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Direttiva europea Case Green – Convegno a Milano al Palazzo delle Stelline

NON SI VUOLE CONTESTARE L’OBBIETTIVO, MA MOLTE SONO LE PERPLESSITA’ SU COME RAGGIUNGERLO
di Benito Sicchiero

(mi-lorenteggio.com) Milano, 19 giugno 2023 – La direttiva europea sulle Case Green, in sigla EPBD, che prevede la totale eliminazione entro il 2050 delle emissioni di CO2 nella atmosfera, prodotte dalle abitazioni, potrebbe essere semmai applicata alla nuova edificazione o agli edifici oggetto di interventi edilizi equipollenti, ma non all’edificato. E’ il parere di Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia e di Confedilizia Lombardia espresso al Convegno “La Direttiva ‘case green’: analisi d’impatto sul sistema produttivo e sulle relative filiere” svoltosi a Milano.

All’evento, moderato da Alessandro Galimberti del Sole24Ore e past presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia che ha offerto molti dati e spunti di riflessione, un ruolo di primo piano è stato svolto dall’europarlamentare Oscar Lancini, Deputato al Parlamento Europeo, membro delle Commissioni Commercio Internazionale (INTA) ed Ambiente Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (ENVI). Altri relatori, oltre al citato Colombo Clerici: Massimo Angelo Deldossi, Presidente ANCE Brescia e Vicepresidente ANCE Nazionale; Gian Luca Perinotto, Presidente OAPPC – Ordine architetti Pianificatori paesaggisti e conservatori; Guido Lena, direttore delle Politiche di Sviluppo Sostenibile dell’Associazione europea delle PMI e artigianato; Angelo Peppetti, Responsabile Ufficio Credito e Sviluppo ABI –Associazione Bancaria Italiana.

In una relazione del 2020 – ha proseguito Colombo Clerici – la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo parlava di un progetto di ristrutturazione profonda del patrimonio edilizio unionale dell’ordine del 3% annuo per 10 anni. Il che significava per il nostro Paese intervenire su 100 milioni di metri quadri di edificato ogni anno. Più o meno l’equivalente di tutti gli immobili di Milano, ogni anno.

Imponendo ingenti spese per l’efficientamento energetico degli edifici energivori, si potrebbero produrre due effetti dannosi per le finanze delle famiglie risparmiatrici da un lato e per l’intero sistema economico dall’altro: l’aumento del costo di mantenimento della proprietà immobiliare e il deprezzamento degli immobili sul mercato. Fortunatamente siamo solo agli inizi del lungo iter (il trilogo: Parlamento, Commissione, Consiglio) e si potranno apportare le inevitabili modifiche.

Conclude Colombo Clerici: Non vorremmo comunque che tutto questo impegno dell’Unione risultasse alla fine come un’azione donchisciottesca dato l’elevatissimo livello dei costi individuali e lo scarso beneficio sociale conseguito: poiché l’applicazione della direttiva sul fronte Italia, nel suo esito finale più favorevole, comporterebbe comunque un risparmio energetico, secondo dati in nostro possesso, dello 0,5% per tutta l’Unione e dello 0,06% per i soli immobili italiani.

Sulla stessa linea Oscar Lancini: “La decarbonizzazione è un obiettivo sacrosanto ma va affrontata in tempi e modi idonei. Soprattutto quando riguarda la casa, tema sensibile per la cultura di gran parte degli italiani che non è la stessa degli europei dei Paesi del centro-nord; Paesi nei quali il mercato della casa è gestito dalle multinazionali in grado di sopportare le conseguenze economiche della Direttiva. Niente appiattimento quindi sul tema ambientale, ma accorta valutazione dell’impatto che essa può avere sulla società e sulle famiglie”.

Per citare: rischio di carenza di tecnici e manodopera per effettuare gli interventi; rialzo dei prezzi, come è avvenuto con il superbonus che comunque, nel complesso, si è rivelato positivo per l’economia italiana (l’inaspettata crescita del Pil è dovuta in buona parte al superbonus); insostenibili aggravi economici per molte famiglie.

La transizione deve essere ecologica non ideologica, in particolare in un Paese come l’Italia ricco non solo di edifici monumentali (giustamente esclusi dagli interventi di ristrutturazione) ma pure di edifici ottocenteschi che “fanno” i nostri centri storici.

Si è parlato anche di possibile dequalificazione strutturale/architettonica, a seguito degli interventi previsti, del patrimonio edilizio di un certo pregio architettonico, non dichiarato storico-monumentale, e di rischio di blocco del processo di rinnovamento urbano ed edilizio per tutti gli immobili destinati alla sostituzione edilizia, consolidando, con un affrettato maquillage di efficientamento energetico, la situazione di degrado esistente.

Da considerare pure la realtà geografica. Nel Centro-Nord europeo l’inquinamento residenziale dipende prevalentemente dal riscaldamento, in Italia dal raffrescamento.

E ancora: quale sarà l’entità del deprezzamento degli immobili classificati come più energivori, deprezzamento che eroderà i risparmi delle famiglie investiti nella casa? Le banche come si regoleranno quando si tratterà di concedere mutui?

E soprattutto: quale sarà l’apporto effettivo alla decarbonizzazione europea? Ricordiamo che in conseguenza del sabotaggio, lo scorso settembre, dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 che univano Russia e Germania – attribuibile secondo autorevoli fonti giornalistiche occidentali a un commando filoucraino – è stato immesso nell’atmosfera, ogni giorno, un milione di tonnellate di CO2 equivalente, pari alle emissioni giornaliere di tutta l’Italia. Ripetiamo. Non è qualificante fare la figura dei Don Chisciotte di fronte al resto del mondo.

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