalmente la soluzione conquistò la giuria, che assegnò il primo premio al biscotto… che prima non c’era.

Ma sarebbe stato un peccato fermarsi lì: tutti chiedevano i moroncelli, e tutta la famiglia si dava da fare per prepararli. Ma così, in casa, alla buona… no, sono cose che negli anni 2000 non si possono più fare. Ecco allora la formazione di un’azienda domestica, secondo tutte le normative del caso, compresa l’ispezione delle cucine per vedere se fossero a norma. Quelle delle figlie no, perché, come usa adesso, a vista sulla sala, ma quella della mamma era perfetta, grande e con invalicabile porta. E poi il corso per ottenere la qualifica a manipolare i cibi, e l’apertura della partita Iva, e finalmente l’avvio ufficiale del neonato moroncello. Negozi, privati, fiere e mercatini : un gran successo dovunque e richieste via via crescenti, che portano la famiglia a ritrovarsi sempre più spesso, ognuno intento al suo compito: impastare, infornare, cuocere le marmellate, confezionare i biscotti , consegnarli e, perché no, farli conoscere al grande pubblico, con creazione di un sito, ledeliziedialice.it. Così quest’anno in Valtellina, alla sagra del cioccolato del 26 dicembre, i maroncelli sono stati chiesti perché si sposano perfettamente al gusto del re nero, e, visto la location, è stata chiesta la marmellata delle mele valligiane. Mamma Elena è già al lavoro, e tutto sarà pronto per la camminata gastronomica post natalizia. “Ci dà una grande soddisfazione questa inaspettata attività, che si sta ampliando sempre di più, infatti stiamo preparando una linea anche per celiaci, con farina di riso e di grano saraceno, ma il piacere più grande ce lo porta il lavorare tutti insieme, specie alla sera quando prepariamo le confezioni, il potersi trovare, chiacchierare, ridere insieme, sentirci ancora una famiglia unita e felice di stare vicini, creando qualcosa che gratifica tutti” conclude Elena con la sua voce fresca come un sorso di acqua montana, mentre decisa mescola la sua ultima marmellata “rabarbaro e pere” ci confida con un sorriso birichino.

Valeria Acquarone

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