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Proverbio: Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello

Il rapporto Italia-Cina ai tempi del Coronavirus

 

 

Milano, 25 maggio 2020 – La pandemia globale causata dal Coronavirus è ormai da alcuni mesi il tema più trattato all’interno dei mezzi di comunicazione. Come noto, il virus ha cominciato a diffondersi nella città di Wuhan, in Cina, ed è giunto successivamente in Europa, colpendo duramente come primo Stato l’Italia, per poi spargersi in tutto il mondo. Si ipotizza che l’infezione sia giunta all’interno del nostro Paese tramite i tre voli settimanali da e per Wuhan, senza dimenticare che il suo aeroporto ha inoltre contatti con le principali città cinesi e del pianeta. Si può dire che il proliferare di viaggi internazionali abbia sicuramente facilitato l’espansione di questo virus. Negli ultimi giorni è anche emerso che la sua sequenza genetica ha subito alcune variazioni in Italia, informazione particolarmente rilevante per poter realizzare un vaccino che funzioni, mostrando inoltre come il Coronavirus sia entrato in Italia due volte, una dalla Cina e una dalla Germania.

 

Fase 2 dell’emergenza in Italia e in Cina

In Italia la fase due è iniziata il 4 maggio, mentre in Cina il 15 marzo, anche se ci sono stati degli innalzamenti della curva epidemica che hanno portato il Paese a richiudere le attività per un breve periodo. Nonostante questo, la discesa è rimasta costante perché i casi di Coronavirus sono stati subito riassorbiti.

Nel nostro Paese il numero dei contagiati al momento della fase due è ancora piuttosto alto, a differenza della Cina: questo significa che in caso di una ricaduta ci potrebbe essere il doppio dei contagiati nelle settimane successive alla ripresa, per questo è fondamentale adottare tutte le misure di sicurezza del caso.

 

La solidarietà del popolo cinese

All’inizio dell’emergenza sanitaria, la Cina è accorsa in aiuto dell’Italia, mettendo a disposizione materiale medico (tra cui mascherine, tamponi, macchinari respiratori, tute, sangue e plasma) e una task-force di professionisti competenti, come medici e ricercatori. Dietro a quest’operazione c’era la volontà di ricambiare l’assistenza ricevuta dall’Italia non appena l’epidemia scoppiò in Cina, offrendo al personale sanitario italiano l’esperienza accumulata nel tentativo di combattere il Coronavirus.

Lo scopo è stato quello di rafforzare i rapporti fra i due Stati, soprattutto dal punto di vista della comunicazione scientifica, in modo tale da avviare cooperazioni nel campo della ricerca e dello sviluppo dei vaccini. Nella sfortuna non poteva esserci di meglio per festeggiare il cinquantesimo anniversario dell’apertura dei rapporti diplomatici tra Italia e Cina, avvenuta nel 1970.

Dietro all’iniziativa però c’è stata probabilmente anche l’intenzione di ripulire l’immagine della Repubblica popolare, considerata l’epicentro dell’epidemia, in modo tale da riacquistare la fiducia degli altri Paesi in vista della ripresa economica. Ma non solo: l’adesione dell’Italia al Bri (unico paese del G7 ad accoglierlo), progetto lanciato dal Presidente cinese Xi Jinping per realizzare un nuovo modello di globalizzazione in cui la Cina emerge come baricentro alternativo agli USA, rende necessario un ravvivamento del rapporto tra i due Paesi, dopo che il piano non ha dato per ora all’Italia i risultati sperati dal punto di vista economico. La crisi in atto rappresenterebbe il momento giusto per farlo, dato che il nostro Paese rappresenta un soggetto cruciale per le “Nuove vie della Seta”.

Non va dimenticato che l’Italia aveva chiesto forniture mediche anche all’UE, richiedendo l’attivazione del Meccanismo della protezione civile europeo. La risposta comunitaria tardiva ha consentito alla Cina di entrare in scena, portandola anche a effettuare donazioni da parte di enti e imprese per favorire la ripresa delle attività imprenditoriali italiane.

 

China Awards: un riconoscimento per l’armonia tra Stati

Il sostegno reciproco tra Italia e Cina che si è visto in questi mesi veniva già espresso annualmente dai China Awards, un evento che premia le aziende italiane e cinesi che hanno saputo cogliere meglio le opportunità presenti nei due mercati. La loro ultima edizione, i China Awards 2019, si è svolta a Milano presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Questa premiazione consiste in una charity dinner i cui proventi andranno a favore di Lifeline Express, un’organizzazione no-profit impegnata in progetti assistenziali e sanitari, che si occupa in particolare di offrire cure e operazioni gratuite nelle aree remote e povere della Cina, grazie a treni-ospedali che dispongono di tutte le attrezzature necessarie.

L’evento vuole comunicare come le relazioni Italia-Cina siano importanti per le economie di entrambi i Paesi, sottolineando il beneficio derivante dai flussi di persone, capitali, idee. Le sfide globali, come il Coronavirus sta mostrando, si vincono solo se i Paesi si uniscono di fronte alle difficoltà, perché il futuro di ciascuno di essi dipende dai comportamenti messi in atto dagli altri. I rapporti internazionali servono anche per costruire questa consapevolezza e per aumentare lo spirito di collaborazione.

L’Italia è stata precursore tra i Paesi occidentali nell’approcciarsi alla Repubblica Popolare Cinese, ponendosi come ponte tra Oriente e Occidente ben prima che riconoscesse Pechino come legittimo rappresentante della nazione cinese nel 1970. Enrico Mattei, fondatore di Eni, fu infatti tra i primi ad aprire la strada ad accordi economici con la Cina tra il 1962-63, quando verso questo Paese vigeva l’embargo occidentale.

 

L. M.

 

 

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