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8 marzo. Piccirillo e Forte (M5S Lombardia): Parità di genere è lettera morta in Lombardia

(mi-lorenteggio.com) Milano, 7 marzo 2021 – Nelle partecipate regionali, nomine quasi esclusivamente maschili, grave violazione del principio di parità va risolta.

“La parità di genere è lettera morta in Regione Lombardia: il problema non è solo nelle nomine del governo, ma delle istituzione regionali”. A denunciarlo i Consiglieri regionali del M5S Lombardia Luigi Piccirillo e Monica Forte secondo i quali “le procedure indicate dalle leggi regionali sono seguite senza nessun rigore”.
Prova ne sono le proposte di nomina che transitano, per esempio in consiglio regionale, che spesso non rispettano il principio di equilibrio nella presenza di uomini e donne negli organi di governo delle aziende a partecipazione regionale. Ecco alcuni casi esemplificativi del diffuso malcostume:
il 26 maggio 2020, il Consiglio regionale ha provveduto a designare il Sindaco effettivo del Collegio sindacale di ARIA s.p.a. scegliendolo tra un rosa di 14 candidati di cui uno soltanto di sesso femminile. Sempre nella stessa data, è stato scelto un componente del Collegio dei revisori dell’istituto Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio e un componente del Comitato tecnico scientifico in materia di contrasto e prevenzione dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso e, in entrambi i casi, nelle liste dei candidati vi era un’unica donna.
Anche nel luglio 2019 il Consiglio regionale ha nominato il Collegio dei revisori della Fondazione Lombardia per l’ambiente, tutto al maschile; e la Giunta ha confermato il trend anche per il Consiglio di amministrazione, scegliendo i due componenti, ancora di sesso maschile, tra 14 uomini e 1 sola donna. Due uomini sono stati nominati dalla Giunta nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Minoprio, mentre tra i 5 candidati per un posto nel cda del Consorzio del Mincio, c’erano 4 uomini e una donna.
Luigi Piccirillo, consigliere regionale del M5S Lombardia dichiara: “Sono esempi che fanno vergognare e arrabbiare tanto allontanano la nostra istituzione dalla realizzazione dei principi costituzionali di uguaglianza e piena parità tra uomo e donna. Insieme alla collega Forte abbiamo scritto al Consiglio per le Pari Opportunità della Lombardia perché prenda, una buona volta, posizione sulla pratica illegale di proporre e nominare perlopiù uomini nelle aziende pubbliche lombarde. Proprio il Pubblico dovrebbe dare il buon esempio, e non è solo una questione di forma. È la disciplina regionale, che risale al 2009 (Norme per le nomine e designazioni di competenza del Consiglio regionale), che impone di presentare candidature di entrambi i generi per gli organismi collegiali nominativi. Altre leggi regionali vanno nella medesima direzione.
L’impressione generale che si ricava a leggere i nominativi delle partecipate regionali è che le candidature femminili siano sempre e solo di facciata, con nomi ricorrenti messi lì solo per salvarsi la faccia. Anche la composizione del Comitato tecnico consultivo, che peraltro è quello incaricato di esprimere il parere sul possesso dei requisiti da parte dei candidati, è quasi tutta maschile perché 4 su 5 degli attuali componenti sono uomini. Tutto questo oltre che penoso è assolutamente inaccettabile: il centrodestra la finisca con il maschilismo delle nomine e lavori seriamente per la piena parità. Non solo l’8 marzo, ma tutti i giorni”.

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