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Quando il cibo fa male

(mi-lorenteggio.com) Cesano Boscone, 05 novembre 2008 – Ancora una volta Salvatore Esposito, Presidente dell’Associazione Socio Culturale Cesanese, ha invitato Luca Avoledo a parlare di benessere. Infatti Avoledo è dottore in scienze naturali e naturopata – che da anni si occupa di tecniche dolci, discipline olistiche e prodotti naturali per il benessere. Quindi, in primo luogo, bisogna dire che il dott. Luca Avoledo si occupa di ecologia del corpo, alimentazione naturale, prodotti erboristici e fitonutrizionali, integratori alimentari, oligoelementi, iridologia, oli essenziali, fiori di Bach. Egli esercita brillantemente la libera professione a Milano presso il suo Studio di Naturopatia e presso SMA (Servizi Medici Associati), nonché presso la Farmacia Camera di Cesano Boscone. E’ referente per la Lombardia della Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker Professionisti (FNNHP). Inoltre, tiene periodicamente seminari e conferenze sulla naturopatia e le discipline bionaturali.
Il dott. Avoledo esordisce affermando che la naturopatia è l’utilizzo di molteplici metodi naturali volti al mantenimento e alla tutela della salute dell’essere vivente; questa disciplina ci insegna in che modo possiamo gestire il nostro benessere nella vita di tutti i giorni e come possiamo farci carico di noi stessi, come alimentarci in modo corretto ed avere uno stile di vita sano e come migliorare le potenzialità di salute già presenti naturalmente in noi.
Il dott. Avoledo, dunque, ci spiega cosa sono le intolleranze alimentari, come si scoprono e come si superano.
Come si distinguono le allergie alimentari dalle intolleranze alimentari? “Le allergie alimentari sono vere e proprie malattie (e sono quindi di competenza medica), hanno una base ereditaria, sono mediate da anticorpi particolari – le immunoglobuline E o IgE – e in genere si manifestano velocemente e spesso “impetuosamente”. Le intolleranze o ipersensibilità alimentari invece non sono malattie, non si sviluppano con l’intervento delle IgE, danno sintomi in genere meno eclatanti e che insorgono lentamente e sono dovute all’assunzione ripetuta nel tempo di particolari cibi, che a un certo punto non riusciamo più a tollerare, appunto”.
Statisticamente parlando sono più numerose le manifestazioni allergiche o le intolleranze alimentari?

 “Soffre di allergie alimentari meno dell’1% della popolazione, mentre sono molto più numerosi i casi di intolleranze: le statistiche ci indicano che è più di 1 persona su 3 a soffrirne”.

Ma a causare le intolleranze saranno dei cibi che noi ingeriamo sporadicamente?

 “Purtroppo no. Si tratta in genere di cibi “banali”, di cui ci cibiamo quotidianamente e proprio per questo si verifica il loro lento sovraccarico nell’organismo, che determina l’intolleranza. E, in genere, la persona non è consapevole di quali siano gli alimenti responsabili, per la difficoltà di identificare un rapporto di causa-effetto”.

Come possiamo riconoscere la causa dei disturbi provocati dalle intolleranze?

“Alle volte – afferma il dott. Avoledo – ci troviamo ad avere disturbi dei quali non riusciamo a riconoscere la causa o quantomeno li attribuiamo ad altri motivi. Le intolleranze possono sostenere i problemi più disparati: dalla colite ai problemi di pelle, dal mal di testa ai raffreddori frequenti, dai gonfiori alla cistite. Qualsiasi disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non si riesca a comprendere l’origine dovrebbe fare pensare anche a un’ipersensibilità alimentare nascosta”.
Qual è il meccanismo con cui si sviluppano le intolleranze e perché non le chiamiamo allergie?

 “Premesso che allergici si nasce mentre intolleranti si diventa, il meccanismo con cui l’intolleranza si sviluppa a un certo punto della vita è dovuto a una specie di fenomeno di accumulo, come se si trattasse di una sorta di graduale “avvelenamento” Gli effetti delle intolleranze sull’organismo non sono immediatamente evidenti, ma giorno dopo giorno provocano la crescita di fatti infiammatori, che possono innescare o peggiorare disturbi anche severi. L’accumulo produce disturbi quando oltrepassa un certo “livello di soglia”, un po’ come un vaso troppo pieno: ci accorgiamo che trabocca solo a causa dell’ultima goccia, ma è quello che si è accumulato prima che lo ha portato pericolosamente vicino al limite”.

