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LA SCOMPARSA DI GIUSEPPE BARBIANO DI BELGIOJOSO

Il cordoglio di Assoedilizia, di Amici di Milano e del loro presidente Achille Colombo Clerici

Il presidente Achille Colombo Clerici, i vice presidenti, Luigi Arborio Mella, Alfredo Campanini Bonomi, Carlangelo Menni di Vignale, il Consigliere Amministratore Paolo Jacini, i componenti la Giunta e il Consiglio Direttivo, il segretario generale Cesare Rosselli di Assoedilizia – Associazione della Proprieta’ Edilizia – il direttivo dell’associazione culturale Amici di Milano partecipano con profondo cordoglio al lutto della famiglia per la scomparsa di Giuseppe Barbiano di Belgiojoso, componente di una delle più antiche e illustri famiglie patrizie italiane. Colombo Clerici ne ricorda le preclari doti culturali, di umanità, di impegno politico e sociale, di probità, di alto senso civico, e la pluridecennale amicizia personale, definendolo maestro di vita.

“Lo ricordo in particolare – dice Colombo Clerici – quale organizzatore con il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano, Adolfo Beria di Argentine, cui è succeduto l’ambasciatore e editorialista Sergio Romano – degli Incontri di Caidate, dove nel castello Confalonieri di famiglia, dal 1990 si riuniscono ogni anno oltre 500 esponenti della cultura, della scienza, dell’imprenditoria, della politica, delle famiglie lombarde, per ascoltare autorevoli interventi su temi di attualità.”
Nel 2010, il Comune di Milano ha riconosciuto a Giuseppe Belgiojoso il titolo di Cittadino Benemerito della città di Milano.

E’ stato autore, tra l’altro, del volume “Storie di un vecchio signore milanese” edito da Mondadori con prefazione di Sergio Romano.

La sua testimonianza attraversa quasi un secolo e tocca pagine fondamentali per la storia di Milano e d’Italia. L’autore rievoca un’infanzia vissuta negli anni Venti del secolo scorso e un’educazione improntata sui valori della modestia, della sobrietà, della frugalità e dell’understatement. Nel libro scorrono le vicende personali dell’autore, dei suoi familiari e dei tempi in cui ha vissuto: gli studi, il regime fascista e la guerra, la monarchia e la repubblica, l’arresto per antifascismo del fratello Lodovico – uno dei maggiori architetti milanesi del Novecento – e il suo ritorno dal campo di concentramento di Mauthausen, l’esperienza di Giuseppe da consigliere comunale nelle giunte Aniasi e Tognoli, gli anni da vicepresidente del Teatro alla Scala e le tournées nelle più importanti capitali del mondo, il sodalizio con Paolo Grassi, l’attività di uno studio professionale per clienti di una regione che vive di industria, ma non intende voltare le spalle al mondo rurale. La passione per la natura e l’agricoltura e le accurate descrizioni dei ritmi della campagna e della vita dei coloni, dell’allevamento dei bachi da seta nella provincia di Varese e dei paesaggi della pianura padana punteggiati di “alberate” conducono il lettore in un mondo del tutto scomparso nel giro di soli cinquant’anni.

La famiglia Belgiojoso ha origini antichissime.
Alcuni storiografi e genealogisti, nel sec. XVIII, la fanno risalire addirittura ad un Vestro, nobile cavaliere romano vissuto all’epoca di Giulio Cesare; altri ne pongono le radici in epoca longobarda, con un Eberardo, figlio del re Desiderio e conte di Cunio, Barbiano e Lugo (prima metà del sec. IX). Ad Eberardo sarebbero succeduti poi una serie di personaggi leggendari. La famiglia è ricordata da Dante nel Purgatorio con l’antico predicato feudale Cunio.

Si hanno notizie più certe di altri membri vissuti nel XII secolo, che si distinsero sempre come uomini d’arme.
Fu con Alberico e il figlio Alidosio che la famiglia cominciò ad occuparsi delle vicende della Lombardia. I Barbiano, infatti, furono al servizio di Bernabò Visconti. Fra di essi il figlio di Alidosio, Alberico, detto Magno o il Grande, nato tra il 1334 e il 1344, fu al servizio del Visconti nel 1372.
Fu valorosissimo condottiero, noto oltre che per le sue imprese, per aver dato un assetto più organico alle norme che regolavano l’arte della guerra, e per aver personalmente addestrato all’arte militare altri famosi condottieri, da Braccio da Montone a Muzio Attendolo, cui egli stesso diede il soprannome di Sforza. Un altro Alberico ottenne da Filippo Maria Visconti il feudo di Belgioioso. I successori, tutti anch’essi uomini d’arme, ottenendo onori, titoli e ricchezze. Tale potere politico però fu perseguito anche attraverso i matrimoni, come quello di Ludovico, il quale sposò Barbara Trivulzio, discendente del maresciallo Gian Giacomo.
Barbara, ultima del suo ramo, portò in dote l’ingentissima fortuna e il cognome illustre aggiunto per lunghissimo tempo a quello dei Belgioioso. Un discendente della famiglia, Carlo, venne creato dall’imperatore Giuseppe II (1769) principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso. Egli ampliò e abbellì il suo palazzo di Milano, facendo costruire, nel 1777, la facciata su disegno del Piermarini. E proprio davanti al palazzo, in piazza Belgiojoso, lo scorso anno, in occasione del 150 anniversario della morte, è stata posta la statua di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, intellettuale e protagonista del Risorgimento, nota in tutta Europa.

B. S.

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