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IL LAVORO AL TEMPO DEL COVID-19- MISURE SPECIALI E PROFILI TECNICI

Intervista all’Avv. Edilberto Giannini. Col tragico avvento del COVID molti problemi sono esplosi, alcuni anche del tutto inaspettati, portando comunque a rilievo una generale inadeguatezza del sistema

 di Principia Bruna Rosco

 

(mi-lorenteggio.com) Milano, 14 luglio 2020 – Il periodo difficile che stiamo attraversando a causa del Coronavirus è particolarmente pesante, pertanto, per informare gli italiani, il Movimento Forense (www.movimentoforense.it) a cura del Dipartimento Lavoro MF, il 30 giugno 2020 ed il 7 luglio, in diretta Facebook e Youtube, ha tenuto due interessanti conferenze in cui si è parlato di individuazione e definizione delle tipologie di licenziamento, del divieto di licenziamento in periodo di emergenza sanitaria con tutte le problematiche annesse e connesse, nonché degli strumenti di sostegno al reddito quali (CIG) Cassa Integrazione Guadagni, FIS (Fondo Integrazione Salariale) CIG in deroga.

Sono intervenuti l’Avv. Antonella Carbone, Responsabile Dipartimento Lavoro MF Milano, l’Avv. Paola Cerullo, Comm.ne Lavoro Ordine Avvocati Milano-MF Lavoro Milano e l’Avv. Edilberto Giannini, Comm.ne Lavoro Ordine Avvocati Milano – Resp. Dir. Civ. MF Milano.

Conoscendo le qualità professionali dell’Avvocato Edilberto Giannini, che vanno oltre la sua professione, ho voluto incontrarlo per intervistarlo:

 

  • Mi scusi Avvocato, mi può parlare del lavoro al tempo del COVID19?

Certamente la prima distinzione da effettuarsi è tra il lavoro prima e dopo il COVID.

Il lavoro da sempre costituisce un argomento primario del dibattito sociale e politico quale cartina di tornasole dello sviluppo economico e culturale di ogni Paese e, a maggior ragione del nostro che lo ha tra i principi costituzionali fondanti della Repubblica.

Col tragico avvento del COVID, anche se ovviamente nessuno poteva mai immaginare quanto avvenuto, molti problemi sono esplosi, alcuni anche del tutto inaspettati, portando comunque a rilievo una generale inadeguatezza del sistema.

Ci si è trovati pertanto a dover affrontare le problematiche riguardanti le modalità con le quali il lavoro è stato prestato (misure di protezione, smartworking) per chi ha continuato a poterne godere (in primis impiegati pubblici e dipendenti di grandi aziende) assicurando altresì servizi essenziali alla comunità, nonché quelle relative agli interventi volti alla sussistenza ed alla conservazione del lavoro, o meglio del posto di lavoro, evitando al momento un numero inimmaginabile di licenziamenti, nei settori nei quali si è avuta una totale sospensione e, per molti, anche definitiva interruzione di ogni attività.

 

  • Quali sono le misure speciali da prendere?

Molte sono state le misure assunte in emergenza e non tutte sono state efficaci o, quantomeno, risolutive, manifestando a volte da subito la propria inadeguatezza, tant’è che hanno dovuto essere integrate e modificate in più riprese.

Non si era certo preparati ad emergenze di questo tipo, ma del resto è nell’emergenza che si pesano gli interventi e la competenza e capacità della classe dirigente.

Il problema non è però purtroppo affatto superato e necessita di interventi mirati e programmati in modo chirurgico.

 

  • Le prestazioni previste dalla Cassa Integrazione Guadagni sono sufficienti per coprire i periodi di mancanza del lavoro?

Innanzitutto se parliamo in particolare di CIG, ci riferiamo a una misura di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti privati di alcuni settori in particolare. In effetti gli interventi hanno riguardato necessariamente i lavoratori dipendenti anche di ogni altra attività facendo riferimento alle altre misure di sostegno al reddito già previste quali appunto la Cassa Integrazione Guadagni, il Fondo di Integrazione Salariale (FIS), i Fondi bilaterali di solidarietà etc., nonché la cd. CIG in deroga per tutti lavoratori di imprese non interessate dagli altri ammortizzatori sociali.

Sulla carta avrebbero dovuto assicurare al momento una continuità del reddito per motivi, spesso, anche di sussistenza personale e familiare.

Con evidenza già la moltitudine di misure a cui si è fatto riferimento, ognuna con le relative procedure e i numerosi differenti operatori cui erano affidate, ha costituito uno dei principali motivi per cui gli interventi adottati non sono risultati perfettamente efficaci o comunque tempestivi.

 

  • Le chiedo se possa questo periodo di crisi risolversi solo assicurando ammortizzatori sociali per tutti?

Gli ammortizzatori sociali, come fa intendere il termine stesso, sono forme di “paracadute” che assicurano assistenza e, come dicevo prima, spesso sussistenza gravando necessariamente sulla collettività.

Per capirci, sono anche questi debiti possibilmente da non lasciare interamente ai figli. Certo questi, a differenza delle Baby pensioni di alcuni lustri fa (ricorda? Ne stanno godendo ancora molti data l’età a cui erano andati in pensione!) sono debiti resisi necessari per una crisi dalle dimensioni mondiali.

Sperando però vivamente non si verifichi la cd. “ricaduta” dopo l’estate, è in ogni caso evidente la necessità di una ripresa al più presto delle attività e del lavoro, dipendente ed autonomo e quindi di strumenti che la stimolino il più possibile.

 

  • Quali sono i profili pratici?

