Milano, 21 gennaio 2008 – Si è svolta oggi nel Cortile d’Onore di palazzo Isimbardi l’inaugurazione della mostra documentaria “Oltre quel muro – La Resistenza nel campo di Bolzano 1943-45” realizzata da Dario Venegoni e Leonardo Visco Gilardi, per conto della Fondazione Memoria della Deportazione, sotto l’Alto Patronato del Capo dello Stato e con il patrocinio, tra gli altri, della Provincia di Milano. La mostra è esposta a palazzo Isimbardi in occasione delle celebrazioni per la giornata della Memoria del 27 gennaio.
All’inaugurazione erano presenti oltre al presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, e all’assessore alla Cultura Daniela Benelli, anche il presidente dell’ANED Gianfranco Maris e autori della mostra Dario Venegoni e Leonardo Visco Gilardi.
“Cercare di documentare un’attività clandestina all’interno di un campo gestito dalla SS sembrerebbe una contraddizione in termini” hanno detto Venegoni e Visco Gilardi, entrambi figli di ex deportati a Bolzano. “Un’attività clandestina, per definizione, cerca di non lasciare alcuna traccia; figuriamoci quella di prigionieri in un Lager nazista, dove le perquisizioni erano all’ordine del giorno, e le punizioni, per chi fosse stato trovato in possesso di documenti compromettenti, terrificanti. Eppure, a distanza di tanti anni, riusciamo a presentare oltre un centinaio di lettere e documenti clandestini, reperiti un po’ in tutta Italia: 85 di questi sono inediti e sconosciuti finora. Essi parlano dell’incessante attività svolta a Bolzano in collegamento con il CLN Alta Italia di Milano, e documentano addirittura i preparativi di alcune fughe di prigionieri dal campo”. Erano milanesi, di nascita o di adozione, diversi tra i principali protagonisti di questa straordinaria vicenda: Ferdinando Visco Gilardi, Laura Conti, Ada Buffulini, Virginia Scalarini, Armando Sacchetta, Luciano Elmo, Giuseppe Pagano e tanti altri.
Si tratta di un’opera significativa per la comprensione di quanto avvenne nel campo di Bolzano negli ultimi 9 mesi della guerra. Transitarono da quel Lager circa 9500 persone, in gran parte prelevate dal carcere di San Vittore. Di queste almeno un quarto morirono nei Lager del Terzo Reich e anche a Bolzano. Nel Lager si sviluppò un’attività organizzata di resistenza che non ha eguali in nessun altro luogo nel quale imperasse la spietata legge delle SS. Molti deportati, donne e uomini, pagarono con la vita questo impegno temerario.
“Il ricordo, la memoria – ha detto Penati – sono per noi oggi lo strumento di guida, necessario a costruire un domani libero dal pregiudizio e dalla violenza, un futuro in cui libertà, eguaglianza e democrazia siano essenza del quotidiano. L’indifferenza, male invisibile, fu invece complice del dolore. Questo non dobbiamo dimenticarlo”.
“La memoria – ha aggiunto Benelli – comporta il dovere del ricordo, ma anche un “dovere di intelligenza”: comprendere le dinamiche che hanno portato ai delitti di massa del secolo passato. Per decodificarne i meccanismi e, se possibile, riconoscerli prima che si mettano di nuovo in moto. Memoria significa infatti scegliere i valori con i quali mettersi in continuità e fondare così una identità collettiva”.
La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà esposta presso il Cortile d’onore di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia, in corso Monforte 35 a Milano, fino al 27 gennaio prossimo (orario continuato, dalle 10 alle 18), per poi iniziare un viaggio attraverso le principali città italiane.
Redazione