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La memoria culturale del Novecento in un acronimo. APICE (2002-2022)

(mi-lorenteggio.com) Milano, 20 ottobre 2022 – In occasione del ventennale della sua fondazione, il Centro APICE – “Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale” organizza, martedì 25 ottobre alle ore 15,00, il convegno “La memoria culturale del Novecento in un acronimo. APICE (2002-2022).”

Dopo i saluti del Magnifico Rettore Elio Franzini e l’introduzione di Lodovica Braida, presidente di Apice, la parola passerà agli ospiti: Teresa Cremisi (Adelphi Edizioni), Mario Piazza (Politecnico di Milano), Tiziana Plebani (Università Cà Foscari di Venezia) e Marco Vigevani (The Italian Literary Agency), presentati da Paolo Rusconi, coordinatore scientifico del Centro.

I relatori discuteranno dell’importanza degli archivi editoriali come “luoghi” unici per documentare la straordinaria stagione dell’editoria novecentesca, i progetti che hanno coinvolto autori, editori e numerosi collaboratori e collaboratrici, spesso rimasti nell’ombra, ma il cui ruolo è stato fondamentale per la storia della cultura italiana.

Seguirà alle ore 17,30 la Lectio magistralis di Carlo Ossola (Collège de France, Paris) dal titolo “Maieutica di un testo. Vanni Scheiwiller e Gavino Ledda”.

L’evento si svolgerà in presenza presso la Sala Napoleonica di via Sant’Antonio 12, prestigiosa sede dell’Università degli Studi di Milano. Sarà possibile seguire anche la diretta on line tramite piattaforma Teams, collegandosi al link https://bit.ly/3RhCJqO.

Passato, presente e futuro del Centro APICE

Aperto nel 2002 come centro funzionale dell’Università degli Studi di Milano per intuizione e volontà dell’allora Rettore Enrico Decleva, il Centro Apice ha fin da subito ambito a rappresentare un’idea ampia di archivio culturale, che raccogliesse tutte le fonti che possono testimoniare la storia dei testi che si trasformano in libri. Si proponeva infatti di raccogliere “fondi bibliografici, iconografici, archivistici che, per rarità, importanza, ricchezza delle collezioni, siano funzionali allo svolgimento di ricerche particolarmente qualificate”.

Dal nucleo iniziale, grazie a diverse acquisizioni e donazioni, oggi il Centro conta oltre sessanta fondi bibliografici e archivistici: biblioteche private di editori, traduttori e bibliofili, archivi di scrittori, illustratori, redattori e artisti. Variegata è poi la tipologia dei documenti custoditi: autografi e manoscritti, anche inediti, materiali preparatori dei testi, taccuini di appunti, diari personali, carteggi, bozze, rassegne stampa, cartoline, fotografie e disegni. Un mosaico di testimonianze che insieme ricostruiscono la storia del Novecento e della sua cultura editoriale.

I numeri di Apice sintetizzano la crescita del Centro nei suoi primi vent’anni di vita: 130.000 volumi, 2.500 periodici, più di un milione di fotografie e negativi, oltre 4.000 metri lineari. Cifre importanti, destinate ad aumentare ancora negli anni a venire.

Ecco perché nel futuro prossimo, Apice lascerà l’originaria sede di via Noto 6 per trasferirsi nel polo museale di Unimi.

“La strada da seguire – spiega il Magnifico Rettore Elio Franzini – non solo è quella di incrementare il patrimonio, patrimonio non solo della nostra Università bensì dell’intera cultura italiana, ma rinnovare anche le proprie infrastrutture, iniziare a progettare il proprio trasferimento, che sarà in un luogo ampio, a Città Studi, nel polo museale di Unimi. Apice, nei suoi vent’anni, ricorda non solo il valore del libro, degli archivi dell’immagine, ma un compito preciso e ineludibile dell’Università: innovare, senza dubbio, ma anche non dimenticare mai che la storia è madre e maestra e che noi proveniamo da un passato di cui dobbiamo cogliere il senso e il valore, la traccia visibile di un’attività spirituale, energetica, passionale, di una temporalità che non perde il proprio senso storico e produttivo traducendosi in porzioni finite di spazio.”

In linea con in tempi e con le ormai affermate pratiche tecnologiche, il Centro Apice ha provveduto nel corso degli anni alla digitalizzazione di parte dei suoi documenti d’archivio, tanto che a oggi sono oltre 100.000 le pagine digitalizzate.

Ma la vocazione del Centro Apice è soprattutto quella di offrire una testimonianza viva del mondo del libro e della materialità dei prodotti editoriali: “I libri dell’era gutenberghiana o usciti prima della rivoluzione digitale, disponibili ora su un supporto elettronico, diventano fruibili separatamente dalle forme, manoscritte o a stampa, che hanno contribuito a costruire i loro significati storici – sottolinea Lodovica Braida, presidente di Apice -. Il ruolo dei centri in cui si conservano gli archivi di editori e autori diventa di fondamentale importanza per documentare la storicità dei testi, per preservare la memoria di come sono diventati libri. Conservare i carteggi tra autori ed editori, le prove di stampa, i progetti non realizzati, i giri di bozze con le correzioni di mano dell’autore, consente di guardare al processo editoriale con una profondità che la semplice analisi delle edizioni non permette. Il Centro Apice, sin dal suo atto di costituzione, nell’ottobre di vent’anni fa, è nato per creare una testimonianza indelebile della straordinaria stagione dell’editoria novecentesca. Un’editoria esuberante per la ricchezza e la diversificazione delle proposte, e in modo particolare a Milano, città che dall’800 in poi non ha mai smesso di essere la capitale editoriale del nostro Paese.”

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