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sabato, Luglio 27, 2024

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L’opinione: "Rovistando dietro e oltre il qualunquismo del Family Day" di Alfredo Simone Negri

Ho seguito gli avvenimenti del family day con assoluto distacco, senza capire cosa potesse spingere, se non una fede sorda e al contempo assordante, così tante persone a muoversi verso Roma per la manifestazione del “Giorno della Famiglia”. Non dico di essermi ricreduto, ma ammetto di scorgere qualche motivo di interesse, seppur tra le righe, di una manifestazione che reputo animata dal più comune e familiare “qualunquismo”. E’ innegabile che tale manifestazione sia stata concepita e fortemente voluta dalla Chiesa per mostrare tutta la sua forza e la sua influenza nel momento in cui il debole governo Prodi si stava arenando tra gli scogli e che il tema “famiglia” non fosse altro che una spada di fumo agitata con tanta paura più che con reale convinzione. Ci è stato raccontato da più parti che a qualcuno non piace più la famiglia tradizionale e che per colpa di qualche laicista (terribile termine di nuovo conio che dovrebbe essere il superlativo di laico) anche l’istituzione del matrimonio “eterosessuale” e quindi “naturale” e ordunque “cristiano” è sottoscacco. La società è divisa: da una parte c’è chi passa le giornate di fronte al caminetto (anche d’estate) abbracciando gatto e figli, senza ovviamente trascurare la moglie, dall’altra ci sono maniaci sodomiti seguaci di santoni chiamati Einstein, Nietzsche e Voltaire che vivono individualmente detestando qualsiasi forma di convivenza sociale, animati dall’unico obbiettivo del liberismo: i soldi. Senza contare poi la sparuta ma pericolosissima frangia dei comunisti che mirano invece proprio alla dissoluzione dell’individuo stesso. E così giorni e giorni davanti al telegiornale sentendo persone pacate e di buon senso come Bagnasco che ricordava che la legge sulle convivenze civili non è che il primo passo verso l’adozione dei bambini da parte dei gay e la “naturale” e conseguente pedofilia. Da lì è partito un carosello fatto di esternazioni, repliche e smentite che è durato quindici giorni. Ma il messaggio ben chiaro che ne è uscito è assolutamente manicheo: esistono due fazioni belligeranti, guelfi e ghibellini che si sostengono e traggono forza dal reciproco disprezzo. Tra le due non è possibile nessun contatto e nessuna convergenza. Su questo punto tornerò dopo. E’ il centro di tutto il ragionamento.
Di fronte alla portata biblica del dibattito sulla famiglia, tutti gli altri problemi sono passati in secondo piano o addirittura hanno rischiato a loro volta di essere compenetrati dall’aculeo familiare. In quei giorni, ad esempio, le notizie relative allo siccità erano allarmanti. Non c’è stato dibattito e quando qualcuno ne ha parlato l’argomento è stato assolutamente svilito. Nessuno ha raccontato che l’utilizzo dell’acqua del Po, il maggiore fiume italiano, è regolato da concessioni che sono superiori alla portata massima del fiume o che è assolutamente indispensabile costruire nuove dighe e canali. Però il Corriere ha dato spazio al Presidente del WWF, il quale, facendoci sentire un po’ in colpa, ci ammoniva di chiudere il rubinetto ogni qualvolta ci laviamo i denti e di non lavarci per più di una volta alla settimana. O si pensi al caso del tesoretto: il ministro dell’economia, Tommaso Padoa Schioppa è considerato un terrorista perchè vuole destinare queste risorse al consolidamento dei conti dello Stato, con particolare attenzione rivolta al debito pubblico. Costui non ha capito, come gli ha suggerito una pletora di family-com che lo sfocio (o Delta, dato che si parlava di Po) naturale per quei soldi sono le famiglie.
Ma, e qui incomincio a far roteare il coltello nella piaga, ognuno ha partecipato al family day con proposte, accenti e sottolineature diversi. Se da un lato c’è chi, come i ciellini Vittadini e Besana, dopo aver inveito contro le unioni non naturali ricorda la priorità dell’educazione, sottendendo come al solito la centralità del finanziamento alle scuole cattoliche; sotto l’altra navata, che comprende ad esempio le ACLI, lo spirito è diverso. Innanzitutto non si avverte il clima di anatema e di caccia alle streghe che, almeno per chi non vi ha partecipato, sembra aver caratterizzato l’iniziativa. In più sul sito www.acli.it si enunciano una serie di punti programmatici che, almeno dal mio punto di vista, sono assolutamente condivisibili. Si va dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa all’attenzione per il lavoro, in particolare femminile, all’assistenza agli anziani e ai ricongiungimenti familiari degli stranieri, visti come “esempi di integrazione in corso d’opera”. E’ giusto parlare di accenti o è più consono parlare di fratture in seno al mondo cattolico? Ciò che ancora mi chiedo: perchè erano in piazza insieme?
Semplice: perchè sono stati chiamati a raccolta. E’ partito un ordine di convocazione. O meglio: forse sono stati richiamati all’ordine. Così come sono stati richiamati all’ordine da Ratzinger (si parlò di scomunica addirittura) i sessanta parlamentari della Margherita, capeggiati da Franceschini, i quali, in occasione della legge sulle convivenze civili hanno preso le distanze dai dettami pontifici ricordando che “la laicità è un metodo che vale anche per i cattolici”. Quindi l’abile mossa politica del Family Day (cui peraltro lo stesso Franceschini non ha partecipato) è stata pensata anche per mascherare evidenti, ma non segnalate, falle interne.
Non credo che per la Chiesa (o meglio, per le gerarchie oggi al potere) il problema siano il debole governo Prodi e la questione omosessuale. All’orizzonte il grosso problema è il Partito Democratico verso cui potrebbero confluire molti politici cattolici “adulti” per dirla alla Prodi, o affrancati per essere un po’ più duri. Il che significa, forse, perdere da parte della Chiesa un riferimento stabile in parlamento, per trovarsi, magari, in una posizione di limitata influenza. Infatti, sebbene leader come Fassino abbiano precisato l’importanza dei valori cattolici (si studierà in seguito come farli collimare con quelli craxiani) nel pensiero del nascente partito, le gerarchie ecclesiastiche sembrano riporre ben poca fiducia sull’affidabilità del nuovo soggetto politico.
Non è quindi cosa buona e giusta che i cattolici dialoghino con i laici. Devono prevalere elementi di rottura, anche se marginali. Si potrebbe riassumere dicendo che è meglio avere dei guelfi e dei ghibellini piuttosto che tanti guelfi grigi e poco affidabili. In quest’ottica per assurdo a dare manforte alla vincente strategia (a breve termine) della Chiesa è stato chi ha organizzato la contromanifestazione a favore della laicità che si è tenuta a Roma nello stesso giorno (radicali, socialisti e sinistra alternativa). Ne è uscito un quadro desolante di un’Italia divisa tra laicisti e papisti che ha spiazzato i vari Fassino, D’Alema, Veltroni e Franceschini. A dispetto di ciò, però, non mi sembra di essere nel bel mezzo di una guerra di religione…

Alfredo Simone Negri


 

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