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MILANO. LE CELEBRAZIONI E FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SANTA RITA 2018

(mi-lorenteggio.com) Milano, 12 maggio 2018 – Nella santuario di Santa Maria da Cascia sono in corso i festeggiamenti in onore della patrona e della Santa.
Santa Rita da Cascia

Roccaporena
La prima parte della vita della Santa dei "casi impossibili" è piuttosto oscura. Per tracciare la sua biografia si deve far ricorso a fonti scritte piuttosto tarde, come la ricostruzione agiografica fatta da Agostino Cavallucci nel 1610. Secondo la tradizione, Rita (Margherita) sarebbe nata in Umbria a Roccaporena, un paesino vicino a Cascia nel 1381 (forse nel mese di ottobre) da Antonio e Amata. Cresciuta nel timore di Dio accanto agli anziani genitori, ne rispettò a tal punto l’autorità da accantonare il proposito di chiudersi in convento e accettare di unirsi in matrimonio, nel 1395, con un giovane violento e irrequieto, Paolo di Ferdinando con il quale ha due figli maschi. Le biografie della Santa ci dipingono un quadro familiare non inconsueto: una donna dolce, remissiva, attenta a non urtare la suscettibilità del marito, di cui è a conoscenza delle malefatte, e soffre e prega in silenzio.
La sua bontà riuscì alla fine a far breccia nel cuore di Paolo, il quale mutò vita e abitudini senza riuscire, tuttavia, a far dímenticare gli antichi rancori dei tanti nemici che s’era fatti.
Ma la tranquillità familiare viene spezzata da un tragico evento: l’assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso il mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze di Collegiacone. Poco dopo muoiono anche i figli per i quali Rita aveva tanto pregato affinché non si macchiassero di altro sangue per vendicare l’omicidio del padre.




L’ingresso nel monastero
Persi in breve anche i già vecchi genitori, Rita si ritrova vedova e sola, senza alcun altro legame affettivo. Chiede allora di poter entrare nel monastero agostiniano di Cascia intitolato a Santa Maria Maddalena, ma la Regola non prevede l’ingresso delle vedove e Rita è rifiutata.
La Santa riesce ad entrare in monastero (1417) soltanto grazie ad un evento miracoloso: pregò incessantemente i suoi tre santi protettori, San Giovanni Battista, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, e una notte avvenne il prodigio. I tre santi le apparvero, la invitarono a seguirla, spalancarono la porta del convento, ben munito di catenacci e la condussero nel mezzo del coro, dove le claustrali stavano recitando le preghiere del mattutino. Rita potè così indossare il saio delle agostiniane, realizzando l’antico desiderio di dedizione totale a Dio.
Sempre secondo la tradizione, Rita avrebbe vissuto alternando alla preghiera della vita monastica, l’impegno di assistenza presso gli ammalati, i lebbrosi e anche coloro che soffrono di furibondi odi personali che lei cerca di calmare, pacificando gli odi di parte, così comuni all’epoca.

La spina sulla fronte
È così che matura ancora una volta nel segno della meditazione e dell’imitazione della Passione di Cristo l’esperienza mistica di questa donna, la cui giovane vita è rimasta segnata da lutti, e dal dolore ha saputo rinascere immedesimandosi nella sofferenza di Cristo. Da lui riceverà la spina confitta sulla fronte, segno manifesto della sua santità. La piaga purulenta che ne deriva la costringe ad una vita di ulteriore solitudine.
I miracoli che si narrano della sua vita sono legati alle abitudini di questa terra di montagna, dove è la natura stessa a produrre prodigi: api bianche sulla sua culla, api nere al suo letto di morte (quest’ultime ancora vivono nel monastero), una rosa bianca fiorita in inverno in mezzo alla neve per assecondare una sua richiesta.

Santa degli impossibili
Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1457, il suo corpo viene collocato in una cassa di pioppo eseguita da Cecco Barbari; soltanto nel 1462 venne realizzata la cassa solenne, che rappresenta anche un prezioso documento sulla Santa. Rita diventa una santa assai cara al popolo e veneratissima come "Santa degli impossibili" che a lei si rivolgono per ottenere miracoli.
Il suo culto ebbe subito un grande seguito, ma dovettero trascorrere 170 anni dalla sua morte prima della proclamazione di beatificazione, avvenuta nel 1627 durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto, ed è solo con Leone XIII, nel 1900, che ne viene riconosciuta la santità.
 

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