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Milano ricorda il commissario Luigi Calabresi

(mi-lorenteggio.com) Milano, 17 maggio 2022 – Il 17 maggio di 50 anni fa in via Cherubini, in zona Pagano, a Milano un commando armato, appartenente all’organizzazione di estrema sinistra “Lotta Continua”, assassinò il commissario capo Luigi Calabresi.

Questa mattina, a Milano, è stata ricordata la figura del giovane commissario di Pubblica Sicurezza alla presenza del capo della Polizia Lamberto Giannini e dei familiari di Calabresi.

Nella chiesa di San Marco è stata celebrata una messa in suffragio officiata dall’arcivescovo di Milano Monsignor Delpini e, successivamente, presso la questura di Milano si è tenuta la cerimonia commemorativa, nella quale il prefetto Giannini, intervenuto dopo la signora Gemma Capra, moglie di Calabresi, ha sottolineato

“Finalmente è stata restituita al Paese la figura che era, grazie al suo onore ed alla sua professionalità. Ma c’è stata una storia che mai, mai per un momento, è stata incrinata all’interno della Polizia e delle Forze dell’ordine, soprattutto per i funzionari, come lo sono stato io per 28 anni, dell’antiterrorismo, per i quali il commissario Calabresi è stato sempre un mito, una stella polare. Un esempio, grazie al suo acume investigativo, alla sua capacità di mediazione, sempre pronto a comprendere le ragioni dell’altro. Questa celebrazione, oltre ad essere un doveroso ricordo, deve anche essere un monito affinchè non possa accadere mai più quello che accadde in passato”.

Al termine, il capo della Polizia ha deposto una corona di alloro vicino al busto dedicato a Luigi Calabresi.
L’assassinio del commissario Calabresi fu deciso da una parte di militanti di alcune organizzazioni politiche della sinistra extra-parlamentare che lo ritenevano responsabile della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Quest’ultimo era stato fermato nel corso delle indagini per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 ed era morto precipitando da una finestra della questura di Milano.

Prima di lasciare il luogo della cerimonia, il prefetto Giannini ha deposto una corona all’esterno della Questura, presso la lapide in memoria delle 4 vittime della strage del 17 maggio 1973, in cui rimasero ferite anche 52 persone.

In quella occasione, proprio nel giorno in cui veniva inaugurato il busto dedicato a Calabresi ad un anno dalla sua morte, il terrorista Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano tra la folla causando la morte di Gabriella Bortolon, Felicia Bartolozzi, Giuseppe Panzino e della guardia di Pubblica sicurezza Federico Masarin, in servizio all’Ufficio politico della questura di Milano.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio.

La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell’oggi.

In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni.

In questo giorno si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all’estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano.

Il coraggio, la compostezza della moglie Gemma Calabresi Milite, dei tanti familiari delle vittime dei terrorismi, sono diventati negli anni pietre miliari di una ricomposizione della comunità attorno ai principi del rispetto, di una ricostruzione paziente del tessuto civile lacerato dalle morti di tanti uomini e donne dello Stato, di dirigenti, lavoratori e dall’odio che le bande del terrore seminavano con le loro azioni e le loro parole.

La difesa di quelle libere istituzioni che i nostri padri ci avevano consegnato è avvenuta senza rinunciare in alcun modo ai diritti fissati nella Costituzione, nostra carta di identità nazionale. Un insegnamento che non va dimenticato, prezioso per i giovani, per aiutarli a costruire il futuro di cui saranno artefici e protagonisti».

“Un eroe, un servitore dello Stato”: così il presidente della Regione Lombardia ha definito oggi, in Questura a Milano, il commissario Luigi Calabresi ucciso cinquant’anni fa in via Cherubini.

“Desidero porre in evidenza – ha aggiunto il governatore a nome dell’intera Giunta – la grandezza della famiglia che ha saputo elaborare il dolore ed è arrivata ad una capacità di perdono che è tipica di chi ha dei valori molto profondi”. 

V. A.

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