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Il biscione e il suo simbolismo nell’araldica milanese

 

Milano, 28 settembre 2020 – Se la Madonnina del duomo è uno dei simboli più conosciuti (almeno a livello nazionale) della città di Milano, a livello araldico il capoluogo meneghino è associato al biscione. L’origine del serpente coronato che ingoia un uomo, tra i blasoni più rappresentativi della città lombarda insieme al vessillo bianco con al centro una croce di San Giorgio di colore rosso, è tuttavia incerta e tra storia e mito aleggia nel mistero. Si dice che a portare il simbolo de “el bissun” in città fu Azzone Visconti. Pare che il Signore di Milano, accampatosi nel 1323 nei pressi di Pisa, non si accorse di una vipera che si era sistemata sul suo elmo posato in testa. Avendolo messo sul capo, il rettile miracolosamente non lo morse e da allora la fortuna gli sorrise facendogli vincere la fondamentale battaglia di Parabiago, lo scontro che vide i ribelli della Compagnia di San Giorgio guidati dallo zio Lodrisio affrontarsi contro le schiere di Azzone guidate dallo zio Luchino per la supremazia sulla signoria di Milano (Azzone era rimasto a Milano fiaccato dalla gotta). Un’altra leggenda lega il biscione ad Ottone Visconti, figlio del visconte di Milano Ariprando, che nel corso della crociata in Terra Santa, dopo aver sconfitto in duello il saraceno Voluce, riportò nel comune meneghino lo stemma del guerriero su cui aveva avuto la meglio con le armi, per l’appunto una vipera che divora un uomo.

La vipera del resto è un animale presente nella fauna della Lombardia insieme ad altri rettili consimili e tuttavia essendo senz’altro emblema nobiliare legato ai visconti, era già presente tra i simboli del comune molto prima della mitica crociata del 1099 al quale partecipò Ottone. Infatti nella chiesa di Sant’Ambrogio è possibile ammirare un serpente che campeggia su una colonna, regalia dell’imperatore bizantino Costantino VIII all’arcivescovo di Milano Arnolfo II da Arsago che nel 1002 visitò la corte di Costantinopoli riportando in patria una moglie d’origini “romane” per l’imperatore Ottone III, Zoe Porfirogenita (matrimonio mai celebratosi a causa della prematura morte di Ottone III). Il serpente era del resto già un diffusissimo animale totem di quei longobardi arimanni che colonizzarono il comune tra l’alto e il basso medioevo. La serpe rappresentava infatti la forza e, quello in azzurro, si trovava sovente nelle bandiere di guerra longobarde. Tuttavia la presenza di questo rettile trova giustificazione anche nelle sacre scritture rifacendosi al miracoloso serpente di Mosè meglio noto come Necustan, legato all’episodio biblico nel quale il condottiero israelita mostrò al faraone il suo potere “magico” gettando in terra la sua verga che si trasformò in serpente. Sempre a Mosè è legato questo emblema in quanto durante il viaggio nel deserto, Dio gettò la piaga dei serpenti velenosi tra gli israeliti e Mosè fece così forgiare un serpente di bronzo affinché le persone morse dai serpenti potessero rivolgersi all’effige per curarsi dal veleno. Una cronaca medievale del 1288 scritta dal poeta d’origini longobarde Bonvesin De la Riva e nota con il nome di De Magnalibus urbis Mediolani (le meraviglie di Milano), racconta che anche prima dell’avvento dei Visconti, i notabili cittadini offrissero ai loro condottieri un vessillo con la celebre biscia che ingoia il saraceno e che per tradizione l’esercito meneghino non si accampasse se non dove si fosse notata la presenza di qualche biscia o di qualche serpente. Anche i peculiari mazzi di carte milanesi che commutano i semi dalle francesi e conservano una forma piuttosto stretta (misurano intorno ai 50×94 mm) conservano la memoria del rettile visconteo con il fante che ostenta sul petto il biscione simbolo del capoluogo lombardo.

 

 

La leggenda più antica collegata al biscione rimanda invece al Re dei Longobardi Desiderio. Si narra infatti che questo condottiero, la cui storia resta fortemente legata alla città di Milano, in gioventù si fosse addormentato sotto un albero risvegliandosi con un serpente attorcigliato sul capo a mo’ di corona. Un segnale divino che lo convinse ad impegnarsi per estendere i suoi domini e la sua influenza sull’Italia, sul papato e sull’Europa tutta. Oggi il simbolo del biscione è un emblema conosciuto in tutto il mondo. L’Inter lo ha adottato come animale totem e recentemente lo ha anche ripreso in una sua casacca da trasferta, anche Mediaset e Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, hanno nel loro blasone un biscione mentre lo stemma dell’Alfa Romeo dal 1910, anno della sua fondazione, omaggia Milano con lo scudo crociato e “El Bissun” intramontabile insegna della città meneghina.

 

L. M.

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