Milano, 11 ottobre 2021 – Molti siti che parlano di odontoiatria, come Dentalpharma, partono da quanti denti abbiamo. In effetti non sempre siamo a conoscenza del loro numero esatto, molti si chiedono se siano 32 oppure 36. La risposta è che il numero di denti fissi in fase adulta è 32, ma averne 36 spesso e volentieri non rappresenta un problema per il benessere della nostra bocca. In altri casi invece può compromettere un sano equilibrio, ma questo è individuabile a partire da semplici avvisaglie. Come ad esempio un dolore ricorrente di qualcosa che spinge dall’interno verso l’esterno, un dolore che parte dalla bocca e raggiunge l’orecchio. Molto frequente infatti è la sensazione di dolore intenso all’interno dell’orecchio, anche quando si tratta di una carie molto profonda che è arrivata alla polpa. In realtà il nostro orecchio potrebbe funzionare alla perfezione, quindi di cosa stiamo parlando? Si tratta del trigemino, uno dei nervi più importanti di tutto il sistema nervoso. Inoltre si contraddistingue per la sua sensibilità. Per cui quando dei denti in più stanno uscendo o presentiamo una carie molto profonda, il nervo può infiammarsi facendo percepire un dolore decisamente acuto all’interno dell’orecchio. Si tratta di una sensazione che può confonderci molto, ma se l’orecchio non presenta problemi, sappiamo che l’origine sono i denti.
Storia dell’evoluzione dei denti
L’evoluzione delle dimensioni dei denti negli ominidi nel corso della storia, è stato qualcosa di molto graduale. Un gruppo di paleoantropologi e biologi della Monash University in Australia, ha condotto degli studi molto accurati per arrivare ad una regola da tenere sempre a mente. Questa però vale solo per i premolari decidui (“da latte”) e i molari permanenti, e svolge un ruolo fondamentale negli studi di paleoantropologia. In sostanza basta essere a conoscenza delle dimensione di un singolo dente e sapere se si tratta un australopiteco o Homo, per dedurre le dimensioni dei denti del reperto. I denti un tempo erano molto più sviluppati di oggi, e si sono modificati con il variare delle abitudini alimentari. In particolare possiamo dire che i terzi molari ovvero i denti del giudizio, solitamente sono denti piccoli che alle volte non si sviluppano proprio. Mentre in passato erano parte integrante della dentatura, che doveva servire a masticare con molta forza il cibo. Nel dettaglio parliamo di una forza necessaria di quattro cinque volte maggiore, a quella di un uomo moderno. Questo cambiamento trova la sua spiegazione, come accennato, nel variare delle abitudini alimentari e culturali. Anche i canini negli ominidi, erano di dimensioni molto più grandi rispetto ad ora e erano denti decisamente più affilati. Inoltre questo attributo veniva utilizzato per riferirsi alla completa dentatura umana, che aveva una netta somiglianza con quella dei cani.
Conclusioni
I denti nell’evoluzione lunga e graduale, hanno avuto modo di cambiare notevolmente. Soprattutto per dimensioni e lati affilati. Le abitudini alimentari sempre più “comode”, portavano a far nascere una specie che si distinguesse ancor di più dal regno degli animali. Motivo per cui i denti canini, ad esempio, hanno iniziato a diventare sempre meno affilati. Anche le dimensioni si sono ridotte gradualmente, adeguandosi a stili alimentari che necessitavano sempre meno di forza masticatoria. Infatti i primi ominidi dovevano strappare la carne molto dura con i denti, per questo gli incisivi erano affilati e i canini molto stabili. Inoltre i molari e i denti del giudizio svolgevano un importante ruolo per la masticazione. Ci voleva una forza di molto maggiore rispetto a quella dell’uomo moderno, per masticare un boccone del proprio pasto. Il loro numero quindi si è ridotto nel corso dell’evoluzione, e spesso e volentieri i denti del giudizio rimangono in latenza. Altre volte invece escono, ma storti, andando a compromettere l’equilibrio della nostra bocca.