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Proverbio: Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello

La ASST Monza fa scuola con la“Posizione del pensatore di Rodin”

I risultati dello studio pubblicati sull’American Journal
of Respiratory and Critical Care medicine

(mi-lorenteggio.com) Monza, 18 febbraio 2022 – È stata chiamata la “Posizione del pensatore di Rodin”, inanalogia alla celeberrima statua esposta nell’omonimo museo parigino, una tecnica che nei pazienti Covid più gravi permette un rapido e significativo miglioramento della saturazione di ossigeno.

“All’inizio della pandemia – spiega il prof. Giuseppe Foti, Direttore del Dipartimento di
Emergenza Urgenza della ASST Monza e professore associato di Anestesiologia
dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca quando eravamo sommersi dai pazienti Covid,
dovevamo trovare un modo per migliorare la saturazione di ossigeno di questi pazienti che
fosse facilmente applicabile nei reparti di degenza. Sicuramente il casco Cpap, che mi piace
ricordare è stato proposto e studiato già molti anni fa dal nostro gruppo e ora è utilizzato in
maniera estensiva sia in Italia sia all’estero, ci ha dato una grande mano, ma si tratta di una
tecnica che richiede un certo carico assistenziale, richiede competenze specialistiche e non
è sempre facilmente tollerata per lungo tempo dai pazienti”.

I clinici hanno allora deciso di applicare una tecnica che da anni è consolidata in terapia
intensiva nei pazienti sedati ed intubati: la posizione prona.

“L’abbiamo dunque applicata invece nel paziente sveglio ricoverato nel reparto di degenza
ordinaria. L’effetto è stato immediatamente evidente: la saturazione di ossigeno dei pazienti
migliorava in maniera molto vistosa e clinicamente significativa. Non c’è voluto molto a
convincere tutti i colleghi dell’ospedale, non specialisti e non abituati a queste tecniche, che
era utile. Anzi devo dire che è stata proprio accolta con entusiasmo e rapidamente
implementata nella routine clinica. Dopo aver pubblicato i risultati di questa strategia su
Lancet, sono usciti oltre 100 lavori scientifici provenienti da tutto il mondo sull’argomento”.

Di recente è stato pubblicato uno studio multicentrico internazionale che è riuscito a
dimostrare che la posizione prona in respiro spontaneo nei pazienti con polmonite Covid è
in grado di ridurre il ricorso all’intubazione endotracheale e al ricovero in terapia intensiva.
È stato anche dimostrato che la posizione prona è tanto più efficace quanto più
precocemente applicata e quanto più a lungo è mantenuta nell’arco delle 24 ore. Viene
indicato un periodo ottimale di almeno 8 ore nell’arco della giornata.

“Malgrado questi ottimi risultati – continua Foti – i miei collaboratori hanno comunque notato
che talvolta può non essere semplice mantenere la posizione prona per periodi prolungati.
Hanno pertanto pensato ad una posizione alternativa che potesse mantenere gli stessi
vantaggi della posizione prona e fosse più facilmente tollerata dal paziente. Il paziente si
trova seduto a fianco del letto con le braccia e il tronco appoggiati sul materasso in maniera
da assumere una posizione semiprona e l’hanno chiamata “Posizione del pensatore di
Rodin”. Anche in questo caso si è osservato un rapido e significativo miglioramento della
saturazione di ossigeno che ha immediatamente ottenuto il consenso dei pazienti e degli
operatori sanitari”.

I risultati di questo studio sono stati pubblicati a fine 2021 sulla prestigiosa rivista American
Journal of Respiratory and Critical Care medicine. Al momento non è ancora possibile dire
se questa strategia è in grado di ridurre il ricorso al ricovero in terapia intensiva e
all’intubazione tracheale. Per saperlo sarà necessario effettuare ulteriori studi multicentrici.

“Quello che però posso dire sin da ora è che la tecnica ha affiancato e sta soppiantando la
tecnica di pronazione nella gestione dei pazienti con polmonite Covid nei reparti di degenza
ordinari in quanto più tollerata dai pazienti”.

A questo punto una domanda sorge spontanea: ma queste tecniche di posizionamento
devono essere applicate solo in ospedale o potrebbero essere applicate anche a domicilio
nelle fasi più precoci della malattia?

“Certamente sì, potrebbero essere facilmente applicate anche a casa e non riesco proprio
ad immaginare come potrebbero essere di alcun nocumento. Molti di noi assumono
regolarmente la posizione prona durante il sonno. Ovviamente quello che non sappiamo è
se tali tecniche potrebbero avere un effetto positivo sul decorso della malattia. Certamente
credo varrebbe davvero la pena studiarne l’effetto anche in questi settings”.

V.A.

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