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EDITORIALE – Da quando Vasco cantò in chiesa a Spinoza allo stadio

(mi-lorenteggio.com) Milano, 12 giugno 2008 – Settimana scorsa mentre assistevo, come reporter, ad una messa in luogo di malati anche gravissimi, mi chiedevo come mai, in tanta sofferenza, il senso di gioia, di felicità e di amore per la vita fosse più sentito e osannato, che altrove. Ma, una volta uscito non ho dato peso a questa diversità, ma, me la sono ricordata solo dopo quanto ho letto in questi giorni: lo scambio di quei pesanti sermoni tra Vasco e Socci su Potere, gioia e tristezza.

Infatti, contemporaneamente a quel fatto di cronaca locale, partiva la tournee di Vasco e da fan di Vasco, tanti i sogni, tante le speranze, tante le delusioni vissute con la melodia delle sue canzoni, dei suoi testi, anche con la radio ad alto volume. Così come continua il mio sogno di poter forse un giorno sorseggiare una birra con Lui al termine di una sua serata.
Pertanto, oltre al concerto, la recensione rimane l’unico contatto tra il cantante e il suo pubblico più affezionato, prima del calare nel silenzio fino al prossimo album.
Così cercando le recensioni, ecco che mi capita sul web la lettera di Vasco scritta in "stile Grillo" e pubblicata su “La Stampa”, lettera in cui ne "canta" quattro ad Antonio Socci, in replica ad un articolo su di lui scritto da quest’ultimo, che aveva a sua volta sarcasticamente criticato Vasco per aver citato Spinoza:
"Spinoza dice che chi detiene il Potere ha sempre bisogno che le persone siano avvolte da tristezza. Noi in realtà portiamo in giro un po’ di gioia: non siamo profeti, idiot savants, maître à penser; facciamo musica, trasmettiamo gioia, unico antidoto alla tristezza. la disperazione scaricata dentro la musica si tramuta in gioia".

Anche l’articolo di Socci mi era stato segnalato, appena uscito, ma, il contenuto non è stato recepito e afferrato da me perchè trattasi di filosofia, di Spinoza e anche perchè, nella fretta della quotidianità, non ho badato anche per mia superficialità…anche perché soprattutto “Vasco non si tocca, perché Vasco è Vasco, Vasco è unico, il più coerente”.
Ma, meno male che c’è internet e in breve tempo, con calma, ho potuto riprendere e comprendere, non ancora i concetti aulici, motivo della loro discussione, ma, il contesto generale in cui hanno, con  animata e accesa passione, discusso. In un attimo, con la rete,sai chi è Antonio Socci, chi è Vasco, gli articoli, il presente e il passato, la “gioia” e la "tristezza" di episodi che hanno profondamente segnato le loro vite e il loro lavoro di comunicatori, di filosofi, molto seguiti.

Ma, ecco, che ho anche trovato anche un video di un servizio esclusivo del Tg5/Verissimo in cui vi è un Vasco nel 1980, dalla faccia pulita, che canta nella chiesa di Zocca, chi si ricordava?

 

IL SERVIZIO ESCLUSIVO DEL TG5/VERISSIMO: "VASCO CANTA IN CHIESA"

Comunque, leggi di qui… clicca di qua, ma, valli a capire quei due! Vai a capire perché si sono fatti quel “viaggio”, come diremmo al bar, “mandandosi in paranoia a vicenda”, non si capisce, per noi, comuni mortali.
Vi immaginate Vasco prima di salire sul palco di San Siro,che scrive a Socci, incavolato nero e magari con il libro di Spinoza per prendere spunto?”
Ma, su cosa hanno litigato? Una cosa è certa, per quello che ho capito. Per noi senz’altro. Sulla nostra “gioia” e “ tristezza”, su come ci tratta il "Potere". Su Spinoza devo ancora capire… però, visto che i due ci danno due interpretazioni diverse. Il litigare su Spinoza certamente ci lascia tutti basiti e straniati. Che posizione prendere? Chi ha ragione?

Così, ecco il bello di Socci e Vasco, entrambi, a parte le reciproche accuse, si soffermano sul malessere dei nostri tempi, non con i soliti luoghi comuni fatti di scandali, falsi profeti, dove tutto e sporco e corrotto. Non usano quella parolaccia, che dicono tutti, “bisogna cambiare”, “io sono il cambiamento” e simili. Entrambi, con punti di vista diversi e opposti, ma, inverosimilmente vicini, con posizioni integraliste o meno, arrivano allo stesso sunto: il senso della vita, la gioia e la tristezza collettiva.

Quanto tempo è che non sentiamo più parlare pubblicamente qualcuno così di questi temi? Del sentimento, della gioia, tristezza, non individuali, ma, collettivi?

Caro Vasco e caro Socci, la vostra diatriba, nascosta dai toni più o meno rissosi, è certamente di alto spessore filosofico e culturale; essa aprirebbe ad un dibattito il cui moderatore sarebbe, ahimè, difficile trovare. Sarebbe interessante pertanto un faccia a faccia, tra di voi, in prima serata su questi temi. Visto che vi siete “colpiti” a vicenda. Ora trovatevi e approfondite insieme a noi quanto avete cominciato… giusto per farci capire e completare quanto vi siete detti.

Perché, per noi tutti, siete stati troppo complicati! Nell’era della comunicazione, ai più  è rimasta impressa solo la lite, perchè noi non siamo più abituati a ragionare per idee e valori, come ci avete fatto fare, a dare un senso, a riflettere sul nostro quotidiano. Dobbiamo riabituarci. Siamo fermi ormai ai soli concetti effimeri di ladro, scandalo, corrotto, falso profeta, monnezza!

Vittorio Aggio

 


 

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SOCCI CONTRO VASCO LIBERO 3 GIUGNO 2008

VASCO RISPONDE A SOCCI  SU LA STAMPA DEL 6

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=609&ID_sezione=12&sezione=  

SOCCI REPLICA A VASCO

http://www.antoniosocci.it/Socci/index.cfm?circuit=Main&name=CaricaOggetto&modalita=view&id=631

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