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Proverbio: A chi ben crede, Dio provvede

Operazione della procura distrettuale antimafia di Milano tra Lombardia, Calabria e Piemonte

(mi-lorenteggio.com) Pavia, 10 gennaio 2022 – È scattato alle prime luci dell’alba di oggi l’intervento dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e supportato da reparti della Lombardia, Piemonte e Calabria, stanno eseguendo, tra l’altro, 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti di altrettanti soggetti alcuni dei quali sarebbero contigui a storiche famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì (RC) e radicatesi nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza nonché nel torinese.

Le ipotesi investigative contestate agli odierni arrestati dalla Procura Distrettuale Antimafia milanese vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso.

Le Fiamme Gialle pavesi, con il supporto dei reparti territoriali, di decine di unità anti terrorismo pronto impiego (ATPI), l’impiego di unità cinofile e dei mezzi aerei del Corpo sono stati impegnati nella ricerca e cattura dei destinatari della misura interessando anche la roccaforte di Platì dove i principali responsabili del sodalizio si erano spostati, facendo poi la spola con la Lombardia.

L’attività investigativa, iniziata nella primavera del 2019 e conclusasi oggi con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, è stata caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose. Infatti, le attività investigative hanno registrato ripetute attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente, ricorrendo alla forza intimidatrice, sovente manifestata con la prospettazione nei confronti delle loro vittime di gravi conseguenze ove non avessero saldato i propri debiti nei tempi richiesti dai sodali. Il sodalizio indagato avrebbe trattato considerevoli quantitativi di stupefacente, del tipo cocaina e marijuana, immessi nella rete di distribuzione, vendita e consumo anche con l’intento di rifornire gruppi criminali a loro collegati della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e in Toscana.

Non sarebbero risultate estranee a queste ultime dinamiche criminali alcune figure femminili, congiunte dei principali indagati, che pur svolgendo una funzione servente o secondaria, hanno comunque dato un contributo reale ed effettivo per la commissione dei reati. Infatti, in più occasioni, è stato rilevato il loro supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati.

Per una di loro, come per altri due fiancheggiatori del sodalizio, il GIP del Tribunale di Milano ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione avanti alla P.G. e per un quarto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio del comune di residenza. Il clan, per supportare le proprie capacità operative, per perpetrare le estorsioni ed il traffico di droga o anche per fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio, aveva la disponibilità di armi automatiche, come i noti mitragliatori Kalashnikov, riforniti da altra cellula calabrese collegata.

Al fine di rendere, poi, oltremodo difficile l’individuazione dei proventi delle attività delittuose così da poter sfuggire ad una eventuale aggressione patrimoniale da parte dello Stato, il sodalizio criminale avrebbe utilizzato società di servizi ed imprese edili, costituite ad hoc, ma di fatto inattive, che tramite l’emissione di fatture false avrebbero potuto occultare i proventi illeciti sfruttando anche la complicità di almeno un professionista per presentare bilanci e dichiarazione dei redditi opportunamente “adattati”. Si rappresenta che per il presente comunicato stampa è stata rilasciata apposita autorizzazione da parte dell’A.G. competente.

L’assessore regionale alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia locale, Riccardo De Corato, ha espresso soddisfazione per l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano per traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi da sparo ed estorsione, reati commessi in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso.

FONDAMENTALE COLLABORAZIONE ISTITUZIONI – “Per contrastare le mafie – sottolinea l’assessore regionale, che detiene anche la delega alla ai beni confiscati alla criminalità organizzata – è fondamentale tenere alta l’attenzione, come continuo a ribadire da tempo, e la collaborazione di tutte le istituzioni. L’impegno di Regione Lombardia per contrastare questo fenomeno è costante”.

BENI CONFISCATI, I NUMERI E LE RISORSE INVESTITE – “Dal 2019 ad oggi – ricorda De Corato – abbiamo investito oltre 2,6 milioni di euro per la ristrutturazione dei beni confiscati alla criminalità e assegnati agli enti locali e alle associazioni. Anche per il biennio 2021-22 abbiamo messo a disposizione altri 4 milioni di euro destinati agli enti locali e al terzo settore per il recupero di questi beni. La nostra regione, per numero di beni confiscati alle mafie, è la quarta in Italia e conta sul suo territorio oltre 1.300 unità immobiliari già destinate e oltre 1.900 ancora in fase di gestione”.

PRESENTATO IL SISTEMA PER VISUALIZZARE BENI CONFISCATI – De Corato ha anche evidenziato l’importanza del sistema informativo ‘Viewer beni confiscati’: “Sistema divenuto, di recente, pienamente operativo ed in grado di assolvere al ruolo di interlocutore privilegiato dei soggetti istituzionali coinvolti nella gestione dei beni immobili confiscati alle mafie in Lombardia e destinati agli enti locali. Nonché agli enti del terzo settore”. “Mettere a disposizione – ha concluso l’assessore – un nutrito patrimonio informativo geolocalizzato dei beni sottratti alla criminalità organizzata vuol dire agevolare il reimpiego istituzionale e sociale di tali beni”.

Redazione

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