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Le foto e i video della fiaccolata per chiedere la liberazione di padre Bossi

Abbiategrasso 22  giugno 2007 – Come programmato, si è svolta questa sera la fiaccolata silenziosa per le vie cittadine, che si è conclusa nel cortile dell’oratorio della parrocchia di Sant’Antonio AbatePrete,  in località Castelletto, dove risiedono i famigliari di Padre Bossi. Tanta la soliarietà degli abbiatensi e delle istituzioni non solo cittadine: oltre ai rappresentanti di tante associazioni locali, molti i sindaci dei comuni limitrofi, la rappresentanza della Provincia, del Pime e del Console delle Filippine, Nel cortile dell’oratorio sono stati pronunciati messaggi di invito alla liberazione sia da parte del Sindaco, che del Console delle Filippine, che ha rassicurato tutti sul massimo impegno del Governo delle Filippine per risolvere al meglio la vicenda. Dopodichè è stato letto il messaggio dell’Arcivescovo della Diocesi di Milano, Dionigi Tettamanzi. ”E’ significativo e confortante sapere che, sia ad Abbiategrasso che nelle stesse Filippine, la comunità  cristiana e quella musulmana pregano entrambe per il pronto ritorno di padre Giancarlo”. La fiaccolata, si è conclusa, dopo la benedizione,con un forte coro da parte di tutto i presenti  "Liberatelo!"

Redazione


 

Abbiategrasso 20 giugno 2007  – Venerdì sera una fiaccolata silenziosa percorrerà le vie del centro storico di Abbiategrasso per poi raggiungere la località di Castelletto. Con questa iniziativa l’Amministrazione Comunale di Abbiategrasso, in collaborazione con tutte le parrocchie della città, il PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e le associazioni locali, intende lanciare un appello forte e accorato per la liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario abbiatense rapito il 10 giugno scorso nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, dove opera dal 1980.
In questi giorni di apprensione per le sorti di padre Bossi, la fiaccolata vuole essere un momento in cui tutta la comunità abbiatense e l’intero territorio esprimono il proprio affetto e la propria vicinanza alla famiglia del sacerdote e, nel contempo, è un’occasione per chiedere tutti insieme con forza la sua immediata liberazione. Un’iniziativa che si aggiunge ai tanti momenti di solidarietà che i concittadini di padre Giancarlo hanno messo in atto in questi giorni: le veglie di preghiera quotidiane, le locandine affisse alle vetrine dei negozi, i lumini accesi esposti alle finestre.
“Crediamo che attraverso la presenza silenziosa dei tanti che vorranno aderire alla fiaccolata si possa lanciare un messaggio forte per chiedere il rilascio del nostro concittadino, un missionario da sempre protagonista di opere di educazione al dialogo e alla convivenza tra le diverse confessioni”, evidenzia il primo cittadino di Abbiategrasso Roberto Albetti che ha esteso l’invito a partecipare all’iniziativa a tutti i sindaci dei comuni del circondario, alle associazioni del territorio, alle istituzioni superiori e, naturalmente, a tutti i cittadini.
L’appuntamento è, quindi, per venerdì 22 giugno: il ritrovo è fissato per le 20.45 in piazza Marconi davanti al municipio, dove alle 21 partirà il corteo, che percorrerà via Cantù, piazza Castello, corso Matteotti e viale Mazzini per poi attraversare la ex statale Vigevanese e giungere fino a Castelletto, località in cui ancora risiede la famiglia del sacerdote sequestrato. L’iniziativa, che sarà scandita da letture e momenti di riflessione, si concluderà nel cortile dell’oratorio della parrocchia di Sant’Antonio Abate.

Padre Bossi è il secondo prete italiano ad essere rapito nella zona. Nel 2001 venne rapito p. Giuseppe Pierantoni, liberato poi dopo alcuni mesi.
I sequestratori di padre Giancarlo Bossi, 57 anni, rapito il 10 giugno scorso nel sud del Filippine nella parrocchia di Payao, Prelatura di Ipil, provincia di Zamboanga Sibugay, hanno finalmente aperto un contatto in questi ultimi giorni per trattare il suo rilascio. Lo ha confermato il 17 giugno, padre Giovanni Sandalo, superiore provinciale nelle Filippine del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), dicendo che «Vi sono stati contatti con i rapitori. Abbiamo avuto la conferma che padre Giancarlo Bossi, è in buone condizioni di salute, anche se molto stanco». I contatti sarebbero avvenuti via telefono o radio con il portavoce dei ribelli del Fronte Moro islamico di liberazione (Milf) che media con i sequestratori. Avrebbe parlato di un riscatto di alcune decine  di migliaia di dollari: «di alcuni milioni di pesos». Alla “caccia” ai rapitori partecipa un battaglione dell’esercito delle Filippine e due brigate del Fronte Moro, che aveva subito condannato il sequestro. 
Padre Giancarlo Bossi, sarebbe nelle mani di "15 uomini" e alcuni dei suoi sequestratori "hanno parenti che combattono nel Milf", il gruppo di guerriglieri separatisti musulmani del Moro Islamic Liberation front. Lo ha detto in conferenza stampa il generale della Marina filippina Ben Mohammad Dolorfino, responsabile governativo dei colloqui di pace con il Milf che sono stati interrotti un anno e mezzo fa. 
Il missionario è stato rapito a  Zamboanga, nella zona di Mindanao, qui  è arrivato anche  l’ambasciatore italiano a Manila, Rubens Anna Fedele, per seguire da vicino la situazione. Ma, nella giornata odierna è stata diffusa una dichiarazione del PIME sul rapimento di P.Giancarlo Bossi.  «Noi speriamo ancora “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15:34) »
"Fino non vi sono stati contatti con i rapitori o con qualcuno che abbia potuto verificare la sua condizione. Da quello che abbiamo saputo fino ad ora, i rapitori ed i mandanti non sono stati identificati con chiarezza, anche se tutto fa pensare ad un gruppo ben organizzato, che ha potuto usare una barca potente ed è ben armato e ben equipaggiato. La cattura di p. Giancarlo è stata pianificata con attenzione…. Il governo dice di star utilizzando tutte le risorse a sua disposizione per cercare il rapito. Il Fronte islamico di liberazione Moro ha dichiarato a sua volta di aver accesso a diversi gruppi armati dell’area. I leader religiosi ed i fedeli di ogni credo pregano e si dichiarano solidali. Perché questa agonia dell’attesa? Quali interessi sono coinvolti in questa storia? Noi possiamo solo chiedere compassione…. Come i bombardamenti avvenuti a Bansalan la scorsa settimana, che hanno distrutto delle vite e provocato tanti feriti e sofferenti. Come gli omicidi di tante persone impegnate per il bene, o i loro rapimenti e le minacce che ricevono. Chi può denunciare gli autori di queste atrocità? Vi sono dei collegamenti fra questi fatti?
Certamente il Dio dei cristiani, Allah il misericordioso ed il dio dei tribali vorrebbero liberare tutte le vittime, e tutti noi, dalla paura causata da questi avvenimenti. Preghiamo affinché delle persone di buona volontà si impegnino per far uscire la verità, e liberino la nazione da questi tremendi atti di tensione. Forse p. Giancarlo si sente abbandonato come Gesù sulla croce: possa invece condividere con noi e con la nostra popolazione la gioia della resurrezione."

Redazione

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