LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

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fiaba in due tempi di Eugenio Monti Colla

musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

scene e luci di Franco Citterio

costumi di Eugenio Monti Colla

direzione tecnica di Tiziano Marcolegio

regia di Eugenio Monti Colla ripresa da Franco Citterio e Giovanni Schiavolin

produzione

ASSOCIAZIONE GRUPPORIANI – Comune di Milano – Teatro Convenzionato

Regione Lombardia – Soggetto di rilevanza regionale

i marionettisti

Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich,

Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Michela Mantegazza,

Tiziano Marcolegio, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette

voci recitanti

Milena Albieri, Loredana Alfieri, Véronique Andrin, Marco Balbi,

Roberto Carusi, Mariagrazia Citterio, Fabrizio De Giovanni, Lisa Mazzotti,

Gianni Quillico, Franco Sangermano

durata dello spettacolo: 95 minuti incluso intervallo

spettacolo consigliato dai 5 anni

da sabato 18 gennaio a domenica 9 febbraio 2025

giovedì, venerdì e sabato alle ore 20:00

domenica alle ore 16:00

giovedì 23 gennaio 2025 alle ore 20:00

Sleeping Beauty

RECITA IN LINGUA INGLESE

giovedì 30 gennaio 2025 alle ore 20:00

Спящая Красавица

RECITA IN LINGUA RUSSA

giovedì 6 febbraio 2025 alle ore 20:00

الجمال النائم في الغابة

RECITA IN LINGUA ARABA

per le scuole

martedì, mercoledì alle ore 10:00 su prenotazione

all’Atelier Carlo Colla & Figli

via Montegani, 35 / 1 – Milano

M 2 fermata Abbiategrasso – tram 3

tel. prenotazioni: 02.89531301

e-mail: info@marionettecolla.org

www.marionettecolla.org

biglietti

intero € 16,00 / possessori CartaEffe € 12,00 / soci MuseoCity € 12,00 / soci Musica al Tempio € 12,00 / under 25 € 10,00 / over 65 € 8,00 / Biglietto Verde Esselunga – A Teatro con Fidaty / scuole € 8,00

spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro

La bella addormentata nel bosco della Carlo Colla & Figli, creata nel 2001, è subito diventato uno degli spettacoli più amato dal pubblico e più rappresentato anche all’estero. Lo spettacolo, dall’anno della sua prima messa in scena, ha girato il mondo. È stato rappresentato infatti a Dubai, a New York, a Muscat, a Novosibirsk, a Charleston, a Satka e a Boston.

Pertanto, ne è stata realizzata una versione in inglese, una in russo e una terza in arabo

che in questa stagione verranno proposte nell’Atelier per le comunità multietniche milanesi.

Sulla falsariga delle connotazioni letterarie di Perrault e di La Fontaine si inserisce la struttura teatrale della fiaba, sospesa fra nuvole bianche o minacciose che nulla hanno di vero e di reale. Due soli gli ambienti chiamati a restituire luoghi legati al mondo della natura: una terrazza edificata fra i colori e la curva dell’arcobaleno, e il bosco, tempio consacrato al lungo sonno e all’amoroso risveglio. In questi ambienti si muovono i personaggi in bilico fra la narrazione fabulistica di Perrault (in una brillante traduzione di Collodi, da cui Eugenio Monti Colla ha tratto il testo teatrale) e la struttura librettistica del balletto di Čajkovskij da cui lo spettacolo attinge la parte musicale.

Stizza, ira e invidia sono alla fonte di una maledizione terribile che il dispiegarsi degli eventi trasforma in una lunga attesa a cui partecipano i mortali e le creature del sogno. Il castello che si addormenta altro non è che teatro nel teatro.

Alla misteriosa profezia che ferma il tempo, si contrappone la filastrocca della Fata Armonia in cui rime e assonanze si susseguono teneramente a ripetere l’eterno rito della figura materna che acquieta l’animo del bimbo con racconti fantastici. L’arrivo del Principe Desiderio restituisce al fabulistico il sapore della vita cavalleresca: una leggenda che suscita curiosità, fascino e subitaneo amore per la bella principessa vittima del maleficio, l’incontro con il Male e i suoi sortilegi.

Ma la vicenda si snoda verso l’immancabile lieto fine: sconfitte le creature evocate dalla perfida fata, il sentimento si sostituisce a ogni eroica impresa; il bacio profetizzato risveglia la bella e gli abitanti del castello e annuncia le nozze dei due giovani principi. Ed ecco, infine, il magico libro delle fiabe che si apre per accogliere i celebri personaggi simboli di paure, di trepidazioni, di trasalimenti e di soluzioni gioiose, nel perenne susseguirsi delle generazioni.

Nota sulle musiche

Il gran numero di brani contenuti nel balletto ha comunque imposto di escluderne una parte, anche se di notevole efficacia musicale. Di fronte all’obbligo di scelta, la soluzione non poteva essere il meccanico, e pedissequo, spostamento dei brani di Čajkovskij nelle scene corrispondenti del nuovo spettacolo dei Colla; e non solo perché La bella addormentata di Čajkovskij e La bella addormentata per marionette non hanno la stessa trama. In questo senso ho operato obbedendo a due criteri. In primo luogo, la musica doveva corrispondere a quella che per semplicità chiamiamo l’atmosfera dell’azione: per usare il gergo del mondo dello spettacolo, doveva funzionare sulla scena. In secondo luogo, i brani da selezionare dovevano secondare il portamento delle marionette, insomma sincronizzarsi con loro. Quest’ultimo punto è stato decisivo nella scelta, e ha consentito in alcuni casi di spostare numeri musicali del balletto in situazioni diverse da quelle per cui erano stati creati. I due pezzi più famosi di questa partitura, i valzer della bella addormentata e della rosa, sono stati completamente ricontestualizzati, ed effettivamente la loro funzione nella struttura dello spettacolo è cambiata. Tuttavia, i due brani continuano a rappresentare situazioni analoghe a quelle originali, un momento di forte eccitazione e l’affacciarsi della principessa alla vita; inoltre, la nuova sistemazione ha permesso di qualificare il personaggio di Aurora con il valzer; ma è stata la pulsazione unica che avviluppava il ritmo del movimento delle marionette e l’incedere della musica che ci ha finalmente convinto. La gestualità di queste creaturine rette da fili, a ben vedere, è così importante da far emergere quello che a mio parere è il profondo legame che unisce le marionette alla musica, e in particolare al teatro musicale. Suono e gesto: filosofi, poeti, musicisti, e anche musicologi, hanno ben individuato questa connessione fino a interpretare la nascita della musica come rappresentazione sonora del gesto. Il momento di massima fusione e coerenza avviene nella danza e nel balletto, non fosse altro che per l’assenza delle parole, e per lo snodarsi della trama attraverso movimenti ritmicamente sintetizzati e scanditi. Un gesto non più naturale, perciò stilizzato e artistico, esatto dalla musica e che esige musica. Ecco allora le nostre teste di legno, cui non è mai concesso il gesto secondo la natura umana, diventare interpreti par exellence del movimento stilizzato anche quando parlano o semplicemente attraversano il proscenio. Danzano sempre le marionette, dal primo momento in cui entrano in scena, a quando cala il sipario.

Luca Del Fra

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