MARIO MANTOVANI (FDI/ECR): DOPO L’AUTOMOTIVE ANCHE LE AZIENDE DELLA MODA NEL MIRINO DEL GREEN DEAL EUROPEO

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(mi-lorenteggio.com) Bruxelles, 19 novembre 2024 – “Dopo il settore dell’automotive e delle mobilità anche le aziende europee della moda si ritrovano, nonostante gli sforzi già intrapresi, nell’impossibilità di raggiungere gli obiettivi del piano fit for 55, che impone entro il 2030 una riduzione del 55% dei livelli di emissioni rispetto al 1990.
I settori della moda e del lusso, del tessile e degli accessori, sono parte dell’ennesima eccellenza italiana ed europea che si ritrova a fare i conti con le conseguenze dannose dell’ideologia verde della sinistra europea.
Per rispettare tale limite le aziende della filiera dovrebbero investire da subito in decarbonizzazione quasi 30 miliardi di euro, in una congiuntura economica caratterizzata da un calo del 7,9% del tasso generale di investimento e da un forte calo delle esportazioni e del fatturato.
In alternativa, le imprese del settore dovrebbero ridurre considerevolmente la loro produzione, con una perdita di ricavi che, un report realizzato da The European House Ambrosetti e presentato al 3° Sustainable Fashion Forum di Venezia, stima in circa 157 miliardi di euro”. Lo dichiara l’eurodeputato Mario Mantovani.
“Spegnere i macchinari, dunque, per non generare emissioni: un’opzione, questa, insostenibile per le imprese europee della moda e per tutte le aziende di qualsiasi settore produttivo che si trovano a subire le conseguenze di una ideologia e di politiche sbagliate, imposte sulla pelle di imprese e lavoratori.
Anche la moda potrebbe essere vittima di una normativa europea che non risponde alle reali capacità di adattamento delle aziende e del settore cui è stata imposta.
Ho presentato alla Commissione Europea, insieme ai colleghi della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, il Co-Presidente del Gruppo ECR On. Procaccini, e gli Onn. Fiocchi e Picaro, un’interrogazione scritta per chiedere conto di questa realtà e per richiedere un maggiore supporto finanziario per le aziende del settore e la ridefinizione di un limite temporale più opportuno affinché l’intero settore possa affrontare senza traumi occupazionali la transizione sostenibile e gli obiettivi della decarbonizzazione”. Conclude Mantovani.

Redazione

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