Come si superano i problemi delle intolleranze?

 “La tolleranza si può riconquistare con un piano di rieducazione alimentare, una volta identificati gli alimenti verso cui siamo diventati ipersensibili. E’ possibile impostare un piano di rotazione infrasettimanale di questi alimenti, che eviti la ripetizione sistematica della loro assunzione, ma che nel contempo persegua un progressivo riavvicinamento a tali cibi, arrivando, nel giro di qualche mese, al recupero della tolleranza e alla piena libertà alimentare”.

Non le sembra strano che chi afferma di essere – a suo dire – allergico, talvolta scopre con analisi cliniche di non essere allergico ad alcun alimento?

 “Capita spesso. Molti si sottopongono ai test allergologici, che dosano le citate IgE di cui parlavamo, risultano negativi al test, si sentono dire che non hanno problemi e se ne tornano a casa, frustrati e confusi. Ebbene, spesso non hanno problemi di allergia, ma di intolleranza, che come dicevamo non comporta la partecipazione delle IgE e quindi non viene evidenziata dai test allergologici”.
Quindi, oltre a fare i test allergologici, se a seguito di esami clinici si scopre invece di non essere allergici, è bene eseguire un test delle intolleranze alimentari?

 “Può essere molto opportuno. Sono ormai numerosi i test non convenzionali con i quali si possono scoprire le intolleranze alimentari nascoste”.

Come avviene l’esecuzione del test delle intolleranze?

 “Ogni tipo di test prevede modalità specifiche. Io mi servo di un test che misura la risposta muscolare: la persona viene fatta accomodare su una sedia speciale. Un braccio viene legato a una cinghia fissata a una cella di carico collegata al computer. Al braccio legato viene richiesto uno sforzo muscolare, che il computer registra. Durante questa fase viene spruzzata una soluzione diluita di uno specifico alimento e la sua risposta muscolare viene valutata dal computer. Di norma la forza non cambia, ma se ci sono alimenti verso cui siamo ipersensibili avviene un calo di forza, che denota chiaramente che quel determinato cibo è per noi critico”.

Se ci si scopre intolleranti, come alimentarci in modo corretto?

 “Se dovesse evidenziarsi un sovraccarico alimentare, l’obiettivo è quello di favorire il recupero della tolleranza nei confronti di questi cibi e non certo eliminarli dalla propria alimentazione. Il recupero si attua impostando una rotazione alimentare, che preveda, in alcuni pasti della settimana, l’assunzione dell’alimento verso il quale si è individuata l’intolleranza, a cui fanno seguito alcuni giorni di “pulizia”. Dopo un certo periodo, in genere di 2 mesi, se il test a quel punto dà esito negativo, si reintroduce l’alimento con frequenza via via maggiore.

Si tratta di eliminare i cibi ostili?

“Niente affatto. Lo scopo di questo specifico piano alimentare personalizzato è quello di aiutare il corpo a ritrovare pian piano la sua naturale capacità di adattamento. Un approccio di questo tipo riequilibra spesso varie problematiche, correggendo gli squilibri e consentendo all’organismo a ritrovare il benessere perduto… e la capacità di mangiare di tutto senza problemi quanto prima possibile!”.

Alcuni giorni di libertà, come il famoso venerdì di magro, sono utili?

 “Certamente! Le pause di “pulizia” permettono al corpo di reagire alle successive introduzioni dei cibi critici in maniera meno intensa, consentendogli di sviluppare di nuovo la giusta risposta nei confronti dello stimolo alimentare”.
Ancora una volta le importanti informazioni che gentilmente il dott. Luca Avoledo ha elargito con competenza e semplicità, sono state estremamente utili per prendere piena coscienza dell’effettivo bisogno di contemplare anche metodi naturali per il benessere del nostro corpo; bisogna, pertanto, cercare di imparare a rispettarlo con i mezzi che la natura ci mette a disposizione, perché esso è tutto ciò che abbiamo per poter vivere il resto della nostra vita.

Principia Bruna Rosco

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