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PD, TORNANO I CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI, TRA GLI STUDENTI TRE DONNE AFGANE

(mi-lorenteggio.com) Milano, 23 novembre 2021 – Dopo lo stop causato dal Covid-19, dal 29 novembre riparte la nuova sessione del corso di lingua italiana per stranieri sostenuto dal Partito Democratico Milano Metropolitana. Le lezioni si terranno all’interno del Circolo Fiorella Ghilardotti Porta Venezia di via Pergolesi e nei prossimi mesi si allargheranno, pandemia permettendo, anche in altri circoli territoriali. Tra gli studenti, grazie alla collaborazione con Emergency e Comunità di Sant’Egidio, ci saranno tre donne afgane accolte nel nostro Paese.

“Siamo onorati di questa collaborazione con le organizzazioni no profit presenti sul territorio che ci consentiranno di perfezionare l’offerta formativa verso una maggiore integrazione – ha spiegato il progetto Vincenzo Scuotto responsabile del dipartimento Integrazione del Partito Democratico Metropolitano di Milano -. Attraverso questa nuova via all’accoglienza, intendiamo lanciare un segnale concreto che spalanca le porte del nostro partito al popolo afghano, per una Milano che rilancia la sfida della solidarietà e dell’attenzione alla dimensione del bisogno”.

Sull’iniziativa si è soffermata anche la presidente di Emergency, Rossella Miccio: “Conoscendo bene quello che si lasciano alle spalle, facciamo un enorme in bocca al lupo alle studentesse afgane che parteciperanno ai corsi di italiano, con la speranza che questo sia solo il primo passo di un percorso di accoglienza e integrazione nel nostro Paese”.

Per Marzia Pontone, coordinatrice movimento Genti di Pace della Comunità di Sant’Egidio di Milano “l’apprendimento della lingua italiana resta un fondamentale percorso di integrazione per chi arriva nel nostro Paese – ha sottolineato -. È quindi importante garantire questa opportunità anche ai profughi afgani, che spesso (come nel caso della neo studentessa del Circolo Ghilardotti arrivata in Italia grazie ai corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio), hanno alle spalle anni di attesa nel campo profughi di Lesbo, una ferita aperta alle porte dell’Europa, dove i diritti umani sembrano dimenticati”.

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