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Cesano. Il Comune fuori dal Patto di Stabilità

(mi-lorenteggio.com) Cesano Boscone, 16 gennaio 2012  – Le proteste dei sindaci e dell’associazione che li rappresenta, l’Anci, così come gli avvertimenti dell’organismo super partes Istat all’indomani di ognuna delle cinque manovre finanziarie approvate dal Parlamento in poco più di un anno e mezzo non erano campate in aria.
Tagli lineari, vincoli sempre più stringenti al patto di stabilità (perchè anche gli enti locali virtuosi devono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale) e meno trasferimenti per 6 miliardi di euro in tre anni hanno messo in ginocchio i Comuni. Soprattutto quelli che non hanno rinunciato a garantire servizi, a investire sulle manutenzioni, a ridurre il più possibile l’impatto della crisi economica sulle fasce più deboli della popolazione.
Così il 2011 si chiude con almeno 3.000 Comuni, ciò circa il 38% del totale, fuori dal Patto e Cesano Boscone è fra questi. Però ha rispetto gli equilibri, a differenza di altri tremila che non ci sono riusciti. I vincoli hanno “strangolato” indistintamente Amministrazioni di centrodestra come di centrosinistra. Soprattutto quelle che hanno scelto di assicurare un elevato standard di qualità di vita ai propri cittadini. Nel caso di Cesano si tratta di un problema esclusivamente finanziario-contabile, non economico.
“Dal 2008 fino alla nomina di Mario Monti – spiega il sindaco Vincenzo D’Avanzo – il governo di centrodestra ha agito in modo significativo su un’unica area del welfare, le politiche sociali dei Comuni. E sono i numeri ad evidenziarlo: si è passati da 2.228 milioni di euro a solo 158. Impoverendo di fatto l’intera popolazione e innescando quel meccanismo che ha portato in modo vorticoso alla recessione. Realtà come la nostra che hanno deciso di garantire tutti i servizi – prosegue il sindaco – avevano messo in conto il possibile sforamento del patto di stabilità Però il nostro bilancio è sano, abbiamo rispettato gli equilibri e, con sacrifici inevitabili, nel 2012 dovremmo riuscire già a rientrare nei rigidi parametri che ci obbligano a non spendere risorse dei nostri cittadini”. Come? “Abbiamo accentuato la politica di rigore sulle spese – spiega D’Avanzo – e, inevitabilmente, sulle entrate”.
D’altra parte nessun Governo, negli ultimi vent’anni, si è impegnato concretamente nel far uscire le politiche sociali dalla marginalit. Una maggiore attenzione e più risorse erano state date da quelli di centrosinistra, ma erano anche altri tempi. Oggi, in regioni come la Lombardia il rispetto del patto è stato possibile anche per la scelta di incidere sul maggior recupero delle spese sanitarie. Perchèin ambito sociale (disabilità e non autosufficienza, inclusione, ecc.), solo per i sei Comuni del distretto di Corsico è previsto nel 2012 un taglio del 75%, passando dai 2 milioni di qualche anno fa a importi che dovrebbero assestarsi tra i 400 e i 500 mila euro.
Il mancato rispetto del Patto porterà a una riduzione di poco più di 490mila euro nei trasferimenti e una capacità di spesa corrente di circa 16 milioni e 300mila euro, comunque superiore a quella del 2009 e del 2010, ma inferiore di circa due milioni rispetto al 2011. Inoltre, l’indennità degli amministratori e il gettone di presenza sarà decurtato del 30%.

Redazione

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