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Proverbio: Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello

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"Street Heart", mostra dell’artista Ivan Bono

(mi-lorenteggio.com) Milano, 21 marzo 2008 –  C’è un giovane artista vercellese tra i protagonisti di ‘Wild’, mostra collettiva di arte contemporanea inaugurata il 30/10 a New York presso la Carrozzini Von Buhler Gallery. Le opere di Ivan Bono, cittadino del mondo ma con studio a Rovasenda, sono in mostra fino al 13 novembre e raccontano dal ‘profondo’ quell’energia selvaggia e primordiale nella quale bene si riconosce:“Creare è per me un bisogno istintivo, quasi primitivo. Devo seguire e concretizzare subito l’emozione del momento, senza poter aspettare. Poi, a lavoro ultimato, lascio tutto così com’è. Non ho ripensamenti. Se la mattina dopo non mi piace più, la distruggo ma non la modifico mai”. Ed ecco i rossi accesi di quasi sangue che cola, i laceranti neri pungenti rischiarati, abbagliati, dalle algide lame di un bianco tagliente. Segni esoterici ed antiche scritture a connotare universalmente il proprio messaggio. Ecco le tele di Wild, ‘selvagge’ quanto basta. Usa, per creare, tutto ciò che il mondo ‘scarta’: legno, ferro, stoffe e lane, colle, siliconi, vetri, catrami, smalti. Ne annusa gli odori, ne accarezza le pelli e poi riassembla, ricuce, stratifica o riduce a brandelli. Straccia e costruisce in un perenne divenire quasi danzante. Mai cheto, mai appagato, lascia che sia la musica, classica o rock, a sostenere il suo gesto creativo. Per nulla calato nel ruolo dell’‘artista affermato’, anche se l’interesse della critica internazionale prima e di quella italiana, sempre in ritardo, poi, gli sta creando una rete di contatti prestigiosi, Ivan Bono è persona con la quale chiacchierare è un vero piacere :” E’ stato un viaggio a cucirmi per sempre col mondo dell’arte. Nel 2003, con il solo scopo di imparare, ho vissuto ad Amsterdam, Amburgo, Kopenagen, Oslo, Stoccolma. Ospite di artisti di strada, di centri sociali e della gente comune, gli abitanti delle isole Lofoten o i pescatori di Andenes, ho lasciato un po’ ovunque una parte di me: le prime sculture in ferro, gli enormi graffiti alle pareti del circolo culturale Kaart di Amburgo, e disegni piccoli e grandi venduti per strada, ai passanti”. Nel 2005 Parigi lo invita per la candidatura alle Olimpiadi 2012, a Barcellona nascono una lampada ‘palpebra’ in legno e la poltrona “Wacca”. L’anno scorso è a Londra, come ‘Leevan’, miete successi nelle gallerie del West Ham. Anno d’oro il 2007: espone alle fiere di arte moderna e contemporanea di Parma, Ferrara, Riccone, Forlì e Padova, riceve richieste di collaborazione con varie gallerie italiane e straniere tra cui la CVB Gallery di New York e la Saatchi Gallery di Londra, oltre alle fondazioni e ai musei di Seattle, Lussemburgo e Reggio Emilia. Ed ora N.Y. Mentre, ignari, i passanti di Amburgo si ritrovano in casa un ‘piccol tesoro’.

Redazione

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