Sono quelli che tutti possono immaginare. Il lavoro è, come dicevo, sintomo della salute di una società e di un Paese. Se non si riesce a tornare a lavorare in tempi ragionevoli, tutto si ferma e anche chi ha stipendi fissi o pensioni potrà averne effetti molto negativi.

 

  • È vero che i licenziamenti per giusta causa in tempo di COVID19 consentiti fino al 17 agosto, possono allargarsi anche per giustificati motivi?

Preme innanzitutto evidenziare che, come precisato nel webinar del 30 giugno u.s. ancora visibile su sulla pagina FB di Movimento Forense e youtube, l’unico licenziamento interessato dalla normativa emergenziale in questione, l’art. 46 del D.L. 18/2020 (cd. “Cura Italia”), è quello “per giustificato motivo oggettivo” che, in particolare, è da ritenersi nullo se intimato, per ora, fino al 17 agosto p.v. con termine da ultimo prolungato dal D.L. 34/2020 (cd. “Rilancio”). Ovviamente si è voluto tutelare i lavoratori che, in forza della chiusura delle attività o comunque delle oggettive difficoltà attuali delle imprese, si sarebbero trovati o si troverebbero a perdere il lavoro.

La norma, quindi, non incide in alcun modo sulle altre tipologie di licenziamento come quello per “giusta causa” o “per giustificato motivo soggettivo” o per superamento del periodo di comporto che possono essere comunque intimati se ne sussistono i presupposti.

 

  • Quali sono i motivi a giusta causa per procedere ai licenziamenti?

Quelli riconducibili a fatti o comportamenti del lavoratore che incidono irrimediabilmente sul rapporto di fiducia essenziale nel rapporto di lavoro subordinato. Questi sono un esempio di licenziamento che però, come detto, non sono per nulla contemplati dalla normativa emergenziale e pertanto continuano ad essere regolamentati ordinariamente e quindi legittimi se ne sussistono i presupposti.

 

  • Se il lavoratore viene licenziato per giustificato motivo potrà accedere alla NASPI?

Si tratta di un licenziamento a tutti gli effetti, nonostante sia affetto da nullità che deve però essere fatta valere dal lavoratore tramite impugnazione.

Pertanto, come del resto precisato anche dall’INPS con proprio messaggio (n.2261 del 1° giugno 2020) in caso di licenziamento, seppur nullo perché intimato per Giustificato motivo oggettivo nel periodo tra il 17 marzo e il 17 agosto 2020, il lavoratore dovrà godere della NASPI, che sarà però oggetto di ripetizione da parte dell’Istituto previdenziale nel caso di reintegrazione del lavoratore.

 

  • Quale sarà l’impatto del COVID19 sulla economia italiana?

Avendo a che fare giornalmente con aziende e lavoratori, non c’è bisogno di essere dotti economisti per immaginare, senza una ripresa delle attività e del lavoro, il crollo in generale dell’economia e delle condizioni di vita generali, nonché dei servizi pubblici.

 

  • Il blocco imposto dai governi internazionali ha spinto l’economia globale nella recessione, quali soluzioni possono essere messe in atto per arginare le perdite e come se ne può uscire?

Non condivido il lassismo che ordinariamente fonda l’espressione popolare “pensa alla salute”, ma certamente senza questa poco si può. Pertanto alcuni provvedimenti con evidenza si rendevano necessari e lo dimostrano, purtroppo per gli effetti subiti dalla popolazione, proprio i Paesi che non hanno adottate certe misure restrittive.

Nella speranza ad ogni modo che non vi siano altri periodi di emergenza come quelli passati, in ogni caso innanzitutto bisogna prevederli e programmare sin d’ora gli strumenti necessari per non farsi trovare ancora una volta impreparati. Questo per intanto potrebbe evitare un colpo che non vorrei definire “di grazia” ma che tale si prospetterebbe con inimmaginabili effetti sulla stabilità sociale oltre che economica già resa precaria.

 

  • L’impatto dell’epidemia ha danneggiato i consumi e gli investimenti solo in Cina o anche in Europa, Stati Uniti e America Latina?

Quanto avvenuto ha in brevissimo tempo modificato anche le abitudini individuali altresì di chi non si trova a fare i conti con i bisogni primari e ciò con ripercussioni globali. Nel piccolo, ci si è abituati a pranzare e cenare molto di più a casa anche nelle città in cui ciò non era usuale, con spostamento oltre che ridimensionamento dei consumi. In egual modo alcuni effetti si stanno già avvertendo e comunque si vedranno per le prossime vacanze che certamente, per chi ne potrà godere, saranno impostate in modo totalmente diverso. Sono esempi apparentemente piccoli che però hanno ripercussioni mondiali su Voli, Turismo, mercato interno, scambi internazionali e sui relativi investimenti.

 

  • Quali sono i settori maggiormente colpiti?

Non penso ci siano settori che non abbiano risentito e non risentano nel tempo pesanti effetti negativi.

 

  • Ci dobbiamo aspettare una forte recessione globale?

 

Direi che inevitabilmente è già in atto, ma non si può pensare che potesse avvenire diversamente. Se un organismo entra in coma, non si può certo sperare che, uscendone anche dopo poco, non debba fare i conti con una condizione ben diversa.

 

  • Ci sarà una ripresa con una riapertura delle economie nazionali e mondiali?
  • Che si può fare del resto? La ripresa è necessaria ed inevitabile. Piuttosto non è detto che tutto debba essere necessariamente negativo. Può essere anche l’inizio di un nuovo modo di produrre, lavorare, consumare, vivere.

 

Principia Bruna Rosco

 

 

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