(mi-lorenteggio.com) Monza, 9 maggio 2025 – “Arrivasi quindi cammin facendo alla collinetta di Vedano che presenta un graziosissimo poggio con un vigneto delle più gran bellezza; ivi sogliono recarsi i Principi a festeggiare la vendemmia. Sulla cima di quest’amena collina v’è un tempio di ferro che dà un’idea di simili grandiosi lavori fatti in Russia e in Inghilterra”.
Così racconta Giovanni Antonio Mazzotti, nella Passeggiata nel Real Parco di Monza pei viaggiatori della strada ferrata da Milano a Monza del 1841.
Una conferma di questo scenario la troviamo anche in un’incisione di Carlo Sanquirico del 1850, titolata Il tempietto sul poggio, dove fanno bella mostra di sé le sottostanti viti.
Anni prima, del vino prodotto a Vedano parla anche Carlo Porta nel suo Brindes de Meneghin a l’osteria, composto nel 1815 in occasione della visita a Milano dell’Imperatore d’Austria Francesco I e di sua moglie Maria Luisa.
Gh’hoo el petitt de impi el bottan
con on fior de firisell
che se fa in d’on cantonscell
su la volta de Vedan.
Ah che vin! Pader Abaa!
Limped, viv e savorii!
De quest chi in del vin de trii
no ghe n’è proppi mai staa.
Va detto che la produzione del vino riguardava tutto il paese di Vedano, così come larghissima parte della Brianza. Prima che si diffondesse la filossera, decimando le varietà nostrane e costringendo a innesti tra radici americane e fogliame autoctono, un’immagine piuttosto consueta nel paesaggio agrario di queste terre, sia pianeggiante, sia collinare, era la “piantata vitata”, con la vite che ricadeva a festoni tra un albero e l’altro.
La produzione vinicola permetteva di integrare l’alimentazione contadina altrimenti povera e fu a lungo rilevante per la Brianza: nel Cinquecento la vite costituiva oltre il novanta per cento degli alberi da frutto e fino a tutto l’Ottocento fu assai diffusa. Ancora nella prima metà di quel secolo, l’aratorio vitato, dove si coltivano promiscuamente cereali e vite, era il tipo di appezzamento più comune. Il prodotto delle vigne era diviso in parti uguali tra il proprietario e il contadino, ma solitamente era il primo a possedere tutta l’attrezzatura necessaria per la vendemmia e la vinificazione.
Una simile situazione era diffusa anche nei territori che a cominciare dal 1805 vennero inclusi nel grande progetto per la realizzazione del Parco di Monza. L’architetto Luigi Canonica, incaricato del gravoso compito, avviò nello stesso anno i primi rilievi per delimitare con paletti il perimetro dell’area individuata. Nella Descrizione e stima de’ fondi compresi nel Real Parco da farsi per la Real Villa di Monza, datata 23 giugno 1806 e compilata dall’ingegnere Ferrante Giussani per la Direzione generale del Demanio con le stime di tutti i fondi, case, ville situati nei comuni di Monza e Vedano interessati dalla formazione del Parco Reale, appare che la maggior parte del territorio annesso non era boscato, ma indicato come «aratorio vitato».
«La volontà di ripristinare il sentire e la gioiosità dei luoghi ha guidato il progetto voluto dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, che è indirizzato a un recupero filologico per riportare un vigneto ornamentale sulla Collinetta di Vedano», dichiara il Presidente del Consorzio e Sindaco di Monza Paolo Pilotto. «L’intervento è finanziato con il Programma degli interventi prioritari – Fase 1 dell’Accordo di programma per la valorizzazione del complesso monumentale Villa Reale e Parco di Monza».
L’importo totale, comprensivo di progettazione, oneri di sicurezza e spese generali, e naturalmente dei costi relativi ai lavori e alle forniture, ammonta a 234.600,00 euro. I lavori affidati a ERSAF, con cui vige un Accordo Operativo per servizi attinenti all’agricoltura e alle foreste, sono in corso in questi giorni. Prevedono di mettere a dimora sui ciglioni digradanti dalla cima alcune barbatelle di vite resistenti alla filossera (uva fragola nera, Vitis labrusca), maritate con gelsi. Le viti saranno allevate a spalliera, di conseguenza si sta disponendo anche il filare di supporto realizzato con pali di castagno scortecciato e cavi in acciaio inox.
L’importo indicato iguarda un programma esecutivo più generale di “Messa in sicurezza del patrimonio arboreo”, di cui è parte il progetto del vigneto sulla Collinetta di Vedano; quest’ultimo incide per un importo specifico di circa 32.000,00 euro.
Il vigneto non avrà scopi produttivi. Il progetto prevede infine la sagomatura “a tempietto” dei quattro Morus presenti sulla sommità della collina.
Redazione