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Proverbio: Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello

20a stagione di AH-UM. LULA PENA in concerto a SETTIMO MILANESE (MI)

 

(mi-Lorenteggio.com) Settimo Milanese, 31 gennaio 2020 – Ammirata da Caetano Veloso e Rodrigo Leão e accostata, per la sua voce roca e profonda, a Tom Waits e Leonard Cohen, torna in Italia Lula Pena, cantautrice e poetessa portoghese di grande talento, fama internazionale da diva in continua fuga dalla celebrità. Originaria di Lisbona, classe 1974, appena tre dischi all’attivo ma dotata di un’aura che ha pochi eguali, Lula Pena si esibirà con la sua inseparabile chitarra acustica mercoledì 5 febbraio sul palco dell’auditorium comunale Anna Marchesini di Settimo Milanese, in via Grandi 12 (inizio live ore 21; ingresso libero, posti in esaurimento). L’evento è realizzato da AH-UM (con il contributo del Comune di Settimo Milanese e il patrocinio del Consolato Onorario del Portogallo), che con questo concerto apre il suo ventesimo anno di attività.
Lula Pena eseguirà i brani di “Archivo Pittoresco”, la sua ultima fatica discografica (uscita nel 2016), ma non mancheranno incursioni negli album precedenti e, cioè, “Phados” (pubblicato nel 1998) e “Troubadour” (nel 2010). Si sente dire spesso, come già accennato, che la cantautrice lusitana sia da qualche parte fra Tom Waits e Leonard Cohen, ma al femminile: definizione d’effetto e di facile presa, ma che nella pratica dice poco o nulla su chi sia veramente e come sia la sua musica. Il fado è naturalmente presente, ma solo sullo sfondo, giusto per dare un appiglio all’ascoltatore e indicargli delle coordinate. Artista cosmopolita capace di plasmare mirabilmente parole e melodie, Lula è partita dal fado per andare oltre il fado, dando origine a una musica nostalgica con una sensibilità poetica, spoglia e disadorna e, per questo, contemporanea. La sua è una formula sonora molto personale, che risente sia delle influenze del folk americano sia della musica brasiliana, senza ignorare la morna capoverdiana, la canzone francese, il tango argentino, gli ascolti dei vinili jazz di suo padre ma non solo. Una combinazione unica sull’attuale scena contemporanea.
Lula (che venerdì 7 febbraio si esibirà al FolkClub di Torino) è riuscita a crearsi attorno un alone mitico, quasi sacrale, come una sorta di sacerdotessa che officia un rito fatto di pathos, grazia e sensualità, mentre la voce, intima e dolente, vi ricama sopra testi in lingue diverse (francese, portoghese, spagnolo, ma anche inglese, italiano e greco). Di tanto in tanto, il pollice destro batte sulla cassa della chitarra (che l’artista lusitana suona magistralmente, con uno stile molto personale, tamburellandola e percuotendola con dolcezza), quasi senza darlo a sentire e, tuttavia, rinfocolando un moto ritmico che, nel suo incedere, non molla di una virgola. Nei suoi set, così come nei dischi, la stessa forma “canzone” si scioglie nel continuo di un discorso che pare non interrompersi mai. Ogni brano scorre e sfuma in quello successivo, in una sorta di flusso di coscienza perenne.
«Per anni a Lisbona mi fermavano per strada chiedendomi quando avrei registrato un nuovo disco – afferma Lula Pena – Ma per me suonare non è un mestiere, è un’esperienza quasi religiosa che coltivo con grande parsimonia. Per questo non ho nessuna fretta: lascio che le cose succedano, senza forzarle, perché a volte non serve cercare l’ispirazione, è lei che viene a trovarti. Questo è il mio modo di vivere l’Arte, non ne conosco altri».